Papam è un film ben fatto... Anche i cardinali sono raccontati con una simpatia affettuosa, uomini semplici che giocano a carte e a pallavolo... Non c'è acrimonia nel film... Chi guarda pure sorridendo non può non vedere però che questa Chiesa non è quella reale ma quella che Moretti immagina... Nello sguardo di Moretti la Chiesa è fatta solo dagli uomini, e Dio è il grande latitante... Brava gente rispettosa che però non sa a che santo votarsi. Il film il cui pubblico, uscendo dalle sale dirà: carino e intelligente. Attenzione però a quella profonda dimenticanza, a quel non saper veder l'essenziale in questa vecchia Chiesa, che tuttavia sopravviverà anche a Freud e ai suoi eredi".
Habemus Papam: Nanni Moretti si dimentica una piccola grande cosa
I commenti dei giornalisti e degli scrittori alla pellicola di Nanni Moretti Habemus Papam, che non è irriverente e rende bene il lato umano della Chiesa. Ma l'azione divina non esiste e così si scivola nel relativismo
Di Benedetta Frigerio
inAttualità
15 Apr 2011
"Piazza San Pietro è colma di fedeli, la fumata è bianca, la finestra è già aperta. «Habemus Papam» si annuncia. Ma il Papa non si affaccia. Il Papa di Nanni Moretti è amnesico, e drammaticamente depresso dopo l'elezione. Si chiude nelle sue stanze...Viene convocato in Vaticano un famoso psicoanalista, che naturalmente è Moretti stesso; ma il Papa scappa, vaga sui bus di Roma... Il mondo però non può attendere oltre; il Papa ricondotto a San Pietro annuncia Urbi et Orbi che non ce la fa".
Questo il contenuto del nuovo film di Nanni Moretti, Habemus Papam, descritto da Marina Corradi su Avvenire. La pellicola non ha scandalizzato la Chiesa, anzi, diversi prelati l'hanno definita «molto umana». "In conclave" scrive infatti Maria Rosa Mancuso sul Foglio, i cardinali "si comportano come ragazzini durante il compito in classe. Scrivono e cancellano, sbirciano la scheda del vicino, pregano «fa che non sia io, fa che non sia io», come durante le interrogazioni. Viene il sospetto – solo il sospetto subito scacciato per lesa nannimorettianità – che il regista consideri la Chiesa come l'unica istituzione seria rimasta in Italia".
Anche Vittorio Messori, sulle pagine del Corriere della Sera, sottolinea il rispetto e l'assenza d'astio del regista: "Tutta la letteratura anticlericale ci parla di cinici ambiziosi cardinali che non esitano neppure di fronte al crimine pur di uscire dalla Cappella Sistina con l'abito bianco pontificale. Qui è il contrario".
Ma siamo sicuri che non ci sfugga qualcosa che passa in modo sottile proprio perché il film non è irriverente? Marina Corradi mette in guardia il pubblico: "Habemus Papam è un film ben fatto... Anche i cardinali sono raccontati con una simpatia affettuosa, uomini semplici che giocano a carte e a pallavolo... Non c'è acrimonia nel film... Chi guarda pure sorridendo non può non vedere però che questa Chiesa non è quella reale ma quella che Moretti immagina... Nello sguardo di Moretti la Chiesa è fatta solo dagli uomini, e Dio è il grande latitante... Brava gente rispettosa che però non sa a che santo votarsi. Il film il cui pubblico, uscendo dalle sale dirà: carino e intelligente. Attenzione però a quella profonda dimenticanza, a quel non saper veder l'essenziale in questa vecchia Chiesa, che tuttavia sopravviverà anche a Freud e ai suoi eredi".
Anche il critico cinematografico, Claudio Siniscalchi, sulle pagine de Il Giornale rintraccia la stessa mancanza: "La macchina da presa doveva scandagliare i Sacri Palazzi. E qui, proprio qui sta la debolezza del film. Di questo mondo Moretti capisce poco. Non ne ha una profonda conoscenza, sensibilità. Anche se non mostra nessun rancore verso la Chiesa come istituzione... L'ultimo successore di Pietro di Habemus Papam, però, è privo della dimensione religiosa. Potrebbe essere fabbro, medico, attore, venditore ambulante. Ma non uomo di fede. Si può fare un film su un uomo di fede staccandolo dalla prospettiva divina?".
Anche Messori conclude che se è vero che "gli apologeti cattolici stavolta non dovranno intervenire in difesa della Chiesa cattolica... questa sia chiaro non ha dato al film alcun imprimatur, come ha equivocato qualcuno. Meno di un paio di anni fa, Moretti chiese a monsignor Gianfranco Ravasi, non ancora cardinale ma già ufficiosamente «ministro vaticano della cultura» di dare un'occhiata a un abbozzo del film in progetto. Ravasi, uomo disponibile... accettò e trovò il testo interessante... ma come ha precisato l'ora cardinale, a quel contatto non ne seguirono altri... per lasciare libertà all'artista. Di quella libertà – per un cattolico almeno – Moretti non ha abusato, ma pur nel rispetto verso l'istituzione, la sua Chiesa ha per icona un papa che ha paura di essere tale... un papa che non si aspetta aiuto e sostegno da Cristo".
Il film, come ha detto Moretti, è un "elogio della inadeguatezza". "Eppure Dante - continua Messori - per quel Celestino V che si dimise dal papato, parlò di «viltade». Prospettive diverse. Ma l'autore di questo Habemus Papam ci consiglia di lasciar perdere ogni confronto: che ciascuno coltivi il suo orticello e lasci in pace quello dell'altro" perché, scrive sempre Messori all'inizio del suo commento, questo film sembra la testimonianza di un mondo dove non c'è la verità, perché in un mondo dove tutto è solo umano "ciascuno si tiene la sua idea".
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