di Roberto Marchesini
Oggi è la festa più politicamente scorretta dell'anno. È la festa di san Giuseppe, padre di Gesù, sposo di Maria.
È una festa politicamente scorretta perché celebra un padre proprio quando si è finalmente realizzata la «società senza padri» di sessantottina memoria; quando per allevare i figli serve il posto fisso, ma non il papà fisso; quando vanno bene anche due mamme e anzi, i figli sono più felici; quando il welfare ha ormai reso inutile la presenza del padre in casa; quando le mamme restano incinte senza conoscere uomo (e senza alcun intervento divino di sorta).
È una festa politicamente scorretta perché san Giuseppe non era un «mammo»: non ha mollato il lavoro per occuparsi di pannolini e poppate, ma ha continuato a lavorare per mantenere la famiglia. Volendo dirla tutta, doveva essere proprio un padre all'antica, perché ha educato Gesù secondo il motto «Impara l'arte e mettila da parte»: tu impara un mestiere, poi magari diventi il Messia e non ti serve, però intanto...
È una festa politicamente scorretta perché Giuseppe tace. Non conosciamo un discorso, una frase, nemmeno una parola di san Giuseppe, nemmeno un «Bah...». Anni e anni di lamentele muliebri («Mio marito non spiccica una parola nemmeno a martellate...»), di psicologia spicciola sulle riviste femminili («Gli uomini devono imparare a esprimere i loro sentimenti... le loro emozioni...») e si festeggia un uomo che è l'apoteosi del silenzio maschile. Bah.
È una festa politicamente scorretta perché il padre di Gesù è un uomo «giusto» (Mt 1,19). Significa che se ne impippa del legalismo, del politicamente corretto, del rispetto umano, dei sentimenti degli altri eccetera eccetera. Come un ispettore Callaghan qualsiasi, fa ciò che è giusto a dispetto delle regole e delle opinioni altrui.
È una festa politicamente scorretta perché san Giuseppe non solo non ha mai pensato di liberarsi di una gravidanza «scomoda»; non solo ha rifiutato l'adulterio; non solo non è scappato con una ventenne mollando moglie e Figlio; ma ha vissuto castamente tutta la vita, alla faccia della classica scusa (utilizzata indifferentemente sia dagli uomini che dalle donne) delle famose, leggendarie «esigenze maschili».
È una festa politicamente scorretta perché Giuseppe ha protetto la Sacra Famiglia dai malvagi (e non ha tentato di dialogare con loro, cercando ciò che unisce invece di ciò che divide).
È una festa politicamente scorretta perché Giuseppe era un uomo pio. Non solo si è fidato ciecamente di Dio, ma ha imposto al Figlio tutti i riti dell'iniziazione religiosa (circoncisione, imposizione del nome, presentazione al tempio...) e non si è sognato nemmeno una volta di dire «Quando sarà grande deciderà lui...».
In conclusione, per tutti questi motivi politicamente scorretti, buona festa del papà. Con l'augurio a tutti i papà di imitare san Giuseppe; a tutte le mogli di avere un marito come l'ebbe Maria; a tutti i figli un padre terreno come il padre putativo di Gesù.
Nessun commento:
Posta un commento