martedì 1 aprile 2008

AFFIDO,ADOZIONE,ACCOGLIENZA:L'ABBRACCIO CHE RIGENERA

Tabiano, 29-30/3/2008. "Affido, adozione, accoglienza: l'abbraccio che rigenera"
Si è svolto a Tabiano il Seminario responsabili di Famiglie per l'Accoglienza, ad avvio del progetto "Luoghi di bene e bambini vulnerabili: l'accoglienza che educa e sostiene" (Legge n. 282/2000, art. 12/F - Anno finanziario 2006)

Il seminario, che ha contato circa ottanta presenze da tutta Italia, con rappresentanze dalla Spagna, si è articolato in momenti di assemblea plenaria e di gruppi di lavoro.


Il sabato mattina un'assemblea presieduta dal presidente Marco Mazzi, ha svolto il tema "Famiglia, accoglienza e opera".



Nel pomeriggio del sabato diversi focus hanno approfondito la tematica dell'accoglienza familiare nei diversi ambiti: affido, adozione, ospitalità.



La serata di sabato è stata dedicata all'ascolto della testimonianza di don Ubaldo Orlandelli, della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, per molti anni responsabile di un orfanotrofio non statale a Novosibirsk (Federazione Russa) La domenica mattina si è svolta l'assemblea plenaria che aveva per tema: "L'avventura educativa - esperienze e metodi". L'assemblea è stata condotta da Rosanna Serio, vicepresidente nazionale dell'associazione. Nel corso dei lavori sono state presentate diverse testimonianze di un modello educativo che fa leva sulla centralità della educazione dell'adulto, quale unica garanzia di tenuta per l'educazione dei ragazzi.


Sintesi dell'assemblea di domenica

"L'avventura educativa - esperienze e metodi"





Il presidente Marco Mazzi ha concluso poi i lavori, riaffermando la specificità di Famiglie per l'accoglienza, quale ambito di educazione dell'adulto all'accoglienza secondo la totalità dei fattori della persona: accogliere ed educare è stare presenti qui e ora davanti a un altro, accettandolo a partire da quello che è. Roberto Zucchetti sottolineava che "l'educazione è una proposta alla libertà, nel presente e nel positivo, lavorando su tutto ciò che c'è, e la nostra persona di adulti è un punto certo di ritorno sempre possibile per i nostri figli, dopo gli errori". Citando don Luigi Giussani aggiungeva: "L'autorità è quella persona nel cui sguardo un figlio capisce chi è". Il perno su cui far leva per l'educatore è dunque "custodire nel cuore la simpatia per la passione di ricerca umana dei figli", una simpatia tanto più grande, paradossalmente, quanto più sappiamo che in questa ricerca essi potrebbero essere sconfitti. Alberto Pezzi ha aggiunto che educare è come dire un doppio "sì": un'accettazione piena della paternità, unita alla disponibilità totale a lasciarsi educare noi stessi a questa paternità. Anna Campiotti, psicologa, ha ribadito che nel lavoro educativo al centro è l'adulto, e questo è proprio lo specifico e l'originalità del lavoro culturale e formativo di "Famiglie per l'Accoglienza", ma anche ha aggiunto che lo sguardo tra adulto e figlio è sempre reciproco: "i figli fanno crescere i genitori". Inoltre ha precisato che nella pratica educativa non c'è una regola valida per tutti, l'educazione è piuttosto un'avventura che chiama in causa quel padre/quella madre, davanti a quel figlio, che cerca la sua strada. Questo aspetto è stato poi testimoniato da una madre adottiva che ha evidenziato come proprio il figlio che più le ha creato problemi l'ha di più "costretta a diventare madre".


Alda Vanoni, primo presidente di "Famiglie per l'Accoglienza", ha sottolineato che la sofferenza va messa in conto nel lavoro dei genitori, perché "noi non conosciamo il destino dei nostri figli". Licia Mazzi, attraverso una commovente testimonianza, ha sottolineato che nell'esperienza dell'accoglienza, anche temporanea, i nostri figli ci chiedono ogni giorno di essere "ri-scelti" per quello che sono prima che per quello che fanno. Il tempo è il luogo dell'educazione, ma talvolta siamo distratti, e quello sguardo unico che ci è chiesto in una dato momento potrebbe venire perso, sciupato dalla nostra disattenzione. Franco Riva, degli "Amici di Giovanni", ha sottolineato che l'educazione è introduzione alla realtà totale, e che ogni aspetto particolare ha da essere vissuto con questo sguardo dell'adulto, di apertura alla totalità della persona e delle sue aspettative, contro ogni riduzionismo tenicista: "La questione dell'adulto è l'apertura alla realtà totale". Inoltre, ha aggiunto, si può chiedere qualcosa al ragazzo anche di molto impegnativo, a condizione che l'adulto arrischi di accompagnarlo dentro alla fatica richiesta, stimandolo capace di sostenerla.



A conclusione delle testimonianze, la prof.ssa Lia Sanicola ha svolto una breve relazione di approfondimento intorno alla categoria pedagogica di "condiscendenza", così come l'ha declinata don Luigi Giussani in "Il miracolo dell'ospitalità" (pagg. 14-15). "La condiscendenza - ha detto Lia Sanicola - è la libertà, l'essere se stessi, che si piega, si plasma per aderire alla presenza di chi è accolto, secondo tutti gli anfratti che questa presenza ha: è stare all'altro per quello che è". Dunque la condiscendenza è il contrario della pretesa: essa è, scrive Giussani, "il desiderio che l'altro diventi se stesso secondo l'ideale che la nostra coscienza ha del rapporto con Dio". questo presuppone la consegna di sé all'altro, nella coscienza del proprio limite e di un comune Destino.

La relatrice ha poi brevemente presentato il significato della collana, da lei curata presso le edizioni Cantagalli, di libri nati dalla riflessione sull'esperienza di Famiglie per l'Accoglienza.




Infine Marco Mazzi, nelle conclusioni, ha detto che il tempo ci è amico perché ciò che è stato testimoniato possa riaccadere, secondo una forma che corrisponda per ciascuno al suo cuore, dentro la certezza che questa corrispondenza ci rende protagonisti. L'invito è dunque che ognuno di noi segua davvero fino in fondo ciò che più gli corrisponde. Il lavoro di questi giorni costituisce dunque una rinnovata sfida, per ciascuno di noi e per l'opera che scaturisce da noi e dall'unità che ci è stata donata.


Nessun commento: