mercoledì 23 maggio 2007

IL FAMILY DAY HA APERTO UN CICLO


Giorgio Vittadini
Presidente Fondazione per la Sussidiarietà

Tratto dal quotidiano "Il Giornale" del 17 maggio 2007 pagina 8


Il Family day ha aperto un ciclo

17.05.2007 -l successo del Family day non è stato solo quantitativo, ma anche qualitativo. Il milione di persone presenti sabato scorso in piazza San Giovanni non è sembrato davvero un’anonima massa, ma un popolo di famiglie, cosciente delle ragioni per cui partecipava, in difesa del valore «naturale» e originario della famiglia fondata sul matrimonio eterosessuale. Giancarlo Cesana, in un’intervista ad Avvenire del 3 maggio, ha mostrato la ragione profonda di tale posizione: l’esperienza elementare dell’uomo, «un dato di natura, oggettivo con il quale ciascuno non può fare a meno di misurarsi», capace di «constatare che la famiglia è un di più di umanità e ha in sé una grande ricchezza e costruttività che invece non viene riconosciuta a livello politico, economico, fiscale». Occorre quindi non abbassare la guardia sul piano legislativo e della difesa dei principi irrinunciabili. Tuttavia, sarebbe un grave errore limitarsi a questo. Come viene detto nell’intervista citata «è una battaglia di lungo periodo che si combatte innanzitutto sul piano della testimonianza di esperienze in atto». Perché qui sta il cuore della questione: la famiglia può non essere un’esperienza positiva per i suoi membri. È significativo, ad esempio, che su uno degli aspetti cruciali che compete loro, le famiglie italiane non abbiano le idee chiare. In una recente indagine è risultato che solo il 35% delle famiglie intervistate capisce la differenza tra istruzione (trasmissione di nozioni) ed educazione (introduzione alla realtà). Molti genitori, dominati da un’ideologia borghese, basata sulla ricerca del successo, o dall’utopia radicale, fondata sull’abolizione di ogni vincolo morale, o da un cristianesimo ridotto a moralismo soffocante nel suo formalismo, hanno spesso rovinato i loro figli. L’esperienza di essere persone animate da una irriducibile domanda di significato più grande della propria capacità di rispondervi, in queste famiglie, è stata mortificata. Ne è nato un nichilismo di ritorno diffuso e pernicioso. C’è bisogno allora di chi riscopra personalmente l’esperienza elementare ell’anelito al vero, al bello, al giusto e lo assuma come fonte di giudizio per la vita quotidiana e sociale. Uomini e donne così danno vita a famiglie dove non si tarpa la dimensione religiosa e cristiana, si desidera educare i figli, si accoglie la vita nascente, si ama il lavoro e la costruttività sociale, si è gratuiti verso gli altri, disponibili ad ammettere i propri errori e a perdonare. Uomini e donne così non concepiscono la loro famiglia come una monade chiusa, isolata e autosufficiente come una «camera a gas», ma desiderano l’appartenenza ad amicizie, realtà sociali e movimenti che aprano alla vita. Molti presenti al Family day hanno già iniziato questa esperienza e chiamano tutti gli altri a parteciparvi.

Giorgio Vittadini
Presidente Fondazione per la Sussidiarietà

Tratto dal quotidiano "Il Giornale" del 17 maggio 2007 pagina 8


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