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Rita Borsellino
lunedì 21 maggio 2012
“Solo chi ha vissuto un lutto così grande può comprendere”. Scandisce le parole Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino, assassinato dalla mafia il 19 luglio 1992 con 100 chili di esplosivo sotto la sua auto. L’europarlamentare del Pd si rivolge ai genitori di Melissa Bassi, la 16enne stroncata sabato da una bomba davanti alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi. “Spesso tra le persone passate attraverso sofferenze simili si crea una sorta di comunione. Ai genitori di Melissa invio il mio abbraccio, vorrei stringere forte la loro mano in questo momento di prova. Vivano il privilegio di avere comunque avuto accanto a loro la figlia Melissa per 16 anni. La mancanza è forte, è dura, è pesante, ma la fede nell’aldilà può essere di grande aiuto, come lo è stata nella mia vicenda personale. Il resto è silenzio”.
Onorevole Borsellino, lei grazie a che cosa è riuscita a sopportare il peso di una situazione così dura come la morte di suo fratello?
E’ complicato rispondere. Quello per la morte di un caro che ci è stato sottratto con la violenza è un dolore che non si affievolisce mai, semmai cambia. Farsene una ragione è impossibile, tutt’al più ci si può dare una ragione, nel senso che si prova a fare qualcosa che possa essere utile agli altri. Il fatto che in questi anni io abbia incontrato degli studenti, sia andata nelle scuole, abbia parlato di mio fratello sentendo che tanti si appassionavano alla sua storia, mi ha aiutato un po’ a sentirlo più vicino a me. Ma è proprio la mancanza fisica quella che non si può mai compensare.
Il tempo aiuta oppure no?
Il tempo aggrava e appesantisce il dolore, e non migliora affatto la situazione.
Tra due persone che hanno vissuto un dramma simile, è possibile che si instauri un legame particolare?
Sì, quantomeno chi ha provato esperienze simili può capire meglio. Si sente questa vicinanza e questa comunione, ma il dolore resta quello che è.
Ritiene che i media si siano soffermati un po’ troppo sui possibili moventi dell’attentato, trascurando l’aspetto umano di quanto è avvenuto?
Cercare di capire che cosa è successo e perché è la cosa che spaventa di più chi resta. E’ giusto però soffermarsi anche sull’aspetto umano, ma in un silenzio rispettoso davanti al dolore della famiglia e delle amiche, di queste ragazze che resteranno per sempre colpite da una tragedia che non potranno mai cancellare dalla loro memoria.
Individuare e punire i responsabili può aiutare a ritrovare la pace con se stessi?
Aiuta nel senso che almeno si sa che si è fatta giustizia, si impedisce a queste persone di continuare a compiere quanto hanno fatto una volta. Trovare la pace è una cosa più complicata.
Lei ha vissuto la morte di suo fratello Paolo anche alla luce della fede nell’aldilà, e questo l’ha aiutata?
Questo sicuramente sì. Si tratta di un valore aggiunto che aiuta, e che anche nella mia vicenda personale è stata importante.
Passiamo invece ai possibili moventi dell’attentato di Brindisi. Lei che cosa ne pensa?
Io credo che prima si debba capire bene di che cosa si è trattato. Che ci sia un allarme terrorismo, e non soltanto in Italia, purtroppo lo sappiamo. La situazione è complessa e tra l’altro la crisi aggrava le tensioni e agevola eventuali attentati. Per quanto riguarda l’esplosione di sabato io ritengo che si debba essere più cauti e capire quali ne sono la matrice e la causa.
Per ora gli investigatori brancolano nel buio …
Ora comincia a delinearsi l’ipotesi che si possa essere trattato di una persona isolata, ma prima di esprimerci dobbiamo aspettare prudentemente di saperne di più. Mai in precedenza era stato compiuto un attentato ai danni di studenti: questa è un fatto davvero molto inquietante. Era stato colpito magari l’edificio scolastico, il simbolo che rappresenta, ma non ci si era mai accaniti in modo indiscriminato contro dei ragazzi innocenti.
Le tre piste che si stanno seguendo sono la faida mafiosa, l’attentato eversivo e il gesto isolato di un folle. Quale la convince di più?
E’ chiaro che sono queste, o altre, le ipotesi possibili, ma per ora non c’è assolutamente una pista privilegiata. E’ giusto che si indaghi a 360 gradi per capire al più presto possibile quali sono state la matrice e la causa, oltre naturalmente a chi l’ha eseguito.
In un momento come quello attuale, un evento come quello di Brindisi è in grado di aumentare la tensione sociale nel nostro Paese?
Sicuramente sì, è chiaro che aumenta la tensione e la preoccupazione. Quello che è importante, e che si è visto sabato e domenica, è che comunque c’è stata una reazione molto forte da parte della società italiana. Sono rimasta colpita ascoltando delle interviste a persone che andavano a visitare il luogo e dicevano: “Chi compie un attentato simile è un perdente, non si può pensare che con questi metodi si possa raggiungere un obiettivo di qualsiasi natura si tratti”. E’ una presa di coscienza molto matura e un segnale positivo.
Lei come valuta la coincidenza con l’anniversario della morte di Falcone cui la scuola era tra l’altro dedicata?
Bisogna vedere se effettivamente è stata una coincidenza voluta o se si tratta soltanto di una cosa che abbiamo valutato noi sulla base delle apparenze. Per questo dico che bisogna capire qual è la matrice e quali sono le responsabilità, prima di questo qualsiasi analisi è prematura.
(Pietro Vernizzi)