Con questo blog desidero dare la possibilita' a tutti di leggere articoli ,commenti ,interventi che mi aiutano a guardare la realta', a saperla leggere ed essere aiutati a vivere ogni circostanza positivamente. Mounier diceva "la vita e' arcigna con chi le mette il muso" (lettere sul dolore). E' importante saper abbracciare la realta' tutta per poter vivere la giornata con letizia.
giovedì 1 febbraio 2007
L'ABBAZIA DI HAUTRIVE (SVIZZERA)
UN'Oasi di PACE
"Come ha detto il nostro Abate, padre Mauro Lepori, possiamo paragonare il chiostro restaurato di Hauterive a una « cornice che ha ritrovato il suo quadro », per la più grande gioia dei suoi monaci e dei numerosi visitatori!"
Il chiostro restaurato di Hauterive
[...]Altri echi
Abitano il giardino. Li seguiremo?
Presto, disse l’uccello, trovali, trovali,
Dietro l'angolo. Attraverso il primo cancello,
Dentro al nostro primo mondo [...]
E l’uccello lanciò il suo richiamo, in risposta
Alla musica inudita dissimulata fra i cespugli,
E lo sguardo inosservato affrontò lo spazio, perché le rose
Si comportavano come fiori che si sentivano osservati.
[...]
Così procedemmo [...]
Lungo il vuoto viale, nell’aiuola circolare di bosso,
Per affondare i nostri sguardi nella vasca prosciugata.
Secca la vasca, del secco cemento, orlato di bruno,
E la vasca fu riempita d’acqua dal sole,
[...]
La superficie scintillò dal cuore della luce,
[...]
Poi passò una nube, e la vasca fu vuota.
Va, disse l’uccello poiché le foglie erano riempite
Dal febrile nascondimento di fanciulli, che le risa reprimevano.
Va, va, va, disse l’uccello:[...]
Il tempo passato e il tempo futuro
Ciò che avrebbe potuto essere e ciò che è stato
Tendono verso un solo fine, che è sempre presente.
T. S. Eliot
Oseremmo quasi dire che il poeta anglo-americano Thomas Stearns Eliot abbia già descritto più o meno profeticamente negli anni '30 il nuovo giardino del chiostro dell'abbazia di Hauterive, inaugurato e benedetto domenica 20 agosto 2006 alla presenza di numerosi amici del monastero.
Disegnato dall'architetto-paesaggista di fama internazionale Jacques Wirtz (Belgio), il progetto è stato realizzato da imprenditori della regione e integralmente finanziato dall'Associazione degli amici dell'Abbazia di Hauterive. Quest'ultima tappa del restauro del chiostro di Hauterive gli restituisce l'equilibrio fra i volumi che le modifiche architettoniche intervenute durante il XVIII secolo (in particolare l'aggiunta di un piano alle costruzioni conventuali) gli avevano tolto.
Gli elementi vegetali diversificati (alberi, cespugli, varie qualità di rose e di fiori di lavanda) si trovano armoniosamente affiancati a due fontane (l'acqua è un elemento importantissimo per ogni chiostro monastico!). L'aspetto severo dell'architettura gotica, con le sue decorazioni scolpite nella molassa grigia, si ritrova così temperato, ed offre uno spazio rinnovato, propizio per il raccoglimento e la preghiera dei monaci che vivono in questo luogo. La contemplazione del bello favorisce infatti l'elevazione dell'anima a Dio, che è la bellezza infinita e da cui tutto è stato creato.
Gli scrittori monastici medievali hanno spesso paragonato il chiostro a un nuovo giardino dell'Eden. In questo senso, il chiostro esprime nel contempo le primizie della prima creazione e quelle della ricreazione in Gesù Cristo Redentore. In particolare, la presenza dell'acqua ha un significato molto forte perché simboleggia il sacramento del battesimo.
Come ha detto il nostro Abate, Dom Mauro Lepori, possiamo paragonare il chiostro restaurato di Hauterive a una « cornice che ha ritrovato il suo quadro », per la più grande gioia dei suoi monaci e dei numerosi visitatori!
Il chiostro richiama l'« io » al « TU », perché ormai il giardino custodisce il « TU » che chiama l'« io »(« Maria! », dice il Risorto alla Maddalena). Allora, nello spazio perduto anche la nostalgia si converte. No, non è l'uomo che attende Dio: è Dio che attende l'uomo, è il « TU » che anela all'« io »: « Adamo, dove sei?! » (Gn 3,9). Nostalgia della Sua attesa. Non è vero che sono io che soffro per aver perso Dio, ma è Dio che soffre per aver perso me.
E pian piano tace il rumore dei nostri passi nel chiostro.
Il monaco, l'uomo, si ferma; ascolta.
I passi dell'Altro!
M. G. Lepori
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