....Emozione, come quella di chi riceve un dono così grande, che comprende il gesto di chi ha donato, il cuore di chi ha voluto essere vicino e presente, come se fosse un fratello ad avere bisogno. Non emozione di un momento ma disegno del destino. «Non sentirsi soli in questi tragici momenti – ha raccontato una famiglia mentre entrava in una roulotte – è la conferma che si può accettare tutto quello che accade, anche le cose più tristi. Lo si può fare solo perché ci sono persone che testimoniano la loro fede stando vicino, anche da lontano, al tuo destino personale»....
Quella gratuità che lega Bergamo all'Abruzzo
domenica 17 maggio 2009
La commozione. E’ il sentimento più diffuso di chi in questi giorni visita il centro storico dell’Aquila. Non gente comune, a cui è vietato l’accesso nella cosiddetta zona rossa. Spesso sono personaggi politici, persone con importanti ruoli istituzionali. Venerdì è stata la volta di Danuta Hubner, commissario europeo per gli affari regionali.
La commozione è un sentimento personale. Lei non lo voleva rendere noto, ma lo ha reso evidente. Davanti a quel che rimane della Casa dello studente si è fermata. Sicuramente immagini e pensieri si saranno ricorsi nella sua mente. Si è emozionata. Non ci si emoziona per un cumulo di mattoni, non ci si emoziona se non c’è qualcosa di più grande che ci richiama davanti a queste tragedie.
Emozione come quella di Angela che ha ricevuto una roulotte dove sistemarsi in attesa di poter tornare a vivere nella sua abitazione, lesionata dal terremoto o in un modulo abitativo di quelli che dovranno essere costruiti. Sono cinque le roulotte che la Compagnia delle Opere di Bergamo ha fatto arrivare in Abruzzo. Un mezzo da quattro posti, gli altri ne possono invece ospitare sei.
Con queste sono già venticinque le roulotte che la Cdo dell’Aquila ha distribuito sul territorio. Quest’ultima, quella di Angela è nuova fiammante. Il modello si chiama “Premio”. «E’ veramente un premio», raccontava Angela mentre la osservava, prima da fuori, quindi all’interno. Ci andrà a vivere con il marito, i figli e una zia. «L’esperienza dentro una tendopoli – ha detto ancora – mi ha fatto toccare con mano e sperimentare la solidarietà che da ogni parte d’Italia è giunta nella nostra terra». La roulotte adesso è vicino a casa. Un po’ per rimanere vicini, un po’ per non stravolgere la vita di tutti i giorni sino al 6 aprile, un po’ per riprendere quella familiarità che servirà a far vincere ogni paura e tornarci a vivere dentro.
Emozione, come quella di chi riceve un dono così grande, che comprende il gesto di chi ha donato, il cuore di chi ha voluto essere vicino e presente, come se fosse un fratello ad avere bisogno. Non emozione di un momento ma disegno del destino. «Non sentirsi soli in questi tragici momenti – ha raccontato una famiglia mentre entrava in una roulotte – è la conferma che si può accettare tutto quello che accade, anche le cose più tristi. Lo si può fare solo perché ci sono persone che testimoniano la loro fede stando vicino, anche da lontano, al tuo destino personale».
Le scosse hanno ripreso di frequenza ed intensità, purtroppo c’è la 299^ vittima del terremoto, il caldo mette in difficoltà il lavoro dei medici che lavorano nell’ospedale da campo sotto le tende, con il rischio del diffondersi di malattie. Ma c’è chi gioisce per il “premio”. Arrivato grazie a un gesto di fede, non come le sorprese nell’uovo di pasqua. E questo è abbastanza per superare le difficoltà quotidiane. Io, nel frattempo, sono contento di avere il primo giorno di riposo dal 6 aprile. Un giorno da vivere con la famiglia.
(Fabio Capolla - Giornalista de Il Tempo)
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