.....Conservate dunque, figli, l’amicizia che avete stretta con i vostri fratelli, perché è la più bella tra le cose di quaggiù. Infatti è un conforto in questa vita avere una persona cui aprire il proprio cuore, confidare i propri segreti, affidare gli intimi pensieri del proprio animo, così da poter contare su un uomo fedele che nella prosperità si rallegri con te, condivida il tuo dolore, nelle persecuzioni ti incoraggi. (…)
Questo è il frutto dell’amicizia, non già che per l’amicizia si calpesti la fede: non può essere amico di un uomo chi è stato infedele a Dio. L’amicizia è custode della pietà e maestra dell’uguaglianza, cosicché il superiore si fa uguale all’inferiore e l’inferiore al superiore. Fra chi ha costumi diversi, non può esserci amicizia; perciò deve essere corrispondente la condiscendenza di entrambi. Non manchi all’inferiore l’autorevolezza, se le circostanze la esigono, né l’umiltà al superiore. Questi lo ascolti come un suo pari, un suo eguale; quello da amico, lo ammonisca, lo rimproveri, non per il gusto di mettersi in mostra, ma per sentimento d’amore.»
(Sant’Ambrogio, I Doveri)
«Nihil nisi per amicitiam cognoscitur»: questa profonda verità è ancora più convincente a proposito di questo libro “Volti e stupore. Uomini feriti dalla bellezza”, che nasce proprio da una intensa esperienza di amicizia, e che proprio questa vuole generare.
Cavallari, F. Riva M. G. - Volti e stupore: «Nihil nisi per amicitiam cognoscitur»
Autore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it
E' stato presentato al Meeting di Rimini il 20 agosto 2007, alle ore 15, alla presenza di sr. Maria Gloria Riva, Fabio Cavallari e Magdi Allam.
Edizioni San Paolo, 20 euro
«Nihil nisi per amicitiam cognoscitur»: questa profonda verità è ancora più convincente a proposito di questo libro “Volti e stupore. Uomini feriti dalla bellezza”, che nasce proprio da una intensa esperienza di amicizia, e che proprio questa vuole generare.
Non posso che riportare subito una impressione di una amica che ha letto (e d’un fiato) il libro, e che mi ha aiutato a capirlo e ad amarlo di più.
«Carissimo Fabio,
ieri sera tardi mio marito mi ha portato il vostro libro (dalla San Paolo non è ancora arrivato).
E’ bellissimo!
Naturalmente sono andata a letto tardissimo perché ne sono rimasta affascinata e ho iniziato a leggere...
“Volti e stupore” è un libro prezioso!
E’ stata geniale l’idea di accostare ogni storia a un dipinto.
Io amo l’arte e conosco la maggior parte dei dipinti scelti da Suor Maria Gloria, ma la profondità di leggere nel quadro la vita delle persone di cui tu narri, con sfumature che tengono conto di tutto, è una cosa totalmente nuova... è solo di chi amando la vita nel suo significato più vero, può accostarla alla Bellezza che interroga e stupisce.
Le storie che hai scelto sono significative, e il tuo modo di scrivere mi piace molto.
Prima dicevo che “Volti e stupore” è prezioso, infatti lo regalerò ai miei amici più cari.
Dall’incontro fra te e Suor Maria Gloria, nell’amicizia di cui tu ricordi la radice etimologica della parola, è nato un capolavoro di bellezza.»
Con Fabio, suor Gloria e Magdi è nata una amicizia, una storia che si dilata, ed afferra chi incontra coinvolgendolo come in una danza dialogica, che cresce, che si dilata, che ci afferra, che ci entusiasma, che mette nel cuore uno struggimento perché sia condivisa da tutti…
Una danza, un movimento, una compagnia: leggendo questo libro si ha l’impressione di entrare in una casa ospitale (come mi è capitato entrando in casa di Magdi, con suor Gloria, per le volte in cui siamo stati suoi commensali) in cui ogni particolare ed ogni volto ti abbracciano con affetto, con la certezza di essere atteso, che mancavi solo tu, e che qui c’era, preparato, il tuo posto.
In questi giorni, dopo l’uscita del libro, così bello e curato, ho avuto l’occasione di leggere queste pagine di s. Ambrogio, di cui vi riporto alcuni stralci:
«Apri il tuo cuore all’amico affinché ti sia fedele e tu possa ricevere da lui gioia per la tua vita. «Un amico fedele è un balsamo per la vita e un dono d’immortalità» (Sir 6,16). Rispetta l’amico come un tuo pari e non vergognarti di prevenirlo nell’essere servizievole; l’amicizia ignora la superbia. Il sapiente dice «non vergognarti di salutare l’amico» (Sir 22,25). Non abbandonare l’amico nelle necessità, non trascurarlo, non lasciarlo senza aiuto perché l’amicizia è un aiuto per la vita. Portiamo insieme i nostri pesi, come ci ha insegnato l’Apostolo rivolgendosi a coloro che la carità ha unito quali membri dello stesso corpo. Se la buona fortuna dell’amico giova agli amici, perché anche nelle sue avversità gli amici non dovrebbero porgergli aiuto? Aiutiamolo con il consiglio, dedichiamogli le nostre premure, prendiamo viva parte alle sue pene con il nostro affetto.
Se è necessario, sopportiamo per l’amico anche i sacrifici. (…) Come nelle disgrazie dell’amico sono necessarie la pazienza e la sopportazione, così nella prosperità si richiede una adeguata autorevolezza per reprimere e rimproverare l’arroganza dell’amico che monta in superbia. (…)
Conservate dunque, figli, l’amicizia che avete stretta con i vostri fratelli, perché è la più bella tra le cose di quaggiù. Infatti è un conforto in questa vita avere una persona cui aprire il proprio cuore, confidare i propri segreti, affidare gli intimi pensieri del proprio animo, così da poter contare su un uomo fedele che nella prosperità si rallegri con te, condivida il tuo dolore, nelle persecuzioni ti incoraggi. (…)
Questo è il frutto dell’amicizia, non già che per l’amicizia si calpesti la fede: non può essere amico di un uomo chi è stato infedele a Dio. L’amicizia è custode della pietà e maestra dell’uguaglianza, cosicché il superiore si fa uguale all’inferiore e l’inferiore al superiore. Fra chi ha costumi diversi, non può esserci amicizia; perciò deve essere corrispondente la condiscendenza di entrambi. Non manchi all’inferiore l’autorevolezza, se le circostanze la esigono, né l’umiltà al superiore. Questi lo ascolti come un suo pari, un suo eguale; quello da amico, lo ammonisca, lo rimproveri, non per il gusto di mettersi in mostra, ma per sentimento d’amore.»
(Sant’Ambrogio, I Doveri)
È un aiuto per la vita, l’amicizia, è la più bella tra le cose di quaggiù. E si nutre di rispetto per la verità e per la vita. E se è diversa la posizione ideale che muove i tre protagonisti di questo cammino, non è meno vero che qui si vede nella sua evidenza la pertinenza di quanto affermava Gesù: «Chi fa la verità, giunge alla luce».
Leggere queste pagine ha questo scopo e questa ragione. È un invito ad entrare in una storia, in una avventura, in una amicizia che non delude.
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