lunedì 26 settembre 2011

Benedetto XVI: «Cristo è venuto per i peccatori, non per i sani»


.....Secondo Benedetto XVI, il cristianesimo non è definito da un agenda di valori su cui si determina un certo consenso. Il cristianesimo non si fonda su certe opinioni, idee, morali, quand’anche esse siano espresse da coloro che si dicono cristiani. Cristianesimo è l’appartenenza a Cristo «in senso biologico» e storico. «Gesù non dice: “Voi siete la vite”, ma: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5)......




Il Papa ha rispedito al mittente le polemiche e le rivendicazioni antiromane che hanno occupato il dibattito mediatico alla vigilia del suo viaggio in Germania. Un discorso forte, appassionate, vibrante che mette nell’angolo chi vorrebbe ridurre la Chiesa a una sorta di Onu religioso
Di Luigi Amicone
23 Set 2011



A dispetto delle scontate corrispondenze su Chiesa e pedofilìa, la prima giornata del viaggio del Papa in Germania si è conclusa ieri sera davanti alla folla che ha partecipato alla Messa all’Olympiastadion di Berlino, con una omelìa dagli accenti forti, appassionati, vibranti. Commentando il testo evangelico in cui Gesù si paragona alla vite e i suoi amici ai tralci, il Papa ha infatti esordito rispedendo ai mittenti le polemiche e le rivendicazioni antiromane che hanno occupato il dibattito mediatico alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI in Germania.

«Alcuni guardano la Chiesa fermandosi al suo aspetto esteriore. Allora la Chiesa appare solo come una delle tante organizzazioni in una società democratica, secondo le cui norme e leggi, poi, deve essere giudicata e trattata anche una figura così difficile da comprendere come la “Chiesa”. Se poi si aggiunge ancora l'esperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi, grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si schiude più il mistero grande e bello della Chiesa. Quindi, non sorge più alcuna gioia per il fatto di appartenere a questa vite che è la “Chiesa”. Insoddisfazione e malcontento vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di “Chiesa” e i propri “sogni di Chiesa”! Allora cessa anche il lieto canto “Sono grato al Signore, che per grazia mi ha chiamato nella sua Chiesa”, che generazioni di cattolici hanno cantato con convinzione».

Sull’orizzonte di Benedetto si stagliano le convulsioni del cristianesimo tedesco. Che le cronache della vigilia hanno fotografato (anche con discreta precisione) in termini di divisione, abulìa, messo all’angolo da un discorso pubblico che tutto rimprovera alla Chiesa e tutto pretende ridurre a stereotipo democratico. Ma alla Chiesa che si vorrebbe a immagine e somiglianza di un ente onusiano, paralizzata e afasica, come talvolta sembra apparire, sotto il ricatto politico-ideologico dei presunti “puri” che attribuiscono al primato petrino una specie di copyright di tutto ciò che non funziona nel mondo, Benedetto XVI risponde con semplicità cristallina: «In definitiva è Gesù che vogliono colpire i persecutori della sua Chiesa».

Secondo Benedetto XVI, il cristianesimo non è definito da un agenda di valori su cui si determina un certo consenso. Il cristianesimo non si fonda su certe opinioni, idee, morali, quand’anche esse siano espresse da coloro che si dicono cristiani. Cristianesimo è l’appartenenza a Cristo «in senso biologico» e storico. «Gesù non dice: “Voi siete la vite”, ma: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5). Ciò significa: “Così come i tralci sono legati alla vite, così voi appartenete a me! Ma appartenendo a me, appartenete anche gli uni agli altri”. E questo appartenere l’uno all’altro e a Lui non è una qualsiasi relazione ideale, immaginaria, simbolica, ma – vorrei quasi dire – un appartenere a Gesù Cristo in senso biologico, pienamente vitale. È la Chiesa, questa comunità di vita con Gesù Cristo e dell'uno per l’altro, che è fondata nel Battesimo e approfondita ogni volta di più nell’Eucaristia. “Io sono la vera vite”; questo, però, in realtà significa: “Io sono voi e voi siete me” – un’inaudita identificazione del Signore con noi, con la sua Chiesa».

Mite e veemente, il papa Benedetto prosegue indicando cos’è la giustizia cristiana, l’opposto di ogni i misura e moralismo: «Dio vuole togliere dal nostro petto il cuore morto, di pietra, e darci un cuore vivente, di carne (cfr. Ez 36,26)… Cristo è venuto a chiamare i peccatori. Sono loro che hanno bisogno del medico, non i sani». Nessuna parola di commento alle balzane richieste di associazioni come “Noi siamo chiesa” che insistono nel chiedere al successore di Pietro il riconoscimento delle unioni gay, matrimonio per i preti, sacerdozio delle donne e benedizione ai contraccettivi.

Insiste il Papa: «“Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me, … perché senza di me – si potrebbe anche tradurre: fuori di me – non potete far nulla”». C’è, quindi, una decisione da prendere, con Cristo e la Chiesa o con la rumorosa petulanza del conformismo mondano. «Ognuno di noi è messo di fronte a tale decisione. Importante è che “rimaniamo” nella vite, in Cristo…Nel nostro tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui così tanta gente perde l’orientamento e il sostegno; in cui la fedeltà dell’amore nel matrimonio e nell’amicizia è diventata così fragile e di breve durata; in cui vogliamo gridare, nel nostro bisogno, come i discepoli di Emmaus: “Signore, resta con noi, perché si fa sera (cfr Lc 24,29), sì, è buio intorno a noi!”; in questo tempo il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza. Dove la siccità e la morte minacciano i tralci, là in Cristo c’è futuro, vita e gioia, là c’è sempre perdono e nuovo inizio, trasformazione entrando nel suo amore».


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