giovedì 24 aprile 2008

NOI DOBBIAMO LAVORARE PERCHE' LA FEDE GIUDICHI IL MONDO E NON IL MONDO GIUDICHI LA FEDE

Mons. Negri, Vescovo
Dopo aver sottolineato un’affermazione del filosofo Jean Guitton Noi dobbiamo lavorare perché la fede giudichi il mondo e non il mondo giudichi la fede, ecco cosa afferma:

"Credo che ci troveremo forse di fronte ad un periodo di maggior tranquillità e di maggiore governabilità, dove le tensioni e le contrapposizioni di tipo partitico potrebbero avere meno peso che in passato.
I cattolici, che hanno votato tenendo presente le indicazioni che erano state loro fornite, devono rendersi conto che il loro lavoro non è finito, anzi, comincia adesso.
Il mondo cattolico e non solo cattolico, ma anche molto mondo sanamente laico deve disporsi ad incalzare Governo e Parlamento su alcune questioni fondamentali: non potrà non essere portata all’attenzione del nuovo Parlamento e quindi del nuovo Governo il valore della vita e quindi la necessità di sottrarre anche legislativamente la vita e la sua manipolazione quelle che ormai, è assolutamente chiaro, possono esser definite “le follie della tecnoscienza”.

Non potrà non essere messo al centro del dibattito politico il tema della famiglia come cellula fondamentale della società, con una politica che serva a tutti i livelli, compreso quello fiscale, ed affermare la centralità della famiglia fondata sul matrimonio, della famiglia cellula fondamentale della società, come ha proclamato la nostra Costituzione.
Non potrà non essere messa al centro del dibattito politico il tema della libertà di educazione che è tema fondamentale; la Conferenza Episcopale Italiana apre un decennio di riflessione profonda a cui chiama tutto il mondo cattolico su quella che ha definito l’educazione come emergenza nazionale.
Non è possibile che il tema della libertà di educazione, vuoi dal punto di vista del riconoscimento culturale, ma soprattutto dal punto di vista del riconoscimento politico e giuridico, non costituisca un valore fondamentale della società.
Il mio maestro Mons. Giussani diceva a noi giovani liceali, quasi cinquant’anni fa: piuttosto mandateci in giro nudi ma non toglieteci la libertà di educazione.
Il futuro del nostro paese, e soprattutto quello delle classi più giovani, è legato al fatto che si abbia il coraggio di affrontare l’emergenza educativa secondo tutta la profondità e l’estensione che connota questo problema.

E da ultimo, molto più che un auspicio: il mondo cattolico e quello laico nella loro capacità di dialogo reciproco, di sinergia, devono lavorare perché il più presto possibile venga formulata una nuova legge elettorale; a nessuno deve essere consentito, sia che abbia vinto sia che abbia perso, di affermare che la legge elettorale, fondamentalmente, ha funzionato. Avrà funzionato un marchingegno elettorale su cui non ho nessuna competenza per intervenire, ma che comunque ha tolto e toglie, al popolo italiano, quella elementare, fondamentale libertà di scelta che si chiama la “preferenza”.
Credo che restituire nel più breve tempo possibile al nostro popolo questa possibilità di scelta, contribuirà a togliere l’ombra lunga di una antidemocraticità che, oggi come oggi, rischia di viziare anche il nuovo Parlamento".

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