.....«Si è trattato di perdonare e abbracciare la diversità attraverso cui la verità mi veniva incontro. Ma questo sacrificio è possibile solo se la fede è un’attrattiva umana. Se uno vede brani di umanità nuova allora affronta l’avventura della realtà che avanza nella diversità»......
Forlì
Gemma Capra e Mario Dupuis:
così si può perdonare
«Che cosa lasciamo ai nostri figli?».
A questa provocazione il 30 settembre a Forlì, in un incontro organizzato, tra gli altri, dall’associazione genitori La Cometa, il centro La Bottega dell’Orefice e le scuole La Nave, hanno cercato di rispondere Gemma Capra (vedova del commissario Luigi Calabresi, assassinato nel 1972) e Mario Dupuis (fondatore del Centro di accoglienza per minori “Ca’ Edimar” di Padova). «Riassumo nella parola “fede” l’origine di questo atteggiamento positivo - ha risposto Gemma Capra, che alla morte del marito aveva 25 anni ed era in attesa del terzo figlio -. La fede è stata un dono di quel momento tragico.
In famiglia avevo imparato a farmi il segno della croce prima ancora di camminare, ma in quell’istante la fede si è tramutata nella grazia di sentirmi abbracciata e protetta». Prima dell’incontro la signora Capra ha confidato che da ragazza frequentava la sede di Gs in via Statuto a Milano. E che correva a ascoltare le omelie di don Giussani - «con tanto di appunti» - nella chiesa di San Pietro in Gessate. «Non mi sono mai sentita sola e non ho mai perso la speranza. Non bisogna mai rinunciare alla gioia di vivere». Per Dupuis, che ha avuto una figlia con una grave disabilità, la fede è «la sfida a non fermarsi all’apparenza». Ha raccontato, infatti, che per don Giussani «la fede non è una pezza da mettere sul dolore, né è rassegnazione. È un cammino, una sconfinata apertura di novità. In mia figlia era la realtà che gridava di riconoscere Chi la faceva». E il perdono? «È un cammino lungo e difficile», ha affermato Gemma Capra. «Come necrologio per Luigi mia madre scelse le parole di Gesù: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Come Gesù in croce, siamo incapaci di perdonare. Ma Lui stesso ci ha indicato la via: chiedere al Padre di perdonare, lasciando a ciascuno il tempo necessario per arrivarci». Per Dupuis l’esperienza del perdono avviene “attraverso” la forma della realtà andando oltre l’apparenza: «Si è trattato di perdonare e abbracciare la diversità attraverso cui la verità mi veniva incontro. Ma questo sacrificio è possibile solo se la fede è un’attrattiva umana. Se uno vede brani di umanità nuova allora affronta l’avventura della realtà che avanza nella diversità». (Valerio Girani)
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