Ricordando il grande impegno di Papa Giovanni Paolo II nell'affermare che fede e scienza devono procedere in modo concorde, padre Martínez ha spiegato che “l'unità non è identità”: “la Chiesa non propone che la scienza diventi religione o viceversa”.
di Roberta Sciamplicotti
Tratto dal sito ZENIT, Agenzia di notizie il 13 settembre 2008
Il rapporto tra fede e scienza deve basarsi sull'unità, non sull'identità, ha affermato questo sabato padre Rafael Martínez, docente di Filosofia della scienza presso la Pontificia Università della Santa Croce (PUSC) di Roma.
Intervenendo al Seminario Professionale per giornalisti della stampa internazionale “The Church Up Close – Covering Catholicism in the Age of Benedict XVI”, il sacerdote ha ammesso che la scienza è “una questione molto controversa”, della quale non è facile dare una visione “corretta e adeguata”.
“Come possiamo informare in modo equilibrato sul rapporto tra Chiesa e scienza?”, si è chiesto.
Secondo il sacerdote, c'è una differenza fondamentale tra le dimensioni teoretica e pratica della scienza, da cui deriva il rifiuto da parte della Chiesa di alcuni aspetti relativi alla scienza stessa.
Ciò che la Chiesa non accetta, ha spiegato, non è la scienza o una teoria scientifica in sé, quanto “un uso particolare delle possibilità tecnologiche se questo è contrario alla dignità umana”, non ritenendolo “il modo pratico corretto di risolvere un problema”.
Questo non significa ovviamente che la Chiesa sia contraria alla scienza, ma che alcune sue applicazioni non sono conformi ai suoi insegnamenti, come nel caso della contraccezione.
Per questo motivo, ha riconosciuto padre Martínez, è fondamentale conoscere esattamente ciò che la Chiesa afferma circa le varie questioni e ribadire che non c'è un tentativo di proporre una spiegazione alternativa e contraria alla scienza.
Se si prende in considerazione l'opinione corrente, infatti, sembra spesso che ci sia “un intrinseco e permanente conflitto tra scienza e religione”.
Tale posizione è quella che viene consacrata nella cosiddetta teoria conflittuale, che ha prevalso soprattutto nell'Ottocento per essere poi parzialmente sostituita, nel XX secolo, da una visione “più contestualizzata e meno radicale” nel tentativo di presentare “un'interpretazione più bilanciata del rapporto tra religione e scienza”.
In base alla “teoria armonica”, non c'è infatti conflitto tra religione e scienza, e anzi “il cristianesimo ha favorito e reso possibile la scienza stessa”.
Ad ogni modo, ha osservato il sacerdote, non bisogna incorrere nell'“errore” di “interpretare la fede cristiana come una descrizione del mondo materiale e dei processi fisici”, “una spiegazione di ciò che la scienza ancora non spiega”.
Ricordando il grande impegno di Papa Giovanni Paolo II nell'affermare che fede e scienza devono procedere in modo concorde, padre Martínez ha spiegato che “l'unità non è identità”: “la Chiesa non propone che la scienza diventi religione o viceversa”.
“Le Scritture – ha sottolineato – ci dicono come raggiungere il cielo, non come questo è stato creato”.
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