Lo voto perche' sta ricordando ad un popolo che sta andando alla deriva.
Lo voto perche' simbolo della divrersita'
Lo voto perche' non accetta la sfida e pacificamente va avanti.
Lo voto perche' lui ama l'uomo e non il potere.
Lo voto perche' da laico grida quello che noi avremmo dovuto gridare.
Lo voto perche' e' un uomo scomodo.
Lo voto perche' amo i bambini .
Lo voto perche' la diversita' mi aiuta quotidianamente a spalancare sempre piu' il mio sguardo.
Saranno voti persi?Dipende da noi
Votiamolo alla camera sosteniamolo non solo fisicamente ma sostenendo la sua lista.
Libero 4 aprile 2008
di RENATO FARINA
Giuliano, non arrenderti. Propongo qui ai lettori di Libero di farti da scudo umano dovunque tu vada. Tra l'altro è un bell'ascolto, non c'è oratore di analogo livello. La senatrice Manuela Palermi, non una pisquana qualsiasi, ma la capogruppo a Palazzo Madama di Verdi e Comunisti italiani, invita a darti addosso in tutte le piazze d'Italia? Visto che polizia e carabinieri fanno quello che possono, ma i questori sono un po' renitenti a schierarli e i magistrati non vedono in questo alcun reato di lesa democrazia, ci saremo noi. È umiliante dover provvedere un po' come le ronde padane a istituire le ronde ferrariane. Ma è un bene troppo prezioso la libertà per subordinarla al quieto vivere. La televisione non basta per rendere la realtà di un'idea, occorre proprio essere lì, dare la mano, far vedere il fiato, rispondere al saluto e allo sguardo. Ci sono battaglie che meritano di calcare l'asfalto invece del parquet: la passione per un ideale merita il rischio della strada e di imbattersi in delinquenti politici di strada.
Cedere e rinunciare a far comizi all'aperto sarebbe piegarsi a un'estorsione mafiosa, pagare un pizzo di democrazia a picciotte e picciotti per lasciarli padroni delle città e delle coscienze. Oibò, no. Occorre un esame delle responsabilità, a questo punto. Dove siamo arrivati. Della campagna elettorale di Giuliano Ferrara, del fatto che sia inseguito dovunque da frotte di femministe e femministi, no global e comunisti, socialisti e verdi che lo insultano, tirano vernice, uova, bottiglie di vetro, diano calci alla sua auto costretta a zigzagare per evitargli il linciaggio; di tale sarabanda di violenza, questo colpisce: che non colpisce nessuno. Viene descritta con tono ilare, come se fosse folkloristico, quasi pittoresco impedire a un candidato alle elezioni di chiedere il consenso ai cittadini per la propria lista. L'altra sera a Bologna, com'è noto, c'è stata l'acme. In quella piazza si sono radunati più di mille tizi dei centri sociali e demenziali impugnando assorbenti e pomodori. C'erano altri mille che invece volevano ascoltare Ferrara, persone che lo voteranno forse, ma di certo amano capire prima di decidere. Quest'altra gente da sassi e calci invece non ha bisogno di sentire. Non rispetta nulla e nessuno. Immaginiamoci se mille persone andassero a un comizio di sinistra tirando sassi, cosa succederebbe? Un casino universale. Il fatto è che questo nostro popolo di centrodestra non ha in sé alcun germe di violenza. Nemmeno quella verbale. Porge l'al tra guancia. Porto rispetto, meno male che sono fatti così. Però fare da cuscini morbidissimi e gentili per consentire a Ferrara di parlare, questo è il minimo che dobbiamo a lui e al suo coraggio civile. Foderiamo le piazze della nostra presenza. Eugenio Scalfari l'altro giorno ha citato il famoso aneddoto di Petrolini: «Alla fine di un suo spettacolo il pubblico del teatro gli tributò un applauso pressoché unanime; non s'era ancora spento che dal loggione partì un fischio, uno solo ma fortissimo, lungo, soverchiante. Petrolini fece qualche passo avanti fino al proscenio. Il fischiatore si era alzato in piedi, la sala si era fatta silenziosa e aspettava. Passarono molti secondi. Alla fine il grande comico disse: "Io nun ce l'ho co' te ma co' quelli che stanno vicino, che nun t'hanno ancora buttato de sotto"». Ecco, qui sono in mille, diecimila in tutt'Italia non so. Non ce l'ho con loro: li conosciamo i compagnucci dei centri sociali e le tardofemministe. Ce l'abbiamo con i loro parenti ideologici che non li buttano giù dal loggione, ma anzi li leccano, li cullano. Possibile che la faccenda non desti allarme al Viminale. Che i pm non intravedano un reato contro la democrazia? Ferrara è ironico, si fa chiamare elefantino. Se fosse davvero il pachiderma che dice di essere sarebbe intervenuto un magistrato o almeno le guardie zoofile e la polizia municipale per impedire il maltrattamento degli animali.
Citazione: «Art. 544-ter. (Maltrattamento di animali) - Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi».
Invece siccome forse è un animale ma non è più amato dalla sinistra, come dice lo slogan di Veltroni: «Si può fare». Anzi è una gara a lasciar fare. A lasciarlo usare come facile sagoma da tiro al bersaglio.
Ferrara è sportivo, sa che gli uomini pubblici devono pagare un prezzo alla piazza avversa.
Ma dovrebbe pure esserci un ministro dell'Interno in Italia che si deve occupare di Pizza ma anche di piazza libera e pacifica. Vero: lui non sale sui palchi a discettare di aliquote e Alitalie varie. Si cimenta e obbliga a mettere la testa e gli occhi più che su una questione su carni maciullate con scarsa delicatezza. Lui ha questo linguaggio: non edulcora. Non dice feto, zigote, embrione, ma bambino. Non vuole neppure che si cambi una legge. Domanda che ci si ricordi di chi c'è in quel ventre, vuole evitare alle donne che abortiscono di avere una scheggia in cuore tutta la vita.
Sto con Ferrara, siamo tutti ferrariani non moralmente, ma possibilmente in azione.
Quasi quasi mi viene voglia di votare, visto che nel segreto dell'urna Dio mi vede, la sua lista.
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