venerdì 3 febbraio 2012

La vecchia e l’Ave Maria


..... Il nome di Maria riportò la luce nel cuore e nella mente della vecchia, un punto di memoria e di innocenza.

C’è da sperare che anche alla vecchia Europa si accenda la memoria di “quel nome santo e soave”. Che le dodici stelle dorate che campeggiano sullo sfondo azzurro della bandiera europea, memoria inconsapevole delle dodici stelle che circondano il capo della Vergine, tornino a risplendere di luce......

di Elena Pagetti
Tratto dal sito Cultura Cattolica.it l'1 febbraio 2012

L’Europa, talvolta, ha un sussulto che fa tornare a galla la “nobiltà ideale” della sua origine, la riporta a prendere coscienza di sé e della cultura che l’ha plasmata al suo sorgere.

Una cultura rispettosa della vita, animata dalla consapevolezza della dignità della persona umana. I “padri fondatori” dell’Unione, Adenauer, De Gasperi e Schuman, auspicavano un’unione di stati laici, consapevoli delle loro radici cristiane. Lo sviluppo del seme gettato nella terra europea non ha portato i frutti che si erano auspicati. Sono stati dimenticati i popoli per favorire unicamente il mercato; le decisioni di burocrati e tecnocrati si impongono spesso a discapito della sovranità degli stati e delle tradizioni delle singole nazioni.






Ma in questi giorni una folata d’aria fresca ha riacceso la speranza. Il Consiglio d’Europa, il 26 gennaio, ha varato un testo in cui si afferma che “deve sempre essere vietata l’eutanasia, nel senso di procedure attive o omissive volte provocare intenzionalmente la morte”. Una vittoria della laicità positiva. Quella auspicata da Benedetto XVI in tanti suoi interventi o in incontri con diversi capi di stato. Una possibilità in più di vita buona per tutti, anche per chi ha contrastato il testo nella sua formulazione ormai definitiva.

Il vecchio continente, colpito da una profonda crisi di fede, dal rifiuto del cristianesimo e dalla perdita del senso religioso, ogni tanto sembra ricordarsi che il relativismo dominante, l’indifferentismo diffuso e il conseguente nichilismo non rispondono alle istanze dell’umano. È un riaffiorare dell’antica memoria tra i vapori della dimenticanza.

Viene alla mente la vecchia serva dell’Innominato, nel XXI capitolo de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. Questa donna, ormai anziana, dopo una vita trascorsa tra le mura del castello, s’era avvezza al male e all’uso della forza. Quando il suo padrone la chiama per ordinarle di infondere coraggio alla povera Lucia che giungeva prigioniera nel suo castello, si rende conto di non sapere più cosa significhi infondere coraggio a una creatura. “Hai tu mai sentito affanno nel cuore? hai tu mai avuto paura?”, le chiede, adirato dalla sua stessa inquietudine, l’Innominato. In effetti, era proprio così. La vecchia non ricordava di aver provato questi sentimenti. Ma accadde un fatto che la ridestò. Fu un’invocazione disperata, pronunciata da Lucia tra le lacrime: “in nome di Maria Vergine…!” a questo punto accadde l’imprevisto, quello che nessuno si sarebbe mai aspettato. “Quel nome santo e soave, già ripetuto con venerazione ne’ primi anni, e poi non più invocato per tanto tempo, né forse sentito proferire, faceva nella mente della sciagurata che lo sentiva in quel momento, un’impressione confusa, strana, lenta, come la rimembranza della luce, in un vecchione accecato da bambino”. Il nome di Maria riportò la luce nel cuore e nella mente della vecchia, un punto di memoria e di innocenza.

C’è da sperare che anche alla vecchia Europa si accenda la memoria di “quel nome santo e soave”. Che le dodici stelle dorate che campeggiano sullo sfondo azzurro della bandiera europea, memoria inconsapevole delle dodici stelle che circondano il capo della Vergine, tornino a risplendere di luce.





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