martedì 8 marzo 2011

SOCCI APPROVATE LA LEGGE SULLE DATCOSI' COM'E' OPPURE IL SISTEMA DEI SOCCORSI SALTERA' PER TUTTI

L'articolo 4 permette di agire «in pericolo di vita» senza perdere minuti decisivi
Tratto da Avvenire del 6 marzo 2011

Un appel­lo a «tutti i parlamentari di tutti gli schiera­menti», «di pu­ro buon senso», per nulla ideologico, al punto che anche i fautori dell’eutanasia lo condivideranno. Così scrive in un accora­to articolo apparso ieri su Libero Antonio Socci, chiedendo che la legge sulle 'Di­chiarazioni anticipate di trattamento' venga approvata. E approvata «così com’è». Ovvero con anche quel fonda­mentale comma 6 dell’articolo 4 nel qua­le è prescritto che in caso di urgenza e di pericolo di vita immediato «la dichiara­zione anticipata di trattamento non si ap­plica». Socci pensa a una situazione mol­to concreta: il 12 settembre 2009 sua figlia Caterina in «pericolo di vita immediato» si è trovata davvero e oggi sarebbe morta se, anziché rianimarla immediatamente, i soccorritori del 118 avessero dovuto pri­ma controllare il suo 'testamento biolo­gico'.






Non è un cavillo ma un problema reale, che rischia di paralizzare l’intera macchi­na dei soccorsi e far sì che in futuro (qua­lora la legge in discussione in Parlamen­to non passasse, o passasse senza quel comma) anche chi avrà lasciato scritto 'rianimatemi' non venga soccorso in tempo perché i medici dovranno prima scartabellare tra le Dichiarazioni antici­pate di trattamento. «Il sistema sanitario cerca di organizzarsi sempre meglio – scri­ve Socci, che sulla storia di Caterina ha scritto un libro di grande successo –: nei centri urbani più efficienti sono riusciti a far sì che il 118 raggiunga in meno di 8 mi­nuti qualunque punto della città»: doves­se sparire quel comma che lascia liberi i medici di salvare una vita senza pensare ad altro, tutto il sistema si ingolferebbe. «Era una questione di secondi» per sua fi­glia Caterina, e lui se lo ricorda bene.

Senza una legge, il rischio per la classe me­dica sarebbe enorme: chiunque avesse salva la vita ma restasse disabile potreb­be chiedere i danni a chi gli ha evitato la morte. A quel punto «qualunque ambu­lanza del 118» si chiederebbe se soccor­rerci o lasciarci morire. E a rimetterci sa­remmo tutti, anche chi aveva scritto 'in caso di incidente rianimatemi'. (L. Bell.)






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