lunedì 30 luglio 2007

A ME INVECE PIACE



A me invece mi piace...
Libero 18 luglio 2007

di RENATO FARINA




Non c'è niente di più facile che sentirsi superiori a quelli che prendono su la macchina e vanno al mare. Siamo un circo che fa ridere gli stomacuzzi, ci nutriamo di spaghetti alle vongole e non disdegniamo le cozze alla panna, ci scottiamo e usiamo il magico Prep, la crema che va bene contro le punture e le scottature, ma tiene lontani anche gli umani causa fermentazione con sudori e crema Nivea. E allora? Qualcosa da dire? Persino il Tg ci tratta come imbecilli perché non partiamo mai in modo intelligente, ci ingolfiamo nelle code, e ci facciamo persino prendere per il sedere ai caselli, con il tizio che ti pianta una banana in bocca, ti domanda cosa provi a essere lì senz'acqua sotto il sole, e ti fa capire che sei proprio scemo, anche perché paghi il canone e pure il ticket dell'autostrada. Ma a me piace questa gente, questo rito propiziatorio. È il nostro latino laico. C'è qualcosa di epico in questo popolo italiano che si spaparanza con le braghe pendule e la ciccia rovente sulle spiagge. Io sono molto devoto a costoro e mi sento del fetido gruppazzo, anche perché, mentre c'è una bella arietta, e hai spento il telefonino, viene persino voglia di leggere i giornali. Niente di meglio di Libero, non è vero, e un Aperol prima che il sole martelli troppo.
Fritto misto e anguria i Caraibi ci fanno un baffo
Lo sappiamo. Ogni anno c'è il caro mare e ci sono le alghe, sulla Riviera di Ponente si è sparsa la notizia che ce n'è un tipo cannibale che è fuggito da una specie di zoo marittimo in Costa Azzurra e sta inseguendo i bagnanti in Liguria peggio degli squali. Pazienza. Un'avventura in più. La lotta contro l'alga assassina, magnifico. Ma che ci fanno a noi i Caraibi? Un baffo. Dunque a Sanremo si va lo stesso, perché c'è il profumo di quando eravamo piccoli, e bisogna pur trasmettere qualcosa ai figli e ai nipoti. Non è il sapore di mare, meglio astenersi dal berlo, ma almeno il sapore del fritto misto, vuoi mettere. E l'anguria. Com'è buona l'anguria al mare, la sera. E sparacchiare i gandolini, detti anche semi, per vedere chi è il più bravo. Altro che tiro al piattello o safari di caccia al bisonte in Manganica. Ci derubano in Sardegna e a Palinuro, ma noi torniamo sempre sul luogo del delitto, perché - come ci diceva la nonna che l'aveva imparato dal duce - bisogna cambiare aria, e il sole fa bene alle ossa dei bambini ma anche di noi che restiamo sempre un po' infanti. La gara di biglie sulla spiaggia, dopo essermi coperto con una specie di caffettano uzbeco per non essere calcinato dalla brezza sahariana, resta ancora l'unica gara al mondo dove non vincono sempre i soliti. La meno noiosa del globo. In Formula uno o è McLaren o è Ferrari, qui c'è un po' di suspense, e non è ancora arrivato l'antidoping. Così non ci tocca sorbire la predica del moralista di turno. Ah no, mi sbagliavo, dobbiamo sciropparci la tirata dell'esteta armato di cannuccia. Ci rassegniamo. Chi non ama il mare, e neanche i monti, e adora l'asfalto grinzoso di Kerouac, ha come divertimento quello di parlar male di noi e di darci dei pirla perché non capiamo quant'è bella Milano d'estate. Restaci te con gli algerini nei giardinetti, pro- vaci te ad attraversare soprappensiero la strada deserta con il sigaro in bocca, senza essere travolto dai ganzi delle gare automobilistiche di città. Meglio i racchettoni da spiaggia che i rockettari delle notti con le motorone e le tute di pelle nera. In questi mesi diventano padroni della metropoli. Sembrano giovanotti, con le spalle balestrate, centauri d'acciaio. Poi si sfilano la tuta per bere la gazzosa e sono vecchi senza denti, cascami ambulanti, ma cattivi di dentro