venerdì 12 marzo 2010

CONTRO LA GOGNA MEDIATICA DEI “SENTITO DIRE” E IL MORALISMO BACCHETTONE DEI FINTI LIBERTINI

.....«È il perverso piacere – dice a Tempi – di vedere distrutta la vita altrui. È il gusto sottile della gogna, il macabro rito della ghigliottina». “Fa tutto schifo”, ci dicono. E poi voltano la testa sul guanciale.
«È solo un modo per rimanere tranquilli, perversamente tranquilli. È il modo moderno di confondere la giustizia col giustizialismo dei forni manzoniani. Strano: gli assassini colti a uccidere con l’accetta in mano sono “presunti” colpevoli; persone fino al momento prima ammirevoli, colte col telefonino all’orecchio, sono “certamente” dei furfanti»......


SUSANNA TAMARO
Emanuele Boffi
Tempi 11 marzo 2010

Fino a pochi anni fa Susanna Tamaro aveva l’abitudine di leggere i quotidiani con un giorno di ritardo. «Adesso, ne faccio passare quattro o cinque». Così, ciò che è mostrato come assioma roccioso e granitico il primo giorno, passata la rapida bufera di qualche notte, «si ridimensiona e si chiarisce. Viviamo in un tempo in cui le verità giornalistiche vanno fatte decantare».


Sul Corriere della Sera, Tamaro – così parca nei suoi interventi pubblici, su carta e in video – è intervenuta per descrivere tutto il suo «forte senso di disagio» per la «gogna mediatica» con cui, via intercettazioni, sono condannate le persone: «Se diamo credito alla stampa, viviamo in un paese di mandrilli assatanati che passano il loro tempo a organizzare festini da basso impero».
«È il perverso piacere – dice a Tempi – di vedere distrutta la vita altrui. È il gusto sottile della gogna, il macabro rito della ghigliottina». “Fa tutto schifo”, ci dicono. E poi voltano la testa sul guanciale.
«È solo un modo per rimanere tranquilli, perversamente tranquilli. È il modo moderno di confondere la giustizia col giustizialismo dei forni manzoniani. Strano: gli assassini colti a uccidere con l’accetta in mano sono “presunti” colpevoli; persone fino al momento prima ammirevoli, colte col telefonino all’orecchio, sono “certamente” dei furfanti».

La verità è diventata una mezza frase, una cattiveria da ballatoio, un sentito dire. «Una volta una giornalista mi accusò, durante una conferenza stampa, di essere fascista. Le chiesi da quali fatti lo desumesse. “Bè, lo sappiamo tutti. Da Anima Mundi”, rispose. “Lo ha letto?”, domandai. “No, ma l’ho sentito dire”».
Susanna Tamaro è la scrittrice italiana più letta al mondo, l’unica il cui successo sia paragonabile a quello di Oriana Fallaci. Oltre sedici milioni di copie vendute, traduzioni in tutte le lingue per una triestina che, come confessò una volta, non voleva diventare una scrittrice perché le sembrava «una cosa di cattivo gusto».
Temperamento mozartiano, vive da anni da anacoreta in un agriturismo che ha fatto ristrutturare nella campagna umbra. Qui coltiva la terra e i suoi amori: un frutteto, la vigna, l’orto, le arti marziali (di cui è maestra). Fa sovente la stessa identica passeggiata, riempiendosi le tasche di minerali che ama classificare e studiare fin da quando era bambina.
Vive immersa nella natura e nei suoi affetti, orgogliosa di condurre quella che lei definisce «una vita benedettina, ora et labora». Ama il cinema e non è che non conosca le regole e i sotterfugi del bel mondo; è solo che non fanno per lei, e si fa quasi un vezzo di rifiutarli con una certa ironia.
Come quella volta che le telefonò a casa un entusiasta Federico Fellini, per chiederle un appuntamento. «Voleva passarmi a prendere col suo macchinone per portarmi al ristorante. Io mi negavo, lui insisteva. Alla fine gli dissi: “Senta Fellini, mi dica dov’è il ristorante che la raggiungo in bicicletta”».


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