lunedì 29 giugno 2009

1984

Tratto dal blog di Anna
domenica, 28 giugno 2009
Il "Grande Fratello" era Stalin ma ci sono voluti 60 anni per capirlo
Invece io non ne avevo il minimo dubbio, fin dalla prima lettura del romanzo; e mi meravigliavo di come "1984" fosse citato dai nostalgici del comunismo per avvalorare le loro tesi, non riuscendo a capire come non si rendessero conto dell'evidente contraddizione in cui cadevano. Ma ora che tali metodi violenti e menzogneri vengono sempre più frequentemente usati contro la libertà delle persone , ho capito meglio quel terrificante romanzo che evitavo di proporre come lettura ai ragazzi di prima superiore perché lo consideravo troppo crudo e violento. Ma era solo fino a dieci anni fa. Ora tali violenze lasciano indifferenti anche i giovani perché il loro cervello è stato già distrutto dalla visione quotidiana di analoghe violenze alla tv o al cinema.


I metodi delle dittature sono sempre uguali, soprattutto delle dittature che hanno come unico scopo quello di cambiare persino il modo di pensare delle persone e, se non riescono con le buone - cioè con il condizionamento psicologico -, ricorrono ad altri raffinati metodi di costrizione, come succede nel romanzo di Orwell, che è una drammatica, ma ancora ingenua, anticipazione delle torture inflitte agli "ospiti" dei GULag sovietici.






Ecco cosa ci dice di questo romanzo* David Pryce Jones per L'Occidentale:





Sessant’anni fa George Orwell diede alle stampe 1984, e non mi riesce di pensare ad alcun lavoro di fiction che abbia avuto, nel mondo, un’influenza paragonabile a questa. Molti scrittori avevano già avvertito degli orrori gemelli di nazismo e comunismo, e molti di loro avevano avuto esperienze di prima mano di quei totalitarismi. Orwell raccontava invece una storia che descrive come sarebbe stata la vita in quelle società da incubo. Sin dall’inizio, con l’orologio che batte le 13.00, il lettore si trova nella morsa di un’immaginazione incredibilmente vivida e dettagliata, dotata di un’efficacia che un trattato politico non potrà mai avere.

Mio padre, all’epoca editor del Times Literary Supplement, aveva ricevuto una copia di prova del libro. Ricordo il noto critico Raymond Mortimer entrare in casa nostra, dire quanto fosse importante quel libro e descrivere come il TLS l’avrebbe recensito. Percependo l’eccitazione che traspariva dalle sue parole, presi in mano quella copia di prova ma riuscii a leggerne solo poche righe, prima di dover tornare a scuola. Quando poi chiesi 1984 alla libreria della scuola, il bibliotecario, un tipo segaligno di nome Cattley, commentò che si trattava di “pattume”, e mi fece rapporto. Avevo 12 anni, e la cosa mi spaventò alquanto. “Deve perdonarlo, signor Scattley – disse il mio maestro – lui è un’anima semplice”.

E’ forse il caso di ricordare che Orwell era stato uno studente di quella stessa scuola, e uno degli insegnanti dell’epoca in cui ci andavo io era stato un suo compagno di studi. Quest’uomo era calvo, e aveva una strana macchia sulla testa: si raccontava che era colpa di Orwell, che un giorno, durante una lezione di laboratorio, gli aveva gettato addosso un composto chimico. Noi ci divertivamo a stuzzicarlo: “Signore, per favore, ci racconti di Orwell, era bravo in scienze?”.

La storia d’amore tra Julia e Winston, è vero, risalta come una vero e proprio esempio di escapismo, ed è tanto affascinante (e tanto irritante per il signor Cattley) perché è la sola esperienza individuale che è ancora possibile fare in un mondo come quello descritto da Orwell. Il privato permette ai due personaggi di essere felici e liberi da una società del 'controllo tollerato'. Winston è costantemente alla ricerca di altre cose che possano renderlo libero, per esempio canzoncine da bambinaia o vecchi oggetti artigianali. L’aspetto realmente inquietante di 1984 è la manipolazione del passato, l’intero schema della società, il linguaggio, un insieme di fattori che rendono irraggiungibile la verità e permettono al Grande Fratello di fare tutto quello che vuole. Una volta, uno storico occidentale disse durante una conferenza che il futuro è imprevedibile, al che uno storico sovietico rispose che, per lui, a essere imprevedibile era il passato.

La sinistra ha tentato, e tenta ancora in modo spasmodico, di sostenere che 1984 non è veramente antisovietico. Ma il Grande Fratello di 1984 è senza dubbio Stalin, e la figura di Goldstein è Trotsky. Orwell ha vissuto eventi drammatici quali l’attacco dei comunisti ai trotskisti e agli anarchici durante la Guerra di Spagna, e il patto Hitler-Stalin. E’ particolarmente efficace l’invenzione dei “Due minuti di odio”, che descrive il meccanismo dei totalitarismi per ingannare l’opinione pubblica rispetto a quelli che sono i fini reali del potere. Due minuti di odio ci sono sempre. Basta guardare al modo in cui la sinistra è passata dall’appoggiare Israele al biasimarlo, o come l’Iran pro-America degli Scià si sia trasformato nella notte dell’Iran antiamericano di Khomeini.

Viaggiare ai vecchi tempi nell’Unione sovietica e in generale nel blocco sovietico era come trovarsi immersi in 1984. La vita di ogni giorno, grigia e senza speranza, era stata catturata con precisione da Orwell. Quanto era inquietante, quanto autenticamente orwelliana. Chiunque era contro il prossimo, chiunque fosse; sotto la martellante propaganda di un futuro radioso mancava ogni sorta di sentire comune o di socialità, c’era solo il Partito. Una donna, agente del KGB che obbligatoriamente era affiancato alle comitive turistiche, mi raccontò con orgoglio di aver ripudiato la madre perché non era sinceramente comunista. “Sotto il castagno in fiore, io vendo te e tu vendi me”. L’immaginazione di Orwell ha colpito esattamente nel segno.

Orwell stava agonizzando mentre scriveva 1984, tormentato da una tubercolosi che lo avrebbe ucciso sei mesi dopo la pubblicazione. Negli Stati Uniti erano appena entrate in commercio delle medicine in grado di curare quella malattia, e se Orwell avesse avuto un carattere diverso forse se le sarebbe procurate; ma pensava che sarebbe stato un privilegio. A quel tempo, Francia e Italia sembravano sul punto di diventare comuniste: in entrambi i paesi gli estremisti del partito erano pronti per un colpo di stato. I sovietici occupavano la Germania orientale e avevano isolato parte di quella occidentale, provocando il ponte aereo di Berlino e mettendo in dubbio l’intero futuro della Germania.

Il fatto che il peggio non sia accaduto non sminuisce la visione di Orwell. 1984, a mio giudizio, ebbe l’effetto di salvare l’intellighenzia anglofona dalle trappole del comunismo e dalle delusioni dilaganti in tutto il continente, e ogni futura società sarà obbligata a bandirlo proprio come fece l’Unione Sovietica. Si tratta di un successo storico.

Tratto da "National Review Online"

Traduzione di Enrico De Simone

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