Con questo blog desidero dare la possibilita' a tutti di leggere articoli ,commenti ,interventi che mi aiutano a guardare la realta', a saperla leggere ed essere aiutati a vivere ogni circostanza positivamente. Mounier diceva "la vita e' arcigna con chi le mette il muso" (lettere sul dolore). E' importante saper abbracciare la realta' tutta per poter vivere la giornata con letizia.
mercoledì 7 marzo 2007
NUVOLI HA DETTO SI ALLE CURE
Tempi num.9 del 01/03/2007
I giornali e i radicali hanno deciso che vuole morire. Ma a Mario Melazzini ha confidato le sue paure e le sue reali volontà. «E vuole
che torni a trovarlo»
di Boffi Emanuele
«Giovanni, vuoi morire?». Nuvoli fa cenno di «sì» con gli occhi. «Giovanni, vuoi morire spontaneamente?». Nuvoli rimane immobile. «Giovanni, vuoi essere curato, vuoi che ti siano dati dei farmaci?». Nuvoli risponde nuovamente «sì» con gli occhi. Questo lo scambio di battute tra il medico e presidente di Aisla Mario Melazzini e Giovanni Nuvoli, il malato di Sla ricoverato all'ospedale Santissima Annunziata di Sassari. I due si sono visti e "parlati" - Nuvoli può comunicare solo attraverso il movimento delle palpebre e assentire a domande precise - domenica 25 febbraio. Il dottor Melazzini - l'oncologo anch'egli affetto da Sla a capo dell'associazione che comprende 4500 dei 5000 malati di Sla italiani - ha deciso di rendere pubbliche, tramite Tempi, le significative battute avute con Nuvoli. «Il nostro è stato un incontro tra due malati della stessa patologia. Il mio scopo non era convincerlo che con la malattia si può vivere, ma testimoniargli che anche con un male del genere si può affrontare l'esistenza».
Melazzini è stato nella stanza dell'ospedale per un'ora e mezza. «E devo dire che finché con noi c'erano la moglie e i medici, Giovanni era molto preoccupato. Poi, a un certo punto, gli ho chiesto se acconsentiva a far uscire tutti e a rimanere solo con me». La risposta è stata «sì» e i due malati di Sla sono rimasti soli per un quarto d'ora. Melazzini parlava e Nuvoli ascoltava. Fino a quelle tre domande e alle risposte del paziente. «Ho trovato un uomo molto spaventato, molto solo, che sta vivendo un grave disagio esistenziale. Ma quando siamo rimasti solo noi due nella stanza era più rilassato».
Da ormai due mesi i quotidiani sardi danno una certa versione della vicenda. La linea interpretativa non è stata scalfita dai fatti. La nuova Sardegna ha titolato: «Nuvoli vuole morire, fatelo tornare a casa». L'Unione Sarda: "Caso Nuvoli: «Giovanni non ha cambiato idea, vuole morire»". Le virgolette dei titoli vorrebbero riportare le parole di Melazzini. Il quale è, ovviamente, inviperito dal fatto che il suo pensiero sia stato così spudoratamente travisato. «Il messaggio propagandato dai giornali è falso. Nuvoli, come qualsiasi malato, ha diritto a tornare a casa non per morire, ma per continuare a vivere. Il paziente è esasperato dai media, si sente soffocato. Ritengo pazzesco che si prema in maniera così indecorosa su un uomo che vuole essere curato. è una vera e propria mancanza di compassione umana».
Nuvoli, è la novità dell'ultima settimana, ha accettato le cure. Venerdì 23 febbraio ha avuto una emorragia gastrica ed ha accettato la trasfusione. La mattina di lunedì 26 «aveva 50 di pressione - racconta il primario della Rianimazione Demetrio Vidili a Tempi - e ancora una volta ha accettato di essere curato».
«Ha voglia di vivere»
Segnali piuttosto discordanti rispetto alla vulgata comune che vorrebbe fare di Nuvoli un nuovo Welby. La moglie, Maddalena Soro, ha tuttavia ancora una volta spiegato ai giornalisti che, a suo modo di vedere, il consorte non ha cambiato idea, sarebbe determinato a staccare la spina, avrebbe accettato i farmaci «solo per stare meglio». Durante un dibattito televisivo andato in onda sull'emittente locale Antenna 1 ha ribadito che «Giovanni mi ha ripetuto che vuole morire». Tuttavia con i problemi che ha avuto negli ultimi giorni, Nuvoli avrebbe potuto essere accompagnato serenamente alla morte. Il fatto che abbia accettato le cure è, per i medici del reparto di rianimazione, un segno diverso rispetto alle volontà riportate dalla signora.
Intanto, grazie all'insistenza del primario, presto a Nuvoli sarà dato in dotazione un sintetizzatore vocale