di Sabrina Cottone
Ieri pomeriggio su Raiuno Benedetto XVI ha dialogato con i telespettatori che gli hanno posto sette quesiti. "Anche a me vengono le stesse domande", ha replicato a una bambina. "Gesù dimostra che la materia è destinata all’eternità
Anche a me vengono le stesse domande» confessa candido su Raiuno Benedetto XVI. Per la prima volta nella storia un Papa è davanti alle telecamere a rispondere ai punti interrogativi della gente comune, che poi alla fine sono gli stessi su cui lui studia e medita da sempre. Il Sommo Pontefice, il Santo Padre, il grande teologo, l’esimio professore si impegna al massimo per farsi piccolo e semplice. Rassicura Elena, sette anni, e la sua vita da bambina sconvolta dal terremoto in Giappone: «Gesù sta dalla vostra parte, noi siamo con te».
Benedetto XVI affronta lieve macigni planetari. Risposte chiare sui rapporti con l’Islam e i cristiani perseguitati in Irak. Chiama i musulmani «fratelli», sciiti e sunniti. Invita a «rinunciare alla violenza, ripartire con il dialogo», conforta i cristiani minacciati e uccisi in Irak perché resistano: «Vi esorto a rimanere». Non nasconde il mistero del male («Dio mi ama, anche se sembra che non mi conosca»), esalta l’assistenza a chi vive in stato vegetativo: «Vi incoraggio a continuare nell’amore a un corpo lacerato e a un’anima sofferente». Parole miti ma inequivocabili.
Si fa capire forte e chiaro anche mentre parla di Morte e Risurrezione, di scienza e di ragione, di Inferi. Spiega agli scienziati l’aldilà, che la risurrezione è un passaggio altrove, dove valgono altre leggi che non sono quelle della fisica come la conosciamo oggi. Invece di scomodare Einstein o la teoria dei quanti, si esprime in modo accessibile ai bambini come ai cultori di protoni e neutrini. Il piglio è da studioso colto e senza complessi: «Gesù non muore più, cioè sta sopra le leggi della biologia, della fisica. Perché sottomesso a queste uno muore». Insomma, esiste un aldilà che ha un suo significato scientifico, che è un oltre anche per i ristretti parametri della fisica. In quell’oltre è andato Gesù e lì potremo raggiungerlo anche noi, assicura il Papa in tv.
Sono le tre del pomeriggio di Venerdì Santo, l’ora della morte di Cristo. Benedetto XVI parla della discesa agli Inferi di Gesù per salvare anche gli uomini vissuti nel passato: «Non si applica a noi. Noi dopo la nostra morte arriviamo davanti al volto del Giudice, e lo sguardo di Gesù da una parte sarà purificante». Il Papa ricorda la tomba vuota di Cristo, ne spiega il significato: «Non ha lasciato il suo corpo alla corruzione, ci ha mostrato che anche la materia è destinata all’eternità». Un’altra sfida di sapienza all’intelligenza degli scienziati: «Gesù ha preso anche la materia con sé e così la materia ha anche la promessa dell’eternità».
Sguardo al Regno dei Cieli, ma anche occhi saldamente puntati sui problemi della terra. Tocca a Francesco, in stato vegetativo dal 2009, maglione viola, sguardo perso in un altrove difficile da definire. La mamma, Maria Teresa, vuole sapere dal Papa dove sia la sua anima. Benedetto XVI usa parole semplici: «L’anima è ancora presente nel corpo. Forse è come una chitarra le cui corde sono spezzate, così non si possono suonare». Un incoraggiamento ai genitori: «Io sono anche sicuro che quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore, anche se non capisce i dettagli e le parole».Il Papa parla a tu per tu con Wintù, donna musulmana della Costa d’Avorio, paese dilaniato dalla guerra civile e dalla difficile convivenza religiosa. Domanda da un milione di dollari, recitata in arabo sotto il velo azzurro: «Lei, come ambasciatore di Gesù, che cosa ci consiglierebbe per il nostro Paese?». Benedetto XVI spiega che ha inviato mediatori in Costa d’Avorio e parla di Gesù, «che anche lei crede come profeta. Lui era sempre l’uomo dalla pace». Nessun dubbio: «L’unica via è rinunciare alla violenza. Cercate la pace con i mezzi della pace e lasciate la violenza».
Risposta coraggiosa e senza esitazioni anche al gruppo di giovani cristiani irakeni, che ogni giorno rischiano la vita, come nuovi martiri della fede cattolica. Sono sette ragazzi e quattro ragazze ripresi in un cortile di Baghdad: «Come possiamo convincere la nostra comunità che partire non è l’unica soluzione?». Il Papa assicura che la Santa Sede è al lavoro: «La Santa Sede è in permanente contatto con le diverse comunità, non solo con le comunità cattoliche, con le altre comunità cristiane, ma anche con i fratelli musulmani, sia sciiti, sia sunniti. E vogliamo fare un lavoro di riconciliaziazione, di comprensione, anche con il governo. E aiutarlo in questo cammino difficile di ricomporre una società lacerata».
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