Quando leggete quest'articolo e mandate vostri commenti cercate di spiegare la vostra posizione.Non inveite non serve a nulla perche' il bello e' poterci confrontare.
Io ho messo quest'articolo,voi mandate i vostri commenti ma cercate di spiegarvi.
Dirmi che non capisco nulla sulla disabilita' quando vivo il mio quotidiano con un bimbo in condizioni simili a quelle di Moreno mi sembra ridicolo.
Mettendo quest'articolo ho volutamente non detto la mia posizione per lasciare liberi i lettori .
Dopo molti commenti come questo che ora metto...."...se Lei in questo libro ha colto della cattiveria..allora...con tutto il rispetto...non ha proprio capito niente!Che peccato per Lei però, non essere riuscito a cogliere il senso del libro.. a me ha fatto "vibrare"... e mi fa così MALE leggere certi commenti ma MALE davvero! E' un libro straordinario..è un padre straordinario che, come tutte le persone che si trovano nella medesima situazione , meritano rispetto!.......non costruisce nulla.
Nel corso del tempo ho espresso la mia posizione e spero che cerchiate nel blog quale essa sia.(L'autore dell'articolo e' Simone mentre l'autore del blog sono io Tiziana Caggioni)giusto per spiegare ad alcuni lettori che forse non hanno compreso grazie.)
grazie buona lettura
No non mi piace. Posso accettare la crudezza di linguaggio, il realismo delle difficoltà, la rabbia dettata dalla disperazione e dall’incapacità di gestire la disabilità. Ma non posso accettare la cattiveria. Il libro di Massimiliano Verga, sociologo del diritto all’Università di Milano Bicocca, Zigulì. La vita dolceamara con un figlio disabile, non può lasciare indifferenti.
«Se Moreno (il figlio disabile di Verga, ndr) potesse leggere o capire quello che ho scritto, avrebbe il diritto di incazzarsi con me», scrive l’autore del libro. «Ma, per fortuna, non può leggere perchè è cieco. E neppure capire perché la Zigulì che ha sotto i capelli gli consente solo di riconoscere tre parole che servono per sopravvivere: pappa, acqua e nanna. Insomma uno dei vantaggi di avere un figlio handicappato è che puoi permetterti di essere un idiota e di trattarlo male. E io mi concedo questo vizio».
Anche se tra le righe si può leggere un certo affetto e la forte rabbia per l’impotenza verso un figlio in difficoltà, faccio fatica a digerirle. Non è per un falso perbenismo, ma queste parole mi feriscono. «Sei insopportabile», scrive Verga, «Preferirei masticare la sabbia piuttosto che sentirti. Anche dei chiodi nelle mutande sono più piacevoli della tua voce. Quando urli così non ho scelta. O ti sbatto in camera e chiudo la porto oppure ti prendo a sberle. Quasi sempre finisci in camera. La ritengo una conquista».
Chi è abituato a usare le parole sa che ogni affermazione ha un peso, crea un effetto, trasmette qualcosa agli altri. Scrivere è quasi strapparsi di dosso una parte e regalarla alla vista e al giudizio degli altri. E se tratti di puro affetto mitigano la violenza di certe affermazioni, non riesco ad accettare la cattiveria con cui è scritto,
«Ho raccolto gli odori, i sapori e le immagini della vita con mio figlio Moreno», scrive Verga. «Odori per lo più sgradevoli, sapori che mi hanno fatto vomitare, immagini che i miei occhi non avrebbero voluto vedere. Ho perfino pensato che fosse lui ad avere il pallino della fortuna in mano, perché lui non può vedere e ha il cervello grande come una Zigulì. Ma anche ai sapori ci si abitua. E agli odori si impara a non farci più caso. Non posso dire che Moreno sia il mio piatto preferito o che il suo profumo sia il migliore di tutti. Perché, come dico sempre, da zero a dieci, continuo a essere incazzato undici. Però mi piacerebbe riuscire a scattare quella fotografia che non mi abbandona mai, quella che ci ritrae quando ci rotoliamo su un prato, mentre ce ne fottiamo del mondo che se ne fotte di noi. Questo libro è uno dei tanti scatti che ho fatto negli ultimi anni. Ma mi sento come un fotografo che usa ancora una macchina analogica. Per vedere se è lo scatto giusto, devo aspettare che qualcuno sviluppi la pellicola e mi faccia avere la stampa».
