....E invece no. In quel sabato di fine novembre - e in ciò che porta a galla - c’è molto di più. C’è tutto. Perché basta grattare via la patina degli stereotipi sulla crisi e i “nuovi poveri” per trovare quello che un recente rapporto della Fondazione Sussidiarietà afferma con numeri e cifre e che lo stesso Benedetto XVI ha fissato in un passo della Caritas in veritate: «Una delle più profonde povertà che l’uomo può sperimentare è la solitudine. A ben vedere anche le altre povertà, comprese quelle materiali, nascono dall’isolamento, dal non essere amati o dalla difficoltà di amare
«Una delle più profonde povertà che l’uomo può sperimentare è la solitudine. A ben vedere anche le altre povertà, comprese quelle materiali, nascono dall’isolamento, dal non essere amati o dalla difficoltà di amare»....
L'editoriale di TRACCE di Ottobre:
Al di là del cerchio
C'è un avvenimento imponente che da qualche anno segna il mese di novembre. In Italia ma, ormai, non solo, visto che un po’ alla volta sta diventando globale, con ricadute in Europa e Sudamerica. È la Colletta, la giornata organizzata dal Banco Alimentare (quest’anno cade il 28) per raccogliere da chi fa la spesa cibo da donare ai poveri. È il momento culminante di un lavoro che dura tutto l’anno, visto che il Banco assiste costantemente ottomila enti e associazioni (primi fra tutti, i Banchi di Solidarietà). Nel 2008 ha mobilitato più di centomila volontari, stavolta è probabile che si vada oltre. Un gesto di popolo, insomma. Che però, per paradosso, si porta dentro un rischio. Non è tanto - o non solo - l’abitudine, la possibilità di dare per scontato che accada una cosa del genere (ormai è l’edizione numero dodici). È qualcosa d’altro, di più sottile. Qualcosa che, stranamente, si annida nella semplicità stessa del gesto.
In fondo, la Colletta è come un cerchio che, una volta tanto, si chiude a perfezione. C’è chi fatica ad arrivare a fine mese e spesso non ha i soldi per mangiare. C’è chi raccoglie sul mercato cibo che altrimenti andrebbe buttato (il Banco Alimentare, appunto). E c’è chi lo fa avere ai poveri (i Banchi di Solidarietà e le altre associazioni). Una grande idea, un’applicazione intelligente e una macchina organizzativa che funziona. Bellissimo.
Eppure, da fuori, ci si potrebbe fermare lì, al bel gesto. Grande. Commovente. Capace di approdare sui giornali. Ma destinato a svanire qualche giorno dopo, nella mente di chi non è implicato direttamente nel Banco, nei Banchi o nel ruolo di chi quei pacchi li riceve.
E invece no. In quel sabato di fine novembre - e in ciò che porta a galla - c’è molto di più. C’è tutto. Perché basta grattare via la patina degli stereotipi sulla crisi e i “nuovi poveri” per trovare quello che un recente rapporto della Fondazione Sussidiarietà afferma con numeri e cifre e che lo stesso Benedetto XVI ha fissato in un passo della Caritas in veritate: «Una delle più profonde povertà che l’uomo può sperimentare è la solitudine. A ben vedere anche le altre povertà, comprese quelle materiali, nascono dall’isolamento, dal non essere amati o dalla difficoltà di amare».
Si è poveri perché soli. Tante volte, prima di essere una questione di disoccupazione, di soldi, persino di fame, la povertà è solitudine. Bisogno di un rapporto, quindi, altro che sussidi. Conta quanto il cibo. Anzi, più del cibo. Perché non è un rapporto qualsiasi che manca, al povero come a tutti: è “il” rapporto, il legame con il significato. Con ciò che dà senso e dignità a tutto. Con il Mistero. Non a caso, quella pagina del Papa prosegue così: «Le povertà spesso sono generate dal rifiuto dell’amore di Dio, da un’originaria tragica chiusura in se medesimo dell’uomo, che pensa di bastare a se stesso, oppure di essere solo un fatto insignificante e passeggero, uno “straniero” in un universo costituitosi per caso. L’uomo è alienato quando è solo o si stacca dalla realtà, quando rinuncia a pensare e a credere in un Fondamento».
Il cuore della Colletta, e del lavoro che si porta appresso tutto l’anno, è proprio questo. All’origine di quel cerchio semplice e perfetto, tracciato dal Banco, dai Banchi e da molte altre opere - ma si potrebbe dire, da ogni forma di vera carità -, c’è qualcosa che sta oltre. Un fattore che pesa molto di più del pacco di viveri portati a chi ha bisogno. C’è «il Fondamento», per usare l’espressione del Papa: Cristo. E arrivare fin lì, a riconoscerLo, è ciò che inizia a scardinare davvero la solitudine. Di chi riceve, ma anche di chi dà.
Lo testimoniano molte delle storie che troverete raccontate in questo Tracce. Ma è una possibilità per tutti. Magari a cominciare da quel sabato di fine mese, in cui si può entrare al supermercato per “fare del bene” e si può uscirne - o legarsi - avendo fatto un passo in più nella conoscenza della realtà. Di sé. E di ciò che serve a tutti per vivere
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