All'interno trovate anche un articolo di Farina sulla scuola per gli stranieri.
Non sono del tutto d'accordo ne' con il primo articolo ne' con il secondo nonostante abbia grande stima in chi li scrive.
Nel primo si parla di troppi maestri di sostegno!
Non credo sia proprio cosi'.
Certo nelle scuole parificate dove si cerca di scegliere i propri clienti i maestri di sostegno non sempre servono.
La scuola pubblica certamente non sovrabbonda di maestri di sostegno.
Accoglie tutti (disabili ed extracomunitari)e le ore devono spesso essere suddivise per poter aiutare tutti.
Ho fatto esperienza in una scuola paritaria e ho potuto constatare invece che le ore pagate dallo stato e dal comune di mia pertinenza erano utilizzate per altri scopi!!!
Ora mio figlio puo' nella statale vivere un'esperienza di normalita' in mezzo ai suoi compagni libero di esserci durante tutte le ore scolastiche.
Non gli vengono piu' tolte ore scolastiche se e' stanco lo valutiamo noi e lo teniamo a casa (puo' essere stanco il lunedi' e non per forza il sabato come era stabilito nella scuola precedente.
Quando e' a casa l'assistente lo segue e non viene utilizzata dalla scuola.
Anche per i bimbi stranieri perche' voler creare scuole diverse.
Certamente il lavoro delle maestre deve essere valutato meglio ,ma come sono state abolite le classi per i disabili la stessa regola penso che valga per gli stranieri.
Nella nostra scuola ci sono moltissimi stranieri e vi garantisco che si inseriscono veramente bene e non creano nemmeno gli stessi problemi che creano i testimoni di geoa con l'insegnamento della religione.
Anche a natale aiutano nella costruzione del presepio e la loro presenza ha cambiato la mentalita' di molte maestre.
A una vecchia maestra ,che aveva tanto lottato per togliere la messa d'inizio d'anno
quando le ho chiesto come mai ora faceva il presepio meravigliata mi ha risposto''COMUNICHIAMO LE NOSTRE TRADIZIONI CRISTIANE''e le famiglie arabe sono felici di conoscerle.
Anche fra i genitori nascono relazioni piu' spontanee e spesso vengono organizzati incontri culinari per poter conoscere ricette nuove.
Gli articoli sotto riportati non sono forse mossi dalla paura che se anche le paritarie avranno lo stesso trattamento delle statali potranno liberamente riempirsi di disabili e di extra comunitari?Temono forse che le giovani maestrine ancor peggio pagate non possano reggere il confronto?
ilsussidiario
Giorgio Vittadini martedì 14 ottobre 2008
Si odono nuovi venti di guerra sulla scuola dove non solo la Cgil, ma anche le sigle autonome e la Cisl, minacciano uno sciopero generale contro le riforme del ministro Gelmini in approvazione in Parlamento. Hanno ragione?
Verifichiamolo. Si paventa la riduzione delle risorse come motivo di un ulteriore peggioramento della qualità della scuola italiana.
Si dimentica tuttavia che siamo già nei primi posti, tra i Paesi dell’Ocse, come spesa per istruzione primaria e secondaria superiore, ma ciò non incide sulla qualità. Hanushek, studioso di sistemi scolastici, ha infatti dimostrato che non esiste correlazione tra spesa per la scuola e sua qualità. Inoltre l’Italia ha già un numero di ore di insegnamento elevato (nella fascia 7-11 anni supera del 20% la media dei Paesi Ocse), ma ai primi posti per la qualità nell’apprendimento vi sono Paesi dove si sta a scuola molto meno.
Il fatto è che, come dimostra un altro grande studioso di sistemi scolastici, Wossmann, determinante per la qualità è piuttosto il grado di autonomia delle scuole per quel che riguarda programmi, budget, determinazione dello stipendio degli insegnanti. Qui stanno le dolenti note del sistema italiano: la spesa del ministero dell’Istruzione è per il 96,98% spesa per il personale che, né preside, né chicchessia, può in alcun modo intervenire a modificare e razionalizzare.
Non solo, il numero degli insegnanti in Italia supera quello della media Ocse. Chi oppone il fatto che questo dipenda dalla particolare configurazione del territorio italiano, per cui bisogna assicurare l’istruzione anche nelle aree rurali e di montagna, dovrebbe riflettere sul fatto che la nostra legislazione è stata quantomeno di manica larga nel concedere lo status di “comune montano” a circa 4200 comuni, circa la metà di tutti i comuni italiani! Oppure deve interrogarsi sul perché anche in aree omogenee, socialmente e territorialmente, il numero di insegnanti per classe è molto diverso, segnalando che in certi posti vige un clientelismo ammantato da ragioni sociali.
