di Tempi, 21 GIUGNO 2007
In meno di quattro anni i cristiani in Iraq sono stati annientati. Erano un milione e mezzo prima della guerra, oggi ne sono rimasti 250 mila. Un disastro analogo in Terra Santa. Erano la maggioranza della popolazione araba di Gerusalemme e Betlemme a metà del secolo scorso, oggi sono un'esigua minoranza nella Palestina che brucia in una guerra civile scatenata dal fondamentalismo islamico. Ovunque, dalla Malaysia al Marocco, intolleranza e legislazioni sempre più improntate alla sharia fanno terra bruciata della libertà religiosa.
Preti uccisi o rapiti o impediti di svolgere la loro missione. Integralismo e leggi che istigano alla discriminazione degli 'infedeli' spingono verso l'obbligo del velo anche per le donne cristiane, puniscono perfino con la morte la conversione al cristianesimo, vietano la costruzione di chiese e, contro ogni principio di reciprocità, non ammettono che così come un musulmano è libero di frequentare le moschee e fare proselitismo nelle democrazie occidentali, altrettanto possano fare i cristiani nei paesi della mezzaluna. Dopo il grido di dolore lanciato da Benedetto XVI, Magdi Allam ci ha suonato la sveglia e ci ha proposto un gesto di solidarietà pubblica alla Chiesa che soffre. Ancora una volta è un uomo non di Chiesa a fare proprio l'appello del Papa per porre fine alla persecuzione dei cristiani in terre devastate da terroristi e legislazioni che violano i diritti umani. Dice il vicedirettore del Corriere della Sera: «La tragedia di cui sono vittime i cristiani in Medio Oriente ha un nome», e questo nome è «genocidio».
Popolazioni autoctone, presenti in molte aree a maggioranza musulmana già parecchi secoli prima che arrivasse l'islam, oggi rischiano di scomparire. Ma se il cristianesimo scompare non è solo l'ecumene cristiana a patirne le conseguenze. E questo Allam lo sa, innanzitutto per esperienza personale. Di ragazzo che è stato custodito e istruito, nel pieno rispetto della sua identità musulmana, nelle scuole salesiane in Egitto. Di uomo che ha poi trovato patria e una brillantissima carriera professionale in quella democratica Italia la cui civiltà cristiana l'agnostico e musulmano Allam oggi difende da nemici interni ed esterni. Dal nichilismo assassino dei terroristi e dal nichilismo gaio delle ideologie occidentali che nutrono l'odio di sé. Ma queste cose non le conosce solo Allam. Ogni musulmano sa che ovunque ci sia o ci sia stata comunità cristiana, là c'è o c'è stata libertà e possibilità di bene per tutti.
Non solo. Sono noti a ogni musulmano i servigi di fraternità e carità resi dalle minoranze cristiane nelle terre del Corano. Durante i secoli e, in talune occasioni, resistendo eroicamente a guerre e dittature, i cristiani hanno costruito e ricostruito università, scuole, ospedali, orfanotrofi, centri di accoglienza per i poveri. Opere sociali da cui hanno tratto benefici innanzitutto i musulmani. Da Giakarta a Gerusalemme, da Baghdad a Rabat, la gente vi racconterebbe che nessuna crociata ha impedito che nei secoli si ricostruisse quel clima di amicizia e collaborazione che ha fatto sentire i cristiani parte integrante, se non - come in Indonesia, Libano o Iraq - élite dei popoli dell'Oriente e del sud a maggioranza musulmana.
Là dove non c'è libertà per i cristiani non c'è libertà per nessuno. È tutto questo che vogliamo ricordare, e che invitiamo i nostri lettori a ricordare, aderendo e partecipando, ci auguriamo numerosi, al manifesto e alla manifestazione del 4 luglio a Roma, ore 21, in Piazza Santi Apostoli, 'contro l'esodo e la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, per la libertà religiosa nel mondo'
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