La nostra Costituzione non dà una definizione di famiglia, afferma soltanto che è una “società naturale fondata sul matrimonio”. Matrimonio è un impegno davanti alla società in cui uomo e donna si scambiano la volontà di assumersi diritti e doveri. La Costituzione riconosce la famiglia dall’esperienza concreta di migliaia di anni e di milioni di persone.
Il Codice civile neppure definisce la famiglia, ma definisce il matrimonio come scambio di volontà davanti ad un pubblico ufficiale. Il matrimonio non è imposto dall’esterno, ma espressione della libertà di vincolarsi per dei doveri ricevendo così dei diritti. Il pubblico ufficiale prende testimonianza di questa volontà e dà certezza alla società di questo vincolo tra due persone. È qualcosa di più di un contratto perché in ballo c’è l’impegno davanti alla società sull’unità anche giuridica, la fedeltà, l’assistenza morale e materiale, la coabitazione…
Si assumono questi oneri nell’interesse della famiglia e importanti sono gli effetti sulla società, perché nascono si figli, si generano nuovi legami parentali, cioè la famiglia riguarda il destino delle persone e questo non è indifferente per lo stato.
La Costituzione col matrimonio riconosce un nuovo soggetto sociale, distinto dai due semplici componenti, perché generatore di rapporti sociali. Riconoscendo il divorzio si riconosce di fatto l’eccezione che conferma la regola! Se la famiglia non fosse importante non sarebbe necessario avere delle forme stabilite per chiuderla. La patologia stessa è importante!
Aspetto patrimoniale: automaticamente (se non si esplicita una diversa volontà) si instaura la comunione dei beni e quindi si arriva agli effetti materiali, il patrimonio, il lavoro (le aziende familiari sono trattate diversamente dalle altre).
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la cattedrale dei diritti umani laici, sottoscritta da tutte le nazioni, dice che la famiglia è un nucleo naturale e che ha diritto ad essere protetta.
Siamo chiamati a dire se la famiglia serve anche oggi: i DI.CO. introducono non solo la questione dei diritti e dei doveri individuali come si afferma: qui sono i diritti di due persone da cui automaticamente derivano una serie di conseguenze, dei diritti reciproci che non esisterebbero senza la dichiarazione pubblica. Si crea un sistema alternativo alla famiglia. Infatti cosa cambia? La forma! Non più davanti al sacerdote o al sindaco, ma all’ufficiale dell’anagrafe. Dal punto di vista degli effetti giuridici e dell’ufficialità del gesto niente cambia. Cambia quindi il modello di famiglia, è un modello alternativo, possibile anche tra chi ha legami di sangue (non esiste alcun tipo di limitazione) oltre che persone dello stesso sesso.
Non si tratta solo di diritti individuali: è una impostazione nuova dei diritti sociali. Si crea un nuovo status personale, innaturale e contraddittorio rispetto a quello di cui la società ha bisogno, in odio alla struttura naturale. Si introduce per legge una cosa che in natura non c’è, con la pretesa di essere equipollente e concorrenziale alla famiglia. È arrogante, irragionevole, ideologico. Non è solo un odio alla famiglia, ma scardinare l’unico soggetto per natura destinato a reggere la procreazione, l’educazione, il destino di ogni singola persona.
Inoltre la Corte Costituzionale ritiene un atto di libertà il fatto che due non vogliano contrarre il matrimonio, mentre con i DI.CO. si aggira la volontà dei singoli portando conseguenze automatiche (per esempio sull’eredità) al di là della volontà dei singoli. Per i diritti individuali basta il codice civile! Per il trasferimento del contratto di affitto al convivente in vita esiste già il diritto dopo vari anni, altrimenti basta la cointestazione; per l’eredità basta un testamento; ecc.
• I DI.CO. con l’eredità automatica porterebbero a squassare l’asse ereditario grazie ad effetti(anche non desiderati dalla controparte) che uno potrebbe reclamare anche senza la registrazione ufficiale (eredità, mantenimento)
• I figli: la legge tutela il soggetto più debole come il minore anche quando è illegittimo. Per esempio per i bambini nati da incesto è vietato il riconoscimento della paternità e che il minore venga a conoscenza delle sue origini! Ma con i DI.CO. questo sarebbe lecito.
È preoccupazione per la sanità mentale del popolo considerare la famiglia la sfida vocazionale per la persona e la sua stabilità. Il problema della famiglia resta in gioco perché è la vocazione personale di due soggetti. La questione vocazionale non è solo confessionale, ma riconosciuta anche in ambito laico. Ogni persona è diversa, unica ed irripetibile e l’educazione fa forza proprio sulla libertà, non nel portare ad assumere comportamenti uniformi: è un costruire la persona. La vocazione è il compito che ciascuno ha, perché l’essere umano è strutturato per natura in un certo modo come l’esperienza insegna. L’individuo è autocoscienze, consapevole di ciò che lo distingue dall’altro e la sua vocazione è realizzare se stesso per quello che è nella massima espressione (se sono un genio in matematica la vocazione è il nobel, sennò tradisco prima me stesso e poi gli altri).
La famiglia è l’espressione vocazionale più grande, riguarda ciò che di più grande e insostituibile uno può dare all’altro e alla società. Questo scambio rende dignitosa la famiglia e non un rapporto sul genere DI.CO.
DOMANDA: perché non concedere la pensione al convivente?
RISPOSTA: i vincoli sono fatti per durare, i DI.CO. nascono invece come volontà revocabile in qualsiasi momento. Già il meccanismo di trasmettere la pensione a coniuge o figli non regge più, figuriamoci per qualcosa che è revocabile con una raccomandata. Senza contare chi abbia contratto più DI.CO. nel tempo.
DOMANDA: quale differenza coi PACS francesi?
RISPOSTA: le differenze nascono dalla differenza tra le due costituzioni. Secondo la Corte Costituzionale italiana la famiglia fa parte del nostro ordinamento costituzionale e un mutamento della famiglia richiederebbe una modifica della Costituzione. Ancor più: se la maggioranza volesse eliminare questo concetto di famiglia, sarebbe un gesto così eversivo da equivalere ad un colpo di stato, per cui è stato dichiarato illegittimo qualsiasi provvedimento in tal senso. Persino se l’Europa riconoscesse la possibilità di matrimoni omosessuali, per l’Italia sarebbe incostituzionale ed inaccettabile.
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