Pur rispettando le garanzie sociali, occorre chiedersi inoltre se sia davvero necessario un numero così elevato di insegnanti di sostegno (oltre il 10% degli insegnanti complessivi), con un costo che è arrivato a superare i 4 miliardi di euro, al punto che lo stesso governo Prodi aveva predisposto norme ancora non attuate per un accertamento più rigoroso degli handicap. La verità è che si è usata la scuola come strumento per creare occupazione fittizia a discapito della qualità e contro gli stessi insegnanti che hanno una paga da fame e non proporzionata al merito.
Per questo la guerra dei sindacati contro una riduzione del personale, prevista soprattutto con la non sostituzione di parte del personale che andrà in pensione nei prossimi anni, è pura e prepotente battaglia corporativa che ignora, oltre alla realtà dei fatti, le associazioni professionali degli insegnanti e il giudizio di ogni cittadino, utente del servizio. Si abbia il coraggio di ignorare il loro sciopero che è “generale” solo nei proclami.
(Il Giornale, 14 Ottobre 2008)
SCUOLA/ Le classi di inserimento per gli stranieri non sono ghetti, ma un’occasione di integrazione
Renato Farina
giovedì 16 ottobre 2008
Impressionante. Quando la sinistra – non quella riformista ma ideologica – parte, non la si può più fermare nella corsa a sfasciare tutto. Nel campo della scuola avevamo previsto già mesi fa proprio su Il Sussidiario questo andazzo. Scrivevamo che Veltroni avrebbe cercato di compattare la sua leadership lanciando le truppe tradizionalmente fedeli contro il governo. E dover trovarle se non nella scuola e nell’università? Ecco fatto. Dunque scioperi, occupazioni eccetera. Il tutto sulla base di proclami astratti, con accuse surreali addirittura di razzismo indirizzati alla maggioranza e al ministro Gelmini in particolare.
Ci riferiamo in particolare alla mozione della Lega sulla formazione delle classi, che è stata fatto propria anche dal Popolo della libertà. L’idea è molto semplice, e nasce da una considerazione pratica. Oggi molti bambini e ragazzi stranieri entrano nella scuola senza sapere l’italiano. Non solo: spesso sono la maggioranza. Il risultato è una particolare lentezza nello sviluppo dei programmi, tale per cui molte famiglie italiane preferiscono trasferire altrove i propri figli. Sarà ingiusto, ma accade così. Il risultato è che nascono classi-ghetto, dove la maggioranza o addirittura la grande maggioranza degli alunni sono stranieri, proveniente dalle più svariate nazionalità. Il risultato è il caos. Si parli con insegnanti non ideologizzati: converranno. La richiesta viene proprio dal mondo della scuola. Si tratta di creare una corsia che renda agevole l’inserimento. Dove sta lo scandalo? Famiglia cristiana è partita lancia in resta con la solita accusa: razzismo, una mozione che spinge alla espulsione. In realtà si tratta esattamente del contrario. Nasce dalla volontà di integrazione, non di discriminazione. Ed è una vera vergogna che Piero Fassino si sia impancato a dare giudizi morale sul prossimo, sostenendo con linguaggio violento che si tratterebbe di una «abiezione tanto più grave perché diretta contro i bambini, contro i più piccoli». Oltretutto queste classi di transizione saranno frequentate solo da chi effettivamente non parla l’italiano, perché la si dovrà frequentare se non si supera un test di comprensione. Dopo di che nessuna classe potrà più avere un numero di stranieri che possano trasformarla in una enclave di questa o quella nazionalità.
Cose semplici. Pragmatiche. Un paragone tra metodologie, dove nessuno dovrebbe dare lezioni di limpida coscienza umanitaria all’altro. Invece è venuto giù il mondo. Sindacati, partiti, intellettuali: i bambini extracomunitari sono sembrati essere la preda ambita di una caccia infame. Il tutto è stato abilmente innescato da titoli di quotidiani monocordi. Repubblica: «A scuola classi solo per immigrati». E il Corriere: «Sì a classi separate per stranieri». Con tanto di morale fatta trarre dal direttore di Famiglia cristiana: «Altro che integrazione. Così si punta all’espulsione».
Serietà, merito, disciplina, riconoscimento dell’autorità, tentativo di introdurre i bambini in un mondo culturale dove il dato dominante della nostra tradizione non sia annacquato, senza negare le differenze ma valorizzandole. Per valorizzarsi però bisogna capirsi. Prepararsi per capirsi, secondo modi che non offendano alcuno, sarà l’impegno del governo. Partire negando la buona fede del governo e della maggioranza significa trattare da razzista la più parte degli italiani che ha voglia di cambiare la scuola anche attraverso pochi e chiari punti fermi.
Vedremo se poi il governo avrà il coraggio, come chiesto da chi finora lo ha difeso, di aprire realmente alla parità scolastica, senza cui gli impegni di serietà, merito e autorità sarebbero affidati alla solita burocrazia di Stato.
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