Questa è la storia vera di un bambino vissuto due ore. Centoventi minuti. Nemmeno il tempo di aprire gli occhi sul mondo. Ma il piccolo Gabriel non è stata una meteora. Lo scrive la sua mamma, Karen Garver, moglie del senatore americano Rick Santorum, in questo libro struggente che ripercorre attimo dopo attimo una vicenda personale sconvolgente.
Un diario quotidiano di lettere aperte e tenere che sono state scritte già durante la gravidanza, per confidare al suo bimbo le proprie emozioni e tenerlo al corrente della vita familiare. Senza nascondergli anche i momenti cupi e i particolari più forti.
Timori e speranze sin dal giorno in cui Karen Santorum apprende di essere incinta. Una gioia non meno grande di quella già provata per gli altri figli Elizabeth, Johnny e Daniel. Quelle stesse indescrivibili sensazioni nell’avvertire una vita dentro di te.
Però Gabriel si fa sentire poco nel pancione. Non scalcia. Non si gira. E l’inquietudine dei suoi genitori cresce. Fino al responso drammatico: il bimbo ha una malformazione irrimediabile e avrà poche probabilità di vivere.
La diagnosi dei medici non lascia scampo: o aborto subito o probabile morte del bambino appena dopo la nascita. La fede granitica dei genitori è messa a dura prova. Le preghiere sembrano cadere nel vuoto. Ma neppure per un istante si fa strada l’idea di abortire. Anche a costo di complicazioni per la madre. E anche se il bambino nascerà disabile.
Gabriel deve nascere perché la vita non ci appartiene e non spetta a noi deciderne le sorti. Dopo solo venti settimane il piccolo viene alla luce. Giusto il tempo per stringerlo tra le braccia e regalargli un’esistenza fatta solo di amore e tenerezza. Eppure la reazione non è una rabbiosa disperazione.
«Il bambino non ancora nato – ha scritto Madre Teresa di Calcutta ai coniugi Santorum in una lettera che fa da prefazione – è un dono di Dio per amare ed essere amati». È il paradosso cristiano per cui Dio si fa riconoscere come duemila anni fa nel volto di un piccolo indifeso.
Perfino un dolore immenso può partorire nuovo amore. Oggi i genitori di Gabriel si dicono più consapevoli del dono della vita e più forti nel testimoniarlo agli altri, proprio grazie a quel bimbo senza voce e con gli occhi chiusi. Non a caso hanno scelto per lui quel nome (Gabriel significa "forza di Dio"). Grazie a lui hanno sperimentato l’affetto di tanti nuovi amici e hanno poi gioito per l’arrivo di un altro pargolo.
Anche se non dimenticano i momenti di buio e di solitudine. «Dopo la tua scomparsa – scrive Karen Santorum - ci sembrava che il sole non sarebbe più sorto e che le stelle non avrebbero più palpitato nel cielo della notte. Ma il sole ha continuato a illuminare la terra – e lo splendore di ogni stella notturna ci ha offerto ancora una promessa di speranza».
Karen Garver Santorum
Lettere nell’attesa. Storia del mio bambino Gabriel
Marietti 1820, pagine 126, euro 12.
Lettere nell’attesa. Storia del mio bambino Gabriel
Marietti 1820, pagine 126, euro 12.
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