L'articolo 4 permette di agire «in pericolo di vita» senza perdere minuti decisivi
Tratto da Avvenire del 6 marzo 2011
Un appello a «tutti i parlamentari di tutti gli schieramenti», «di puro buon senso», per nulla ideologico, al punto che anche i fautori dell’eutanasia lo condivideranno. Così scrive in un accorato articolo apparso ieri su Libero Antonio Socci, chiedendo che la legge sulle 'Dichiarazioni anticipate di trattamento' venga approvata. E approvata «così com’è». Ovvero con anche quel fondamentale comma 6 dell’articolo 4 nel quale è prescritto che in caso di urgenza e di pericolo di vita immediato «la dichiarazione anticipata di trattamento non si applica». Socci pensa a una situazione molto concreta: il 12 settembre 2009 sua figlia Caterina in «pericolo di vita immediato» si è trovata davvero e oggi sarebbe morta se, anziché rianimarla immediatamente, i soccorritori del 118 avessero dovuto prima controllare il suo 'testamento biologico'.
Non è un cavillo ma un problema reale, che rischia di paralizzare l’intera macchina dei soccorsi e far sì che in futuro (qualora la legge in discussione in Parlamento non passasse, o passasse senza quel comma) anche chi avrà lasciato scritto 'rianimatemi' non venga soccorso in tempo perché i medici dovranno prima scartabellare tra le Dichiarazioni anticipate di trattamento. «Il sistema sanitario cerca di organizzarsi sempre meglio – scrive Socci, che sulla storia di Caterina ha scritto un libro di grande successo –: nei centri urbani più efficienti sono riusciti a far sì che il 118 raggiunga in meno di 8 minuti qualunque punto della città»: dovesse sparire quel comma che lascia liberi i medici di salvare una vita senza pensare ad altro, tutto il sistema si ingolferebbe. «Era una questione di secondi» per sua figlia Caterina, e lui se lo ricorda bene.
Senza una legge, il rischio per la classe medica sarebbe enorme: chiunque avesse salva la vita ma restasse disabile potrebbe chiedere i danni a chi gli ha evitato la morte. A quel punto «qualunque ambulanza del 118» si chiederebbe se soccorrerci o lasciarci morire. E a rimetterci saremmo tutti, anche chi aveva scritto 'in caso di incidente rianimatemi'. (L. Bell.)
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