...... L’impresa possibile vuole anche dire che è possibile fare l’impresa mettendo al centro la persona e questo realizza il bene dell’azienda e della società, perché un’azienda è anche un bene per il territorio, diventa una ricchezza per le altre aziende che lavorano con essa. E a noi sembra di un certo rilievo il fatto che facciamo questo passo in un momento in cui l’economia è in difficoltà, in un settore che certamente non è ricco.......
Eugenio Dal Pane si racconta. A Castel Bolognese l'inaugurazione della nuova sede di Itaca. Tra le novità un ampio spazio alla libreria
12/03/2010
Eugenio Dal Pane mi accoglie nella vecchia sede di Itaca a Castel Bolognese. Ormai ci sono solo due sedie, un tavolo e tanti scatoloni appoggiati in terra. Sabato 20 marzo ci sarà l’inaugurazione della nuova sede alla presenza del vescovo, del sindaco, di Luigi Cimatti presidente della Bcc Romagna Occidentale. Ma la sera prima, venerdì 19 marzo festa di san Giuseppe patrono dei lavoratori, Eugenio presenterà un suo libro, "L’impresa possibile", alla presenza di Bernard Scholz, presidente nazionale della Compagnia delle Opere.
Il titolo del tuo libro parla di impresa, ma con quali significati?
La parola stessa dice che chi fa un’impresa fa un’impresa. Sono passati gli anni in cui l’imprenditore era guardato come l’uomo che fa i soldi. Adesso si capisce che l’imprenditore è una funzione fondamentale in una comunità. E’ importante che noi comunichiamo anche ai giovani che porsi degli ideali, degli obiettivi di lungo termine, dà una soddisfazione nella vita che è diversa dal cercare tanti soldi subito e anche facili. Quindi anche un gesto di consegna di una esperienza a chi è più giovane. L’impresa possibile vuole anche dire che è possibile fare l’impresa mettendo al centro la persona e questo realizza il bene dell’azienda e della società, perché un’azienda è anche un bene per il territorio, diventa una ricchezza per le altre aziende che lavorano con essa. E a noi sembra di un certo rilievo il fatto che facciamo questo passo in un momento in cui l’economia è in difficoltà, in un settore che certamente non è ricco.
Da poco è uscita l’enciclica del Papa che affronta tra l’altro il tema del lavoro.
Di fronte all’enciclica la prima tentazione è quella di dire: è un bel discorso, ma la realtà è diversa. Se invece uno facesse così come dice il Papa, l’economia andrebbe molto meglio. Per questo noi abbiamo voluto fare l’inaugurazione il giorno di san Giuseppe, per ribadire la concezione cristiana del lavoro, perché l’epoca moderna ha separato il lavoro dall’esperienza cristiana di cui resta al massimo una spruzzatina di etica. Ma dal punto di vista della sostanza l’economia dice di avere le sue leggi, la sua autonomia. Parlare di dono di sé o di fraternità o di felicità nell’economia sembra una bestemmia. Però poi la gente nel lavoro sta male, sta male il dipendente, ma anche l’imprenditore. Ma perché, mi dico, non impostiamo le cose diversamente? Quando il Papa dice che la carità è il motore vero dello sviluppo, dice una cosa sacrosanta. Ma questo per una ragione banale, che senza ricerca del bene dell’altro i rapporti diventano alla fin fine conflittuali. Ma l’economia ha bisogno di fiducia, di legami, ha bisogno che quando io faccio un libro o quando uno fa un prodotto, sia un buon prodotto. Noi infatti diciamo: produzione di beni. O l’uomo è un lupo verso l’altro o l’altro è mio fratello. Noi non siamo però ingenui. Sappiamo bene che nell’uomo, se non è educato, prevale tutto ciò che in lui c’è di peggiore. L’educazione invece sviluppa nell’uomo quella tensione al bene che pure è originale, perché l’uomo è a immagine di Dio. L’impresa è quindi un luogo educativo, che fa crescere le persone. E di fatto io nel libro cito molto gli anni della mia formazione.
Parlerai in particolare dell’incontro con don Giussani e con il Movimento di Comunione e Liberazione?
Mi ritengo una persona che ha avuto la fortuna di incontrare una educazione e un insegnamento, da sempre, a partire dalla mia famiglia, dalla parrocchia, dal Movimento, dal magistero dei papi. Per cui l’incontro con il Movimento è stato un approfondire ciò a cui ero già stato educato.
Un pensiero sulla Compagnia delle Opere di cui sei anche presidente per la provincia di Ravenna.
L’idea della Compagnia delle Opere è quella di una rete di persone e di imprese che si aiutano a tenere vivo il desiderio umano di costruzione. E’ la vecchia idea della mutualità cattolica. E’ la forma nuova di un principio antico: l’uomo per sostenere il desiderio positivo che ha, si mette insieme ad altri.
Evaristo Campomor
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