lunedì 5 luglio 2010

I SANTI E IL VATICANO

.....Ritengono, nella loro superbia, che la salvezza possa essere una questione personale, come se Cristo non avesse egli stesso voluto una chiesa, una compagnia, divina ed umana insieme. Cerco di spiegarmi meglio: da tanti anni, forse da sempre, si confrontano nella chiesa due anime. Una, diciamo così, tradizionalista, l'altra progressista. Entrambe partono da una idea: vorrebbero una chiesa più santa, benché sia ben diversa la santità cui si riferiscono. Gli uni, i primi, denunciano quindi la perdita di senso di sacro, il carrierismo di tanti vescovi, la simonia, la "sporcizia" che c'è nella chiesa. Ma vi rimangono attaccati, come a uno scoglio, perché sanno di non poter solcare, da soli, i mari della salvezza. Perché sanno che lo Spirito Santo è stato promesso a Pietro, e che, nonostante tutto, "le porte dell'inferno non prevarranno mai". I Siri, gli Ottaviani, i Ruffini, i Bacci, anche i Lefebvre, non hanno mai criticato la chiesa come chiesa, il Papa in quanto Papa....



di Francesco Agnoli, IL FOGLIO 2.7.10

Quali sono le due anime che bisticciano tra loro nella nuova chiesa di Ratzinger
L'articolo di Vito Mancuso sulla questione Sodano-Schönborn e Benedetto XVI tira sempre nella stessa direzione: una critica totale, assoluta, alla chiesa come istituzione. Come al solito si scorge molto bene una cosa: non è la lotta alla pedofilia che interessa, ma l'utilizzazione delle colpe degli uomini di chiesa per proporre una critica radicale, distruttiva.
Il Papa deve smettere di fare il Papa, i cardinali i cardinali e la chiesa deve autosciogliersi, perché il peccato è alla radice, nella sua struttura, non nei suoi uomini. Questo è quello che chiede Repubblica, e lo fa attraverso le parole di un teologo laico che spende la sua vita in istituzioni cattoliche: Vito Mancuso. I Mancuso e tanti altri spregiatori della chiesa come Istituzione stanno all'interno della chiesa, ma come confessava il sacerdote modernista Ernesto Buonaiuti, al solo scopo di distruggerla, di stravolgerla dall'interno (Buonaiuti fu d'altra parte uno studioso di grande valore, che per le sue posizioni di ricerca fu perseguitato dal regime fascista in intesa concordataria con la curia vaticana).


Nella chiesa questi suoi figli ribelli hanno vissuto e di essa hanno visto le miserie e i peccati, ma, invece che comprenderne l'origine, umana, solo umana, addossano le colpe delle singole persone all'istituzione in quanto tale. Ritengono, nella loro superbia, che la salvezza possa essere una questione personale, come se Cristo non avesse egli stesso voluto una chiesa, una compagnia, divina ed umana insieme. Cerco di spiegarmi meglio: da tanti anni, forse da sempre, si confrontano nella chiesa due anime. Una, diciamo così, tradizionalista, l'altra progressista. Entrambe partono da una idea: vorrebbero una chiesa più santa, benché sia ben diversa la santità cui si riferiscono. Gli uni, i primi, denunciano quindi la perdita di senso di sacro, il carrierismo di tanti vescovi, la simonia, la "sporcizia" che c'è nella chiesa. Ma vi rimangono attaccati, come a uno scoglio, perché sanno di non poter solcare, da soli, i mari della salvezza. Perché sanno che lo Spirito Santo è stato promesso a Pietro, e che, nonostante tutto, "le porte dell'inferno non prevarranno mai". I Siri, gli Ottaviani, i Ruffini, i Bacci, anche i Lefebvre, non hanno mai criticato la chiesa come chiesa, il Papa in quanto Papa. Hanno criticato singoli errori, veri o presunti tali, dei singoli Papi; hanno lottato, discusso, si sono indignati, con una consapevolezza: che Cristo ci ha dato la chiesa, che essa, nonostante tutto, è l'istituzione che da duemila anni dimostra la sua forza; che è la sua miseria che regge di fronte a tutte le tempeste, che si riforma di continuo e che produce, essa sola, santi, e civiltà. Perché il Vangelo, senza chiesa, è un insieme di fogli che non serve a nulla, è parola morta, senza carne, senza vita. La fede del credente non vive di letture, ma di Eucaristia, di confessione, di adorazione, di sacramenti. Poi c'è l'ala progressista, di Mancuso, Küng, Martini, don Gallo e chi più ne ha più ne metta. Quest'ala ha prodotto, nei secoli, milioni di eresie, di ricette personali, di riforme salvatrici, tutte sterili e brevi: fondate da uomini che magari scorgevano anche abusi ed errori veri, ma che poi, presi dalla superbia, finivano per ritenersi loro i depositari della Verità di Cristo, gli illuminati dallo Spirito Santo. Contro la chiesa, come Calvino, fondarono altre chiese, perché non si dà fede senza vita quotidiana, senza sacramenti, senza rito, senza condivisione. Con effetti veramente scarsi: cosa è rimasto dei pelagiani, dei sociniani, ma anche dei luterani, dei calvinisti o degli anglicani? Poche persone e tante divisioni... perché non si può dimenticare che Cristo ha scelto Pietro, pur sapendo bene che l'apostolo lo avrebbe rinnegato, di lì a poco. Pur sapendo che era un pescatore e un peccatore, con i suoi difetti. Insomma: un uomo. Mancuso dunque, inizia criticando la scelta del Papa di riportare il collegio cardinalizio all'ordine (la critica, anche la più dura, non può essere fatta, nella chiesa come in una famiglia, via stampa, al di fuori di qualsiasi gerarchia e carità...), e finisce per distruggere il ruolo stesso del Papa. Mancuso chiama a confortare la sua tesi nientemeno che San Paolo, colui che resistette in faccia a san Pietro, e Dante. Evidentemente a sproposito, visto che Paolo contraddisse il Papa, e lo portò dalla sua parte, senza mai negare la sua autorità. Anche aver citato Dante risulta ridicolo: Dante può essere l'Ottaviani, il Siri, magari il Lefebvre del Medioevo, come tanti ce ne furono. Mise Papi e cardinali all'inferno, tuonò contro la corruzione, ma mai neppure per un attimo pensò che la chiesa non fosse l'istituzione che Dio aveva scelto per i suoi seguaci. Non credette mai che il credente possa fare parte a sé, al di fuori del corpo mistico di Cristo. Accusava uomini di chiesa, ma di non essere fedeli alla chiesa stessa! Come faceva ogni giorno santa Caterina col Papa, che pure chiamava "dolce Cristo in terra", dopo averlo sonoramente bastonato. Ma erano un altro tipo umano, non intellettuali postmoderni che vogliono rifondare la Fede con articoli di giornale: in loro, la critica nasceva dall'amore, non dalla superbia, il peccato più grave di tutti per la teologia cattolica (anche se insegnata da laici).




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