DA IL CLANDESTINO
Premetto che sono un genitore che lavora ed ho una conoscenza parziale della realtà dove crescono i nostri ragazzi, perché conosco ovviamente solo i posti che frequentano i miei figli. Alla materna frequentata da mio figlio, alcuni bimbi coetanei non riconoscono nell'adulto l'autorità e questo genera un situazione di anarchia con atti violenti in classe. I bimbi arrivano da casa già carichi di rabbia e sono molto aggressivi. Alla cena di Natale di prima superiore superiore, che si è svolta in pizzeria, i ragazzi hanno iniziato a lanciarsi a vicenda quello che trovavano sul tavolo. Un papà li ha richiamati ed è stato criticato dagli altri genitori, perché li lasciasse fare quello che volevano. Una mia collega mi ha raccontato di una vacanza con una sua cara amica la quale ha un figlioletto che ha passato tutto il suo tempo giocare sempre da solo con un DS in spiaggia, in macchina, mentre mangiava... Le ha chiesto perché gli permettesse di fare così e la risposta è stata che per lei era soffocante, troppo faticoso stare con lui; in sostanza era lei che lo incitava a ciò, così non rompeva. Mi fermo con gli esempi. Al termine della riunione alla materna, ho parlato con alcuni genitori. Amara constatazione: mentre discorrevano mi sono accorta, guardando gli occhi, ascoltando quello che dicevano, che alcuni erano proprio persi da non sapere come è girato il mondo. Alcune mamme mi dicono che sono fortunata ad avere dei figli così bravi. Non la si può chiamare fortuna. Personalmente in famiglia è da parecchi anni che combattiamo quotidianamente, (oggi anche con il gallo che è libero nel cortile ed ha assalito il più piccolo, senza danni fortunatamente) vicino ai nostri figli, nel mondo. Ora dico una cattiveria: i "sessantottini" hanno figliato e parte dei giovani che ho intorno sono i loro "degni" nipotini.
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