giovedì 14 ottobre 2010

JULIAN CARRON ALLA GIORNATA D'INIZIO IN SPAGNA

......Per questo dico che il cristianesimo, quando succede, ti sorprende nel quotidiano, nel modo di affrontare ogni giornata, nel modo di insegnare… Avevo già letto qualche testo di don Giussani, ero pienamente d’accordo con lui, ma non vedevo nessuna particolare novità. È stata invece la partecipazione alla vita del Movimento, la lettura dei suoi scritti dall’interno che mi ha permesso di avere un’esperienza della vita come quella che sto descrivendo… Succede lo stesso con qualsiasi testo letterario. Come spiegavo ai miei alunni, non è sufficiente possedere strumenti letterari (un dizionario, la metrica dei versi…), occorre un’esperienza che ti possa permettere di capire una poesia d’amore… Anche per questo si deve leggere la Scrittura a partire dalla Tradizione, da un’esperienza che permette di captare tutta la sua densità.......




SPAGNA Improvvisamente, Cristodi Alfonso Simón e Ricardo Benjumea www.tracce.it

13/10/2010 – A venticinque anni dall’adesione di Nueva Tierra a Cl, don Julián Carrón ripercorre i passi di quella storia. Pubblichiamo l’intervista del settimanale spagnolo “Alfa y Omega”
Sono passati 25 anni da un evento fondamentale per la crescita di Comunione e Liberazione in Spagna: l’adesione al Movimento di molti di coloro che a Madrid seguivano, insieme con un gruppo di giovani sacerdoti, l’esperienza dell’associazione Nueva Tierra. Tra di essi era presente il sacerdote che don Giussani avrebbe indicato come suo successore: don Julián Carrón. È stato proprio lui a inaugurare il nuovo anno di Cl in Spagna.





Entrare a far parte di Comunione e Liberazione in genere è accompagnato da segni esteriori caratteristici: si cambia vocabolario – si usano frequentemente termini come avvenimento, desiderio, incontro… –; la passione per Solženicyn e altri autori russi, per la musica corale… Ma che cosa succede nell’interiorità della persona?
Dentro si vive un’esperienza che, quando si cerca di spiegarla, non si trovano parole più adeguate di queste. Per me è stato decisivo cominciare a partecipare alla vita del Movimento ed entrare in contatto con la sua proposta educativa. Io, con il mio dottorato conseguito all’estero, non riuscivo a far smuovere di un millimetro i miei alunni dalle loro posizioni, perché insegnando non ero abbastanza incisivo. Ma quando ho cominciato a confrontarmi con la realtà – in questo caso, con le mie lezioni – come mi proponeva il Movimento, ho incominciato ad avere una libertà e una capacità di sfidare i ragazzi che prima non possedevo. Non avevo imparato chissà quali cose nuove, ma un nuovo modo di vivere nella realtà che prima non avevo. E come lo vuoi chiamare altrimenti? È evidente che è successo qualcosa che ti ha cambiato la vita. E proprio tu sei il primo a sorprendertene. Per questo dico che il cristianesimo, quando succede, ti sorprende nel quotidiano, nel modo di affrontare ogni giornata, nel modo di insegnare… Avevo già letto qualche testo di don Giussani, ero pienamente d’accordo con lui, ma non vedevo nessuna particolare novità. È stata invece la partecipazione alla vita del Movimento, la lettura dei suoi scritti dall’interno che mi ha permesso di avere un’esperienza della vita come quella che sto descrivendo… Succede lo stesso con qualsiasi testo letterario. Come spiegavo ai miei alunni, non è sufficiente possedere strumenti letterari (un dizionario, la metrica dei versi…), occorre un’esperienza che ti possa permettere di capire una poesia d’amore… Anche per questo si deve leggere la Scrittura a partire dalla Tradizione, da un’esperienza che permette di captare tutta la sua densità.In che modo l’esperienza del seminario e di quegli anni è stata una preparazione?
Non provo che riconoscenza per tutto ciò. È vero che sono stati momenti difficili, dopo il Concilio. Ma abbiamo avuto la fortuna di essere accompagnati da persone come don Francisco Golfín (in seguito vescovo di Getafe) e don Mariano Herranz (docente di Sacra Scrittura) che ci hanno dato dei punti di riferimento che in quella situazione ci hanno permesso di non perderci, come purtroppo era successo a tanti nostri compagni. Ci hanno fatto avvicinare ad autori come Guardini o Von Balthasar, De Lubac o Ratzinger, che ci hanno dato le coordinate per collocarci nella realtà. Erano gli stessi autori che raccomandavano don Giussani e il Movimento.

Qual era la novità di Cl?
Ci ha reso coscienti di un metodo che non avevamo. Abbiamo capito che il cristianesimo, più che una dottrina, è un avvenimento. La novità cristiana consiste in questo: i concetti sono diventati carne. E, come dice il Papa, all’inizio del cammino cristiano c’è l’accadere di un incontro. Può essere simile a quello di Giovanni e Andrea, o a quello della Samaritana… Ma è sempre un incontro imprevisto e imprevedibile con una Persona che ha uno sguardo sulla vita, una capacità di abbracciare l’umano assolutamente unica.

Lei era già credente. E tuttavia, nel suo racconto e in quello di altre persone che hanno aderito a Cl in quegli anni, ciò che descrive è una conversione.
È stata una sorpresa innanzitutto per noi! È subito nata una capacità di apertura e una comprensione della realtà infinitamente più grande, che non potevamo neanche sognare. Il nostro orizzonte ha cominciato ad aprirsi, e a dilatarsi il nostro interesse per la realtà, la fede, la letteratura e l’arte, per Dostoevskij e per Solženicyn, per il canto, per la bellezza… Non riesco a immaginare com’era la Chiesa nella Milano degli anni ’50, con la sua grande capacità di adesione. Ma don Giussani percepiva i sintomi di una divisione nella vita delle persone e nel modo di vivere la fede. E ha cominciato a proporre il cristianesimo secondo le sue caratteristiche fondamentali. Se il cristianesimo non torna a essere come ai suoi inizi, se non ritorniamo alla categoria dell’avvenimento, allora vi si partecipa come a una specie di tradizione, e non basta. Quante persone hanno studiato in scuole cattoliche?
Non basta ripetere le cose; si deve mostrare che, vivendo queste cose, la vita è più piena, più degna di essere vissuta, ed è questa l’unica sfida convincente: la testimonianza di una vita riuscita, che sa spiegare perché si vive così. Questa è la testimonianza che ci ha dato il Papa in Inghilterra: ha mostrato davanti a tutti di avere la capacità di vivere nella realtà, di affrontare le questioni più importanti con una profondità che fa nascere domande anche nei più reticenti… La sfida è mostrare che il cristianesimo non è riservato soltanto ai seguaci, ma fa comprendere la totalità della realtà, la totalità della bellezza… A volte, naturalmente, il problema è anche saper trasmettere l’interesse per la bellezza. I monaci del Medioevo cantavano e il popolo partecipava alla liturgia in gregoriano. Oggi ci sembra che questo sia riservato solo a minoranze colte…

7 ottobre 2010

Pubblicato in:DON JULIAN CARRON


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