I comunisti non digeriscono i bimbi
Libero 15 maggio 2007
di RENATO FARINA
Comincio con una constatazione che solleva l'animo. Non è vero che i comunisti mangiano i bambini: infatti non li digeriscono. Siano essi post, ex o in orgogliosa attività i compagni sono tutti furibondi perché in piazza San Giovanni a Roma c'è stata la più grande festa di bambini e palloncini e passeggini, con biberon o anche senza, della storia della Repubblica. Invece a piazza Navona non se ne sono visti, forse perché i radicali, che la capeggiavano, ne hanno pochi essendo molto preoccupati per la bomba demografica. Famosa la battuta di Bossi a Strasburgo, secondo cui un parlamentare leghista ha di solito più marmocchi dell'intero gruppo radicale, a causa di un'altra idea della vita. C'erano molti gay e lesbiche: li vorrebbero, ma è più complicato riuscirci vuoi perché la natura non vuole saperne, vuoi perché per il momento la legge non permette loro né di adottarli né di concepirli con la fecondazione artificiale. Sono piovute tante di quelle maldicenze sulla presenza dei piccoli al Family Day da chiedersi perché: ai detrattori dispiace forse apparissero contenti, e che nelle testoline si depositasse un seme di memoria felice, con tutti quei mattoncini di lego sparsi in giro, e l'aria del picnic. A dire il vero, nonostante i tipi da cloro-al-clero abbiano intrapreso la guerra preventiva della calunnia non hanno avuto il coraggio di ripetere le solite infamie: non abbiamo letto di pedofili colti sul fatto, benché fossero abbastanza numerosi sacerdoti, maestre d'asilo e catechiste. Non è ironia, ma sarcasmo. La campagna del sospetto era stata inaugurata sabato sul Manifesto, con la vignetta a tutta prima pagina di Vauro. La ricordiamo perché è come la foto dell'autonomo Memeo in via De Amicis a Milano con la P38. Documenta un'epoca di cattivi maestri, nel senso che poi i discepoli passano alla pratica. C'era scritto sul Manifesto: «Ci saranno un sacco di preti al Family day...» annuncia la mamma. «Dici che è meglio se lasciamo a casa i bambini?», risponde il papà. Poveri bambini di famiglie cattoliche, corrono più pericoli all'oratorio che nei benedetti gulag. Come in prima pagina ha scandito Liberazione a commento del Family Day, organo di Rifondazione comunista: «Famiglia assassina». E che cosa dicono i commentatori più letti del mondo pidiessino? I bambini sono stati violentati perché portati in piazza. Invece di essere contenti perché finalmente i bambini sono stati al centro della vita di questo Paese, si contorcono nel moralismo. Uno può non essere d'accordo con Pezzotta e con Bagnasco, ma come si fa a non godere vedendo tutte 'ste creature allegre, in un posto senza pericoli di lacrimogeni e molotov, senza ministri svaffanculati. CATTOFOBIA Invece. Constatiamo: l'universo della carta stampata è a dominanza cattofobica. Sono tutti bravi a spiegare cos'ha detto Gesù ai cattolici deficienti e obbedienti a quel tontolone di Ratzinger. Così i cattolici se portano in giro i loro bambini come fanno tutte le domeniche e le altre feste comandate portandoli a messa e all'oratorio, diventano sfruttatori dell'infanzia, dato che contribuiscono a far numero in piazza. Ci sono dei livori che appartengono proprio all'ideologia, puoi lavarla con il detersivo del partito democratico, ma non ci si muove da questa idiosincrasia per chi non si adegua all'idea dei bambini pionieri cari a Stalin poi a Togliatti. Non c'è niente di peggio dell'invidiare i bambini agli altri. Al punto da volere che li si nasconda, che stiano in casa con le baby sitter. Soprattutto se sono festanti e non ne vogliono sapere di tornare a casa. Sen- tite Maria Novella Oppo. Ne scrivono come a minacciare di togliere la patria potestà a chi li tiene per mano. Digita le dita sul computer con un'acidità di stomaco che a uno viene voglia di passargli un po' di latte di capra al miele. Sull'Unità ce l'ha a morte con questo sfruttamento dei bambini: «Hanno caricato i bambini sui treni e li hanno esposti a telecamere e interviste». Chi caricava i bambini sui treni? Dove abbiamo già letto questa frasetta? Ma sì sulle deportazioni dei nazisti. La differenza è che adesso i bambini vengono intervistati. In realtà si invidiano i bambini degli altri, e non si vuole siano mostrati. Gli unici bambini che trovate sui giornali o sui siti internet progressisti, senza la pecetta per renderli irriconoscibili, sono ragazzini bellissimi ma infelici, senza famiglia, che giocano a calcio tra i fucili americani, o chiedono caramelle ai giornalisti in Afghanistan (in questo caso, se sono del Terzo Mondo, non vale la regola di preservarne la riconoscibilità, sono merce per i buoni sentimenti, dunque si può fare). Sul Corriere della sera di domenica, come nulla fosse, Maria Laura Rodotà scrive a proposito di San Giovanni: «dichiara- zioni omofobiche del partèrre». Ehi, accusa di un reato un milioncino di persone. Sull'omofobia ci sono documenti europei che condannano questo, e la legge Mancino vige ancora. Un milione da mettere dentro? I bambini li affidiamo alle coppie gay, ma forse hanno altro da fare in giro. Tipo vestirsi da papi e vescovi, ridicolizzare gli altri. Non c'era nessuno a Piazza San Giovanni che scimmiottasse, che so, Luxuria. Invece no: omofobici. POLEMICA RIFORMISTA Poi c'è l'ottimo direttore del Riformista, Paolo Franchi, che scrive: «Ma non si era detto, in polemica con la sinistra pacifista, che è un'indecenza portare gli innocenti in piazza?». Sì, com'è un'indecenza portare i piccoli in mezzo agli ultrà di una partita di calcio. Perché Franchi non chiedi a Fassino quando fu cacciato dalla manifestazione dei pacifisti nel marzo del 2004? Quella era una festa, non un insulto, neanche una carognata, né un riferimento all'altra piazza piena di tiare e tonache carnevalesche. Dal palco (a mio parere, purtroppo) non si è detto niente di negativo sul governo o sui Dico. Non è che, cari compagni, siete un po' pedofobi?
1 commento:
Grazie per aver riportato integralmente l'articolo di Farina: lo cercavo, perché stamattina non sono riuscito a passare in edicola. Saluti
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