.....E’ una donna attiva, non ripiegata su sé stessa: lei e i suoi amici del coro, in occasione di anniversari o feste, portano un po’ di gioia, di calore e di solidarietà a chi è più sfortunato, ad esempio agli anziani costretti a vivere con 45 euro al mese. “Essere in gruppo è importante, perché quando si fa volontariato non ci si sente soli”. Tre volte a settimana Larissa va a far visita ad anziane disabili. “Faccio loro compagnia, porto qualche dolcetto che ho fatto con le mie mani, parliamo tanto… Del resto noi donne estoni siamo molto brave in questo!”......
......In una situazione del genere, con una vita così dura, un’altra donna cadrebbe probabilmente nella depressione, ma non Larissa. ”Quando mi sento così – mi racconta – indosso il mio abito migliore e vado in cattedrale a pregare un po’. Poi mi incammino verso il parco, siedo all’ombra di una quercia e, poggiando le spalle al fusto, canto sommessamente qualche tipica canzone che ho imparato nel coro che frequento”......
di Giancarlo Cocco
Tratto da Rai Vaticano -
L’Estonia è lo stato più piccolo e settentrionale dei paesi baltici. Con poco più di 1.300.000 abitanti, dal 2004 è parte integrante dell’Unione Europea e dallo scorso gennaio ha adottato la moneta unica.
Il regime sovietico nel dopoguerra costrinse il paese ad una industrializzazione forzosa: interi quartieri di Tallinn, la capitale, furono sgombrati dalla popolazione estone (che venne deportata in Siberia) e le case degli estoni vennero assegnate alla forza lavoro proveniente dall’Unione Sovietica. La capitale passò così da 170.000 abitanti ad oltre 400.000.
Qualche settimana fa ho visitato questa stupenda città, il cui borgo medievale è rimasto pressoché intatto. Ho incontrato persone dalle quali si possono ascoltare storie che sembrano favole. Sono le “micro storie”, che unendosi le une alle altre vanno a tessere una trama su cui poggia la storia di tutti noi.
Tallinn è multietnica. Lituani, polacchi, russi, estoni ed ebrei vivono fianco a fianco senza particolari conflitti, ma la secolarizzazione è imperante. Le donne sono bellissime, la disoccupazione alta, i salari bassi. Poco è cambiato dai tempi del regime sovietico. Per vivere la gente conosce l’arte di arrangiarsi, un’arte che qui conta molti esperti.
Questa è la storia di Larissa, una vedova di origine russa di 58 anni che fa parte del coro della cattedrale greco-ortodossa “Alexander Nevsky”. Larissa vive in un piccolo appartamento situato vicino al parco Kadriorg, un grande giardino ricco di querce, castagni e tigli, attraversato da viali ombrosi. Il caseggiato di Larissa è stato costruito negli anni 60 dai sovietici, lei vive sola da quando l’operaio con il quale era sposata è morto. Da quattro anni ha perduto il suo lavoro di contabile e ora può contare soltanto su un piccolo sussidio di 70 euro mensili, appena sufficiente per sopravvivere.
“Non ho altre risorse – mi dice in un inglese stentato – qui un lavoro stabile non si trova, mi arrangio confezionando a mano calzini e guanti di lana, lana ruvida che mi punge le dita ma resiste all’usura, che poi vendo con modesto guadagno ai turisti. Devo far bastare questi soldi e non posso contare sull’aiuto di nessuno, nemmeno di mia figlia, che vive con suo marito a Krasnojarsk in Siberia, dove lei si è trasferita nel 1989 dopo il distacco dell’Estonia dall’Unione Sovietica. Ho un nipote, ma l’ultima volta che l’ho visto aveva un mese: da allora sono passati dodici anni”.
Il budget di Larissa è ridotto. La metà dei suoi soldi svanisce per affitto di casa, gas, elettricità e riscaldamento; poi il cibo e la biancheria, vestiti e scarpe spesso usati. Un dignitoso cappotto rivoltato la copre nel gelido inverno di Tallinn, ove spesso la temperatura scende a -20 e le spese per il riscaldamento sono altissime. In questo periodo Larissa va avanti alla giornata. Negli ultimi giorni del mese non ha più soldi per sopravvivere, mangia gli avanzi, prepara un piatto di minestra con una fetta di pane scuro, cui aggiunge un po’ cipolla e le patate che le sono rimaste.
In una situazione del genere, con una vita così dura, un’altra donna cadrebbe probabilmente nella depressione, ma non Larissa. ”Quando mi sento così – mi racconta – indosso il mio abito migliore e vado in cattedrale a pregare un po’. Poi mi incammino verso il parco, siedo all’ombra di una quercia e, poggiando le spalle al fusto, canto sommessamente qualche tipica canzone che ho imparato nel coro che frequento”.
Così Larissa sconfigge la solitudine. E’ una donna attiva, non ripiegata su sé stessa: lei e i suoi amici del coro, in occasione di anniversari o feste, portano un po’ di gioia, di calore e di solidarietà a chi è più sfortunato, ad esempio agli anziani costretti a vivere con 45 euro al mese. “Essere in gruppo è importante, perché quando si fa volontariato non ci si sente soli”. Tre volte a settimana Larissa va a far visita ad anziane disabili. “Faccio loro compagnia, porto qualche dolcetto che ho fatto con le mie mani, parliamo tanto… Del resto noi donne estoni siamo molto brave in questo!”.
Alla fine del nostro incontro Larissa mi saluta con un affettuoso abbraccio e con il sorriso rassicurante di chi non si arrende, perché sono proprio le piccole cose, i gesti più semplici che rendono possibile la realizzazione di ciascuno di noi. “Puoi scrivere ogni cosa su di me, ma che sia la verità”, si raccomanda. Le ho promesso che l’avrei fatto: la vita è una giostra che gira, ma resta sempre l’amore per il prossimo.
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