......Massimiliano Verga non ricama. Spiazza. E verrebbe da darglieli al posto di Moreno quegli schiaffi che il figlio di otto anni non potrebbe. Però è coraggioso. Duro e disperato quando scrive: «Sei insopportabile. Preferirei masticare la sabbia piuttosto che sentirti. Anche dei chiodi nelle mutande sono più piacevoli della tua voce. Quando urli così non ho scelta. O ti sbatto in camera e chiudo la porta, oppure ti prendo a sberle. Quasi sempre finisci in camera. La ritengo una conquista». Ma c'è un senso di resa quando ammette: «Moreno incarna l'idea del figlio che nessuno vorrebbe avere»......«Il tuo cervello è una Zigulì»Il libro choc sul figlio disabileIl racconto «senza retorica» di un professore di Sociologia Sei insopportabile. Quando urli così non ho scelta. O ti sbatto in camera e chiudo la porta, oppure ti prendo a sberle. Quasi sempre finisci in cameraMILANO - «Se Moreno potesse leggere o capire quello che ho scritto, avrebbe tutto il diritto di incazzarsi con me. Ma, per mia fortuna, non può leggere, perché è cieco. E neppure capire, perché la Zigulì che ha sotto i capelli gli consente di riconoscere soltanto le tre parole che servono per sopravvivere: pappa, acqua, nanna. Insomma, uno dei vantaggi di avere un figlio handicappato è che puoi permetterti di essere un idiota e di trattarlo anche male. E io mi concedo spesso questo vizio».Massimiliano Verga non ricama. Spiazza. E verrebbe da darglieli al posto di Moreno quegli schiaffi che il figlio di otto anni non potrebbe. Però è coraggioso. Duro e disperato quando scrive: «Sei insopportabile. Preferirei masticare la sabbia piuttosto che sentirti. Anche dei chiodi nelle mutande sono più piacevoli della tua voce. Quando urli così non ho scelta. O ti sbatto in camera e chiudo la porta, oppure ti prendo a sberle. Quasi sempre finisci in camera. La ritengo una conquista». Ma c'è un senso di resa quando ammette: «Moreno incarna l'idea del figlio che nessuno vorrebbe avere».È difficile riconoscere subito in Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile , uscito ieri con Mondadori, il sentimento assoluto e profondo che pure unisce questo padre di 42 anni al suo secondogenito che non vede e non capisce. Massimiliano Verga insegna Sociologia del diritto all'Università di Milano Bicocca. Ha altri due figli, Jacopo e Cosimo, di nove e quattro anni: introverso il grande, vulcanico il piccolo, sono l'ombra e la luce di questo pomeriggio di pioggia passato in casa a conoscerci, mentre Moreno, bellissimo, continua a dondolarsi sbattendo la testa sul materasso del suo lettino con i Kasabian in sottofondo.Tutta la lacerazione del cuore paterno si legge nelle pagine finali del libro, dedicate a Jacopo e Cosimo: «È inutile dirvi che devo pensare innanzitutto a Moreno, per il "dopo". Quelle quattro noccioline che avrò messo da parte, dovrò metterle nelle sue tasche, perché lui non potrà raccoglierne altre. Voi sì». E ancora, il testamento: «Per me voi siete liberi. Non vi passerò per forza le responsabilità che non siete tenuti ad assumervi... Quando sarò costretto a fermarmi, se sarà ancora al mio fianco, Moreno dovrà prendere la mano di qualcun altro per proseguire. Se non sarà la vostra, vi chiedo soltanto di trovarne un'altra».Non siamo abituati a una testimonianza che ci inchioda alla nostra fortuna di persone «sane». Lo riconosce Carlo Riva, direttore dell'associazione «L'abilità», che «segue» un centinaio di famiglie a Milano: «A me il libro è piaciuto. Perché a differenza di altri che ci propongono una retorica edulcorata di buoni valori, confessa il senso di odio, di impotenza, la distanza tra il genitore e la disabilità, non dal figlio. Lancia il senso di solitudine di un padre e di una madre e io, come operatore, non posso non sentirmi chiamato a confrontarmi sul tema della inclusione sociale della famiglia, non del bambino, e dello sforzo per trasformare la loro rabbia in creatività».«Il rifiuto è normale all'inizio, ma va superato. Ci vorrebbe un maggiore aiuto da parte dello Stato e della società», interviene Dario Petri, presidente dell'Associazione bambini cerebrolesi Abc. Non è una frase fatta, se ancora gli unici dati disponibili sui disabili in Italia, gestiti dall'Istat, sono fermi al 2004/2005 e parlano di 2 milioni 800 mila persone. «E non aggiungo altro. Anzi sì: nella fase sperimentale del censimento non c'era neanche una domanda sulla disabilità. Dopo la nostra protesta hanno aggiunto quattro quesiti, che però non servono a identificarla chiaramente», protesta Pietro Barbieri, presidente della Fish, la federazione per il superamento dell'handicap. Sul caso singolo di Moreno, tuttavia, avverte: «Non trovo straordinario che un genitore ammetta i propri limiti. Il problema è quanto sa tirare fuori di positivo, slegandosi dal concetto della riproduzione della propria immagine».Per Guido Trinchieri, dell'Unione famiglie handicappati - la stessa alla quale era iscritto Salvatore Piscitello, che nel 2003 a 76 anni uccise con due colpi di pistola il figlio autistico di 39 e che fu poi graziato dal presidente Giorgio Napolitano - «il senso di questo libro è forse far capire a chi non vive una storia così pesante quanto invece lo sia e quanta attenzione sociale meriterebbe».Massimiliano Verga non si illude: «Che cosa è la disabilità puoi saperlo soltanto se hai un figlio handicappato». Ha intercalato il racconto con scampoli di fede nerazzurra, forse per alleggerirlo: «Ecco due certezze: la prima è che mi farai dannare per tutta la vita; la seconda è che tiferò Inter per sempre, per tenermi allenato».La verità è che nel suo diario c'è anche tanta grazia: «Con Moreno è come camminare in un prato pieno di margherite: non sai dove mettere i piedi, per paura di schiacciarle».twitter @elvira_serra
Con questo blog desidero dare la possibilita' a tutti di leggere articoli ,commenti ,interventi che mi aiutano a guardare la realta', a saperla leggere ed essere aiutati a vivere ogni circostanza positivamente. Mounier diceva "la vita e' arcigna con chi le mette il muso" (lettere sul dolore). E' importante saper abbracciare la realta' tutta per poter vivere la giornata con letizia.
martedì 10 gennaio 2012
IL CASO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE SUPERAMENTO DELL'HANDICAP, PIETRO BARBIERI: «NON È STRAORDINARIO CHE UN GENITORE AMMETTA I PROPRI LIMITI»
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