7 commenti:
Penso che sei una perbenista e anche di bassa lega.Probabilmente le domeniche le passi a messa e non conosci determinate problematiche inerenti ad un handicap.Purtroppo chi non è dentro a queste cose non le capisce e tu non fai eccezione.. Marc Antoine Diamanti
cattiveria? vorrei ben vedere come vivresti con un figlio in una tale condizione, evidentemente non hai capacità di immedesimazione se non capisci che questo libro è soprattutto uno sfogo, una liberazione, visto che metà è stato scritto di getto, in una notte. Ne ho sentite tante ma accusare qualcuno che non solo deve curare se stesso ma un'altra persona, per il fatto di non farlo con il sorriso, è fuori dal mondo.
Credo che questo padre abbia avuto un grande coraggio di scrivere senza ipocrisia, quello che molti altri genitori con figli disabili non hanno il coraggio di confessare. Credo inoltre che il fatto che abbia avuto il coraggio di scrivere certe "cattiverie" possa avere un effetto terapeutico sul grande dolore da lui provato. Non potrei mai giudicare questo padre e a lui e al figlio rivolgo tutta la mia solidarietà in senso laico e umano. Che coraggio! Spero inoltre che questo libra faccia parlare il più possibile della situazione di vita dei disabili/handicappati/ diversamente abili, chiamiamoli come vogliamo, ma che se ne parli! La strada nell'esigibilità dei loro diritti già sanciti per legge è ancora molto molto lontana!
...se Lei in questo libro ha colto della cattiveria..allora...con tutto il rispetto...non ha proprio capito niente!Che peccato per Lei però, non essere riuscito a cogliere il senso del libro.. a me ha fatto "vibrare"... e mi fa così MALE leggere certi commenti ma MALE davvero! E' un libro straordinario..è un padre straordinario che, come tutte le persone che si trovano nella medesima situazione , meritano rispetto!
Ok, ma neanche con la provocazione si costruisce niente,quando si scrive.. "dire di no al libro di Massimiliano Verga" è un pò cercare la provocazione e allora può succedere che il "clima" si riscaldi perchè è intrinseco nel meccanismo della provocazione. Io non ho detto che non capisce nulla sulla disabilità, ho semplicemente pensato che forse non è riuscito a cogliere la parte più "vera" del libro. Sono d'accordo con Lei che le discussioni ed i commenti debbano mantenere toni pacati e mi Scuso se ho esagerato, però volevo solo difendere quel papà e con quel papà.. anche Lei Simone.
Un abbraccio.
Ciao Simone,
hai fatto bene a scrivere il tuo pensiero affinchè noi tutti ti possiamo aiutare a capire la vita, in mondo,e donarti il coraggio. Il tuo scritto ha ferito il cuore anche a me, mentre il libro di Massimiliano mi ha chiamato, mi ha allertato, ma ha fatto comprendere che si può amare così tanto da poter condividere tutto, ma proprio tutto, partendo dall'inferno per raggiungere il paradiso. Io sono un'infermiera libera da impegni familiari, se posso essere di aiuto per Moreno, cercatemi. Ciao Simone, fatti coraggio un giorno capirai anche Tu, e solo allora il ghiaccio del tuo cuore si scilgierà come sempre accade durante una giornata di sole. Massimiliano ci ha portao il sole e liberato tanti cuori dalla morsa del ghiaccio. ti lascio il mio indirizzo. temar.tb@libero.it
Un grande coraggio , non tanto a scriverle quanto a pubblicarle!
La vita con un disabile è così come la descrive questo padre , anzi questo padre è anche fortunato perché è una persona istruita e senza problemi economici , almeno è quello che si intuisce dal libro .
Avere un figlio o nel mio caso un fratello con quel tipo di problemi , ti fa vedere la vita da una prospettiva diversa , cresci in modo diverso ! La paura del domani la riconosco sul volto dei miei genitori.... Spero solo che la vita sia più benevola e ci dia , a noi fratelli , forza e mezzi per garantirgli una vita bella come quella che ha oggi con i miei !
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