e la loro moto gigante è una minaccia a mano armata. Va bene. State qua, non andate al mare. Almeno non vedremo le vostre facce pensose e tisiche, da signori malinconici, impalliditi da sedute di luna mannara, tutti con infanzia infelice da dimenticare perché costretti ad andare al mare con zie acide e senza il moroso. Ma te lo conosci il gelatino al pistacchio buono di Riccione, e la sgarzellina che tutti gli anni si fa più bella, ma-no-èsua-figlia? I racchettoni sono la nostra rivincita contro i tennisti azzimati, con i loro calzoncini multicolori, che alle sette del mattino filano correndo nei parchi cittadini - è il jogging bellezza - per prepararsi alla maratona di New York e poi si fanno una partitina al club e non sbagliano una volée perché hanno tanti danée. Immergersi nelle acque, lo confesso, è una pratica che non adotto più da ventisette anni. Ma l'anno scorso è stato bellissimo. Ho ceduto, e mi sono trasportato dove i cavalloni danzano. Ci tenevamo per mano e siamo stati lanciati come fuscelli in questo formicolio di popolo bue, che sarà bue, ma è il mio, siamo noi e in vacanza riusciamo persino a parlarci.
I miei amici delle valli che ricordano i cowboy
Devo dire che - mare a parte - mi piace tanto la montagna. Questi montagnard poi sono trattati anche peggio. Li conosco bene. Sono uno di loro. In valigia teniamo sempre la tenuta per passare da idioti: gli scarponi, i calzettoni, la piccozza e la camicia flanellata come i cow boy. È bello però quando il ghiacciaio prende i colori del tra- monto. In realtà, ammettiamolo, piove sempre. Si sta negli androni degli alberghi e qualcuno tira fuori gli scacchi, ma soprattutto la cioccolata con lo strudel. Vuoi mettere. C'è anche un bel freschino. Sarà mica una vita comprare le monoporzioni al supermarket, e radunarsi con altri tre pistola che si lamentano per i negozi chiusi? Perché non li apri te i negozi? Perché non ti metti te a fare il pane senza far ferie; te che ti lamenti che non trovi niente? Avanti, passa l'agosto in officina o a fare l'idraulico. Dici che non trovi l'idraulico in città per tutta l'estate, e chi viene a riparare un rubinetto si fa pagare un Perù? Ma fallo te, tirati su le maniche, fa' un corso serale d'inverno e così vedrai che d'estate ci romperai meno i coglioni con le tue prediche da tisicuzzo con il bicchiere in mano? Ma la fonderia d'agosto non ti è mai venuta in mente? Ci sono un sacco di negri che già ci passano la vita, ma poi riposano persino loro, d'estate. Li conosciamo questi qua che snobbano le nostre ferie. Sono come quelli che hanno i soldi. Fingono di disprezzarli perché li hanno. Così quelli cui facciamo pena perché ci infiliamo negli stabilimenti balneari o nei rifugi alpini che in agosto diventano oreficerie, e a loro invece piace tanto la città: è perché vivono sempre in vacanza, con il lusso di chi non ha da timbrare il cartellino. E un mese più un mese meno, le palle le hanno sempre a mollo nel burro della vita. Meglio noi che le pucciamo nel catrame del mare, almeno per quindici giorni non vediamo più le vostre facce grifagne che non sopportano l'odore di unto e di cocco dell'abbrozzante, che in realtà è una scusa per massaggiare chi d'inverno non si ha il coraggio di toccare, ma con Copertone si può. Siamo poveretti, ma ci accontentiamo, e non siamo neanche tanto scemi. Meglio di quelli il cui sogno è ciondolare tra il ristorantino e il baretto, tra la scrivania e magari qualche viaggio notturno nella mente di Joyce o Proust. Almeno noi abbiamo un lavoro interessantissimo per settembre: levarci reciprocamente la pellicina che viene via dopo la scottata o l'abbronzatura. Oh, che goduria. Che ne sapete voi delle partite a racchettone?


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