.....«L'unione in una sola carne - spiega Benedetto XVI - si fa allora unione di tutta la vita, finchè uomo e donna diventano anche un solo spirito». Per il Papa, «si apre così un cammino in cui il corpo ci insegna il valore del tempo, della lenta maturazione nell'amore». In questa luce, anche «la virtù della castità riceve nuovo senso»....
La sessualità che si realizza nell'unione coniugale non è una negazione dei piaceri e della gioia della vita, ma è anzi, anche nella virtù della castità, «un grande sì all'amore come comunicazione profonda tra le persone, che richiede il tempo e il rispetto, come cammino insieme verso la pienezza e come amore che diventa capace di generare vita e di accogliere generosamente la vita nuova che nasce»,evidenzia BenedettoXVI
Il corpo e la sessualità sono doni di Dio, espressioni del suo amore, ha ribadito oggi il Papa in un discorso all'Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia, ricordando che tali doni comportano una responsabilità: quella di viverli ordinatamente. «L'unione in una sola carne - spiega Benedetto XVI - si fa allora unione di tutta la vita, finchè uomo e donna diventano anche un solo spirito». Per il Papa, «si apre così un cammino in cui il corpo ci insegna il valore del tempo, della lenta maturazione nell'amore». In questa luce, anche «la virtù della castità riceve nuovo senso». Secondo Joseph Ratzinger, cioè, nella dottrina cattolica non vi è un «no» ai piaceri e alla gioia della vita, ma un «grande sì» all'amore «come comunicazione profonda tra le persone, che richiede il tempo e il rispetto, come cammino insieme verso la pienezza e come amore che diventa capace di generare vita e di accogliere generosamente la vita nuova che nasce». Nel suo discorso il Pontefice teologo commenta il salmo 139 che dice: «Mi hai tessuto nel seno di mia madre». «Possiamo affermare - sottolinea - che il corpo, nel rivelarci l'Origine, porta in sè un significato filiale, perchè ci ricorda la nostra generazione, che attinge, tramite i nostri genitori che ci hanno trasmesso la vita, a Dio Creatore. Solo quando riconosce l'amore originario che gli ha dato la vita, l'uomo può accettare se stesso, può riconciliarsi con la natura e con il mondo». «Alla creazione di Adamo - ricorda Benedetto XVI - segue quella di Eva. La carne, ricevuta da Dio, è chiamata a rendere possibile l'unione di amore tra l'uomo e la donna e a trasmettere la vita. I corpi di Adamo ed Eva appaiono, prima della Caduta, in perfetta armonia. C'è in essi un linguaggio che non hanno creato, un eros radicato nella loro natura, che li invita a riceversi mutuamente dal Creatore, per potersi così donare. Comprendiamo allora che, nell'amore, l'uomo è - dunque - ricreato. E il vero fascino della sessualità nasce dalla grandezza di questo orizzonte che schiude: la bellezza integrale, l'universo dell'altra persona e del 'noì che nasce nell'unione, la promessa di comunione che vi si nasconde, la fecondità nuova, il cammino che l'amore apre verso Dio, fonte dell'amore». In proposito, il Papa cita un episodio di grande interesse storico: «poco dopo la morte di Michelangelo, Paolo Veronese - ricostruisce - fu chiamato davanti all'Inquisizione, con l'accusa di aver dipinto figure inappropriate intorno all'Ultima Cena. Il pittore rispose che anche nella Cappella Sistina i corpi erano rappresentati nudi, con poca riverenza». E in quell'occasione «fu proprio l'inquisitore che prese la difesa di Michelangelo con una risposta diventata famosa: 'Non sai che in queste figure non vi è cosa se non di spirito?'». «Da moderni - commenta Benedetto XVI - facciamo fatica a capire queste parole, perchè il corpo ci appare come materia inerte, pesante, opposta alla conoscenza e alla libertà proprie dello spirito. Ma i corpi dipinti da Michelangelo sono abitati da luce, vita, splendore. Voleva mostrare così che i nostri corpi nascondono un mistero. Infatti, lungi dall'opporsi allo spirito, il corpo è il luogo dove lo spirito può abitare. Alla luce di questo è possibile capire che i nostri corpi non sono materia inerte, pesante, ma parlano - è la conclusione del Papa - se sappiamo ascoltare, il linguaggio dell'amore vero».
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