..... «Durante il mio stato vegetativo io avvertivo e sentivo di avere fame e sete, non avvertivo sola¬mente il sapore del cibo. Io sentivo continua ma nessuno mi capiva: capivo cosa mi succedeva intorno, ma non potevo parlare, non riuscivo a muovere le gambe, le braccia e qualsiasi cosa volevo fare, ero imprigionato nel mio corpo proprio come lo sono oggi. Sentivo i medici dire che la mia morte era solo questione di tempo, che ero un vegetale, che i miei movimenti oculari erano solo casuali, che non ero cosciente»......
... « No, la vita di Eluana non si è interrotta. È un mistero in questo momento, però vive! E non è attaccata a nessu¬na macchina, non è dipendente da nulla. Viene alimen¬tata di notte con il sondino. Oggi vive senza l'ausilio del medico. Invece se dovessero trasferirla per compiere quell'azione che hanno deliberato, avrebbe bisogno dell'assistenza sanitaria »...
«Se la venissero a prendere assisteremmo impotenti nel vedere una persona che va a morire»
DAL NOSTRO INVIATO A LECCO PAOLO LAMBRUSCHI
Avvenire 17 luglio 2008
Viene alimentata solo di notte con il sondino Di giorno, dopo la fisioterapia, se c'è il sole viene condotta in giardino da suor Rosangela, dal papà o dalle sue amiche inseparabili
Non è troppo tardi. « Ci ripensi, è stata 14 anni qui. La lasci con noi. La sua vita è un mistero, ma continua. Non uccida la speranza » . Ieri pomeriggio le suore Misericordine hanno lanciato a Beppino Englaro, padre di Eluana, un nuovo, accorato appello in esclusiva dal Tg1 e dalle colonne di questo giornale.
Richiesta analoga a quella pubblicata, dopo la sentenza, sul sito della diocesi di Milano: non porti via Eluana dalla casa di cura lecchese verso il viaggio senza ritorno. E che ieri è stata ribadita nel giardino della casa di cura « Beato Luigi Talamoni » di Lecco, un angolo di quiete in pieno centro, a pochi metri dalle sponde del lago. Da 14 anni luogo di svago quotidiano per Eluana, che non è attaccata a nessuna macchina. Viene qui di giorno, dopo la fisioterapia che la mantiene miracolosamente tonica. Se il tempo lo consente, scende dalla sua stanza al secondo piano su una carrozzella spinta dal papà, dalle amiche o dall'inseparabile suor Rosangela. Gli accompagnatori le parlano, la accarezzano, la portano dalla Madonnina di Lourdes in una grotta o nella cappellina.
In queste ore che potrebbero essere decisive, suor Albina Corti, la responsabile della clinica dove la giovane è ricoverata, si fa portavoce della sofferenza e della trepidazione di tante coscienze di tutto il Paese, commosse dalla vicenda. Parla ancora di Rosangela, la consorella che le è stata più vicina in questi anni di ricovero. Conferma che nessuno nella struttura potrà togliere alla giovane in stato vegetativo il sondino che la nutre e la disseta. E ricorda la delusione, il grande dolore provato da tutta la comunità religiosa della struttura sanitaria quando è arrivata la sentenza della Corte d'appello di Milano che ha autorizzato il padre a sospendere l'alimentazione.
« Sapevamo che il signor Englaro stava lottando per poter arrivare alla sentenza pronunciata alcuni giorni fa, però abbiamo sempre nutrito la speranza che Eluana rimanesse ancora a lungo con noi. Non pensavamo proprio che il papà decidesse di trasferirla. Gli chiediamo ancora di lasciarla a noi, dopo tanti anni la consideriamo parte della nostra famiglia. L'abbiamo accolta così com'era, l'ha accolta tutta la congregazione. Da noi un posto per lei ci sarà sempre » .
Il signor Englaro le ha già risposto indirettamente ringraziando per l'assistenza, ma è convinto di compiere la volontà della figlia, di agire per la sua libertà.
« Non importa. Gli ripeto la nostra richiesta » .
Suor Albina, lei lo ha incontrato?
« Si e di frequente. Abbiamo avuto diversi scambi di idee. Sempre con il massimo rispetto da ambo le parti, ma abbiamo due pareri opposti. Lo si può umanamente comprendere, ma non condividiamo quel che intende fare » .
E se dovesse arrivare la fatidica telefonata che vi chiede di preparare la giovane?
La religiosa non riesce a trattenere le lacrime mentre risponde.
« Se ci chiamassero il padre o il curatore reste¬remmo qui come spettatori impotenti a vedere una persona che va a morire » .
Eppure c'è chi sostiene che la sentenza, autorizzando la sospensione dell'alimentazione e quindi la morte, darebbe solo corso alla natura...
« No, la vita di Eluana non si è interrotta. È un mistero in questo momento, però vive! E non è attaccata a nessu¬na macchina, non è dipendente da nulla. Viene alimen¬tata di notte con il sondino. Oggi vive senza l'ausilio del medico. Invece se dovessero trasferirla per compiere quell'azione che hanno deliberato, avrebbe bisogno dell'assistenza sanitaria » .
Secondo voi si può affermare che la giovane prova stimoli davanti all'affetto che la circonda?
«Con certezza non si può dire neppure il contrario. Quando sente la voce di suor Rosangela, ad esempio. è evidente che si sbatte, si contrae, si agita. L'impressione è che avverta qualcosa. Certo, potrebbe essere impressione soggettiva, comunque qualcosa succede in lei » .
Come state vivendo questi momenti?
«Con sofferenza e angoscia. Ci ha dato conforto l'articolo pubblicato su 'Avvenire' del Cardinale Tettamanzi quando dice che far morire Eluana vuol dire chiudere le porte alla speranza. Noi di speranza ne abbiamo ancora. E ci sostiene la certezza che lei comunque resterà sempre con noi
La direttrice: «Non uccida la speranza.La sua vita è un mistero ma continua». Dopo 14 anni «fa parte della nostra famiglia».
Dolore e delusione il giorno della sentenza
la testimonianza
Salvatore Crisafulli: «Sentivo la fame e la sete»
DA ROMA
« La definizione di stato vegetativo permanente si riferisce a una prognosi sottoposta a gravi margini di errore: la sentenza di morte emessa nei confronti di Eluana Englaro è veramente agghiacciante, fa venire i brividi cancellando definitivamente le nostre speranze e condannando duramente tutti i disabili gravissimi». A parlare è Salvatore Crisafulli, l'uomo che nel 2005, dopo due anni di coma e numerose diagnosi di stato vegetativo permanente, si risvegliò raccontando di aver trascorso quei due anni comprendendo e capendo tutto ciò che gli accadeva intorno. Oggi chiede al presidente della Repubblica un intervento per «evitare ulteriori richieste di eutanasia», affermando che altrimenti si dovrebbero chiudere tutti i reparti di rianimazione.
«Non esistono parametri e criteri validi per accertare l'irreversibilità dello stato vegetativo permanente», dice Crisafulli dal suo letto, dove vive paralizzato ma comunicando attraverso un computer. «Dal mio letto di quasi resuscitato alla vita, voglio gridare a tutto il mondo il mio straziante e silenzioso urlo: questa sentenza di morte emessa nei confronti di Eluana Englaro è una sentenza agghiacciante.
Se applicata, si inizia la nuova era dell'eutanasia con l'eliminazione di tutti i disabili gravissimi che aspettano e sperano anche nella scienza. Staccare il sondino sarà una morte veramente atroce, orribile». «Il mio – continua Crisafulli – è il pensiero semplice di chi ha sperimentato indicibili sofferenze, di chi è arrivato a sfiorare il baratro oltre la vita ma era ancora vivo, di chi è stato lungamente giudicato dalla scienza di mezza Europa un vegetale senza possibile ritorno tra gli uomini e invece sentiva irresistibile il desiderio di comunicare a tutti la propria voglia di vivere »
. Crisafulli si dice poi «scioccato dal duello» tra il signor Englaro e la Chiesa che «esclude noi pro¬tagonisti direttamente coinvol¬ti ». L'uomo ringrazia oggi chi «anche durante la mia vita vegetale, mi parlava come uomo, mi confortava come amico, mi amava come figlio, come fratello, come padre: dove sarebbe finita – domanda – l'uma¬na solidarietà se co¬loro che mi stavano attorno durante la mia sofferenza avessero tenuto d'occhio solo la spina da sfilare del respiratore meccanico?
«Durante il mio stato vegetativo io avvertivo e sentivo di avere fame e sete, non avvertivo sola¬mente il sapore del cibo. Io sentivo continua ma nessuno mi capiva: capivo cosa mi succedeva intorno, ma non potevo parlare, non riuscivo a muovere le gambe, le braccia e qualsiasi cosa volevo fare, ero imprigionato nel mio corpo proprio come lo sono oggi. Sentivo i medici dire che la mia morte era solo questione di tempo, che ero un vegetale, che i miei movimenti oculari erano solo casuali, che non ero cosciente».
«La vita conclude Salvatore Crisafulli è degna d'essere vissuta sempre, anche da paralizzato, anche da intubato, anche da febbricitante e piagato»
Nel 2005 è uscito da due anni di coma «Una sentenza che fa venire i brividi»
3 commenti:
Eluana non appartiene certo alle suore, ne appartiene allo stato e nemmeno a suo padre. Eluana appartiene solo a se stessa. Eluana non voleva essere un vegetale, lo aveva dichiarato testualmente. E allora sia fatta la volontà di Eluana. Sia pure con 16 colpevolissimi anni di ritardo.
Sono Annalisa, ho 39 anni e sono nata anche io alla casa di cura di Lecco.
Quando ero in età scolare, un mio compagno ebbe un incidente in moto e andò in coma. Anche io dissi : “IO PREFERIREI MORIRE …” . Le mie parole erano inequivocabili, il mio tono deciso eppure in fondo al mio animo non ero sicura di quello che stavo dicendo, pronunziai quelle frasi solo per schermare il senso di sbalordimento che provai vedendo un giovane della mia età ad essere colto da una disgrazia che aveva spento la sua vita. Da giovani si è poco abituati a fare i conti con la morte e si ha la sensazione di essere più forti di lei, cosi quando ci si trova al suo cospetto, le reazioni sono proporzionalmente più forti per sola autodifesa.
• Oggi ho trentanove anni. Ho la maturità e il coraggio di dire: “IO NON VORREI MAI MORIRE….”
C'è solo una cosa da chiedersi. Credere in una vita oltre la vita? Credere nell'esistenza di DIo?
Se la risposta è affermativa Eluana non può essere lasciata morire di fame e sete
Se la risposta è negativa, allora la scelta dei suoi genitori è la piu giusta.
Io credo in Dio e quando la mia fede è incerta comunque credo di non essere in grado di affermare neppure il contrario. In assenza di certezze, preferisco avvalermi di ogni mezzo scientifico per mantenere in vita una persona.
Per tutti quelli che sostengono di interrompere l'alimentazione:
e se poi si fosse risvegliata?
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