India, aggredite le suore di madre Teresa
WWW.CORRIERE.IT Raid dei fondamentalisti che le accusano di «sequestro e conversione forzata» di quattro bambini
ROMA — Non si ferma l'ondata di violenze in India contro i cristiani, scatenata dall'uccisione due settimane fa, da parte di sconosciuti, del leader indu Swami Lakshmananda Saraswati che denunciava conversioni forzate al cristianesimo dei suoi correligionari di bassa casta. Ora la violenza ha raggiunto le suore di Madre Teresa, la comunità di religiose da sempre più amata e rispettata nel Paese, nel ricordo della fondatrice, premio Nobel della pace, della quale proprio ieri ricorreva l'anniversario della morte.
Alcune missionarie della carità che tornavano al loro convento con quattro bambini fra gli uno ed i due anni sono state circondate, bloccate e malmenate da una ventina di attivisti del «Bajrang Dal» alla stazione ferroviaria di Durgh nel Chhattisgarh, uno Stato dell'India centrale. Gli attivisti, riferisce l'agenzia missionaria Asia News, le hanno costrette con la forza a scendere dal treno. Hanno afferrato i minori, che poi sono stati ricoverati in un ospedale governativo, e le hanno trascinate fino ad un commissariato di polizia inneggiando slogan anti-cristiani.
A dispetto dei certificati presentati, alle religiose non sono stati riaffidati i quattro bambini, in attesa di ulteriori verifiche dei documenti. Sempre secondo Asia News, la Chiesa cattolica indiana ha immediatamente reagito denunciando il clima di ostilità e di terrore verso i cristiani. «Sono scioccato — ha commentato il cardinale di Bombay Oswald Gracias — per le continue e infondate accuse di conversioni forzate lanciate contro le missionarie della carità».
Il primo ministro dello stato dell'Orissa, il più colpito dalle violenze, ha affermato nei giorni scorsi che la situazione era sotto controllo, dopo l'incendio di un orfanotrofio e vari episodi che hanno causato non poche vittime fra i cristiani e perfino, come ha riferito Asia News, il linciaggio di un fedele cattolico, fatto a pezzi da una folla scatenata a Tiangia. Secondo il portavoce della Conferenza episcopale indiana, padre Joseph Babu, sono state incendiate finora 41 chiese e 457 case religiose. Da parte loro gli estremisti indù, del quale era leader Saraswati, ucciso forse, secondo la polizia, da ribelli maoisti molto attivi nelle zona, accusano regolarmente i missionari cattolici e protestanti di convertire i membri delle loro tribu ed in particolare gli «intoccabili », oggetto in India di pesanti discriminazioni. Nell'Orissa, l'indù di estrema destra Dara Singh è stato condannato all'ergastolo per aver bruciato vivo il missionario australiano Graham Staines e i suoi due figli e per aver ucciso poi un sacerdote cattolico.
Bruno Bartolini
07 settembre 2008
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