«C’è bisogno della croce»
E il Papa la sua la porta già. Come Giovanni Paolo II
di Bruno Mastroianni
«Il mondo ha bisogno della croce», lo ha detto Benedetto XVI durante il suo viaggio a Cipro. È un tema che fa tornare in mente il mirabile passaggio di testimone che è avvenuto tra Wojtyla e Ratzinger. I due capi della Chiesa, infatti, oltre all’impegno per ridare fiato ai polmoni spirituali della Chiesa (a cui hanno collaborato assieme per decenni) si sono passati anche qualcos’altro: la croce.
Giovanni Paolo II, il Papa aitante e atletico, il Papa dei viaggi, quello con le spalle larghe, capace di tenere testa ai regimi totalitari, fu afflitto proprio da una croce fisica: l’attentato prima, la malattia dopo.
Eppure, continuando deciso nella sua missione, ha fatto di quella sofferenza il punto di forza del suo esempio cristiano. Benedetto XVI sta subendo la stessa sorte.
Il Papa dello studio e dell’intelligenza, proprio colui che più degli altri trasmette i suoi insegnamenti con preparazione e pacatezza, è colpito dalla croce dei fraintendimenti e delle ingiuste mistificazioni che più di una volta gli hanno riservato certi media. E qui viene il bello. Anche lui, come il suo predecessore, continuando sereno ad andare avanti concentrato ad agire per il bene del mondo e della Chiesa, noncurante delle incomprensioni e dei commenti saccenti, sta riuscendo a far toccare con mano il senso del cristianesimo: si può vivere a tal punto per Amore (la maiuscola è voluta) da dimenticarsi i fronzoli inessenziali – siano essi la salute o la buona fama. Ecco l’orizzonte grande, la croce, di cui il mondo ha bisogno per andare avanti
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