martedì 5 ottobre 2010

IL LIMITE COME CONDIZIONE DI OGNI UOMO

Domenica don Mauro ha salutato la comunita' di Crema.
Metto un intervento di don Mauro fatto ad un incontro con "gli amici di Giovanni"e chiedo a tutti i lettori di stargli accanto con la preghiera
Bergamo 17 aprile 2004
Don Mauro Inzoli :


Questa mattina sentivo cantare ad un matrimonio " vorrei volerti bene come ti ama Dio, con la stessa tenerezza, con la stessa passione, con la stessa forza che non ho io…" e sentivo queste parole non come una dichiarazione di impotenza di disfatta, ma come l’unica condizione perché un uomo possa amare una donna per sempre e viceversa; non c’è nessuno che non debba in qualche modo dire a se stesso: non posso dire a un altro ti voglio bene per sempre, se sapesse di poter contare solo su di sé ; è così evidente ai nostri occhi che già nel dire ti voglio bene c’è qualcosa non torna ; nei momenti più puri in cui una persona può dire ad un’altra ti voglio bene, c’è già dentro qualcosa…lasciatemi dire questa parola…di velenoso, che non si avverte subito come cattivo, ma un velenoso dolce…che è quella tensione nascosta che si infiltra nei rapporti; il tentativo di possedere di imporre, magari avendo in mente cose grandiose.
Stamattina, sapendo di venire qui oggi e sentendo questo canto, ho pensato che solo un uomo che non dimentica chi è…mi è molto piaciuto che Agnese prima continuasse a dire: sono, sono, sono…questo sono, in un modo o nell’altro dice di chi sono, infatti nessuno può dire sono, senza affermare di chi è.
Allora, io vorrei volerti bene come ti ama Dio, è l’unica vera possibilità data a ciascuno….se voi qui presenti foste tutte persone che si dichiarassero atee, tutte quante…io direi esattamente lo stesso senza timore…perché sono sicuro che mi capireste di più, non che bisogna essere atei per capire questo, ma mi capireste di più almeno come dramma , perché un uomo che non avesse anche questo punto oggettivo di paragone…..
Un’altra parola importante ha detto Agnese : io mi sono sentita accolta ! alla faccia di tutto ! Mi verrebbe da dire che il limite, come quello del capaneo dantesco che avverte tutto il suo limite…è incatenato! E il limite è come sentirsi legati, è come uno che ha dentro una voglia grandiosa, perché questo è il desiderio, capite? Che non è mai legabile a niente, piegabile a niente, il desiderio è il desiderio, è la struttura profonda del nostro essere…
e il limite è come la condizione in cui il desiderio è dentro e invece che amarlo, guardarlo come la possibilità attraverso cui si realizza il desiderio l’uomo lo bestemmia : è una questione che riguarda qualcun altro….
E’ che uno si accorge di essere accolto, perché in qualche maniera deve essere accaduto qualcosa che ti ha cominciato ad aprire gli occhi su di te e tu sperimenti di essere voluto bene, è una cosa stranissima, è come qualcosa che comincia a svelare te a te stesso; diceva Giovanni Paolo II nella Redentor Ominis, anticipato dalla Gaudium et Spes, nella quale, del resto aveva messo mano anche lui , per cui si capisce benissimo come mai ci sia questa sintonia così profonda, anche dal punto di vista linguistico….. L’uomo non saprebbe chi è, solo l’amore svela l’uomo all’uomo, cioè solo Cristo.
Se tu accetti di portare la croce, la croce porterà te ! mi ha molto colpito nel film di Gibson la figura del Cireneo e del suo incontro con la croce di Cristo, sembrava un abbraccio in cui non si capiva più chi portava il peso, chi sosteneva……
Le diversità sono segno di quella ferita che ogni uomo porta con se’ (peccato originale) per cui quanta carità dobbiamo esercitare verso noi stessi e gli altri !
LA TUA AMICIZIA E’ DIVENTATA PREZIOSO DONO….che bello riconoscere ciò e saperlo dire……Quello che ho di più caro siete voi !
Per il mondo il limite è sconfitta. Pensate ai medici, che non riescono a superare il limite, a guarirlo. Quando devono dire :"Non c’è più niente da fare".
Spesso il medico non ha più la coscienza per capire quando è giunto il momento di pregare, come faceva un tempo la famiglia attorno al morente.
Pensate agli uomini e alle donne del medioevo che vivevano tutto, le fatiche e le gioie dentro la coscienza quotidiana del loro rapporto con Dio creatore.
Non possiamo eliminare il limite, dobbiamo imparare ad amarlo e abbracciandolo saremo aiutati dal Padre, che ha sostenuto suo Figlio, a portare tutto il peso del nostro.
Dio c’entra con il limite dell’uomo, anche con il limite ultimo che è la morte.
Fossimo tutti atei, varrebbe lo stesso la pena di affermare ciò.
Dobbiamo essere consapevoli della dignità civile della nostra testimonianza nella società che tende ad eliminare il limite e chi lo porta, perché chi porta il limite, ricorda a tutti il limite che siamo.
Noi invece prendiamoci per mano e andiamo verso Colui che rende il nostro limite una creatività che solo Lui conosce.
Siamo anticipo di una civiltà nuova, brandelli di umanità ferita, ma vera, che si realizza come hanno fatto i monaci benedettini, che allora non si rendevano conto della grandezza del loro lavoro.

Nessun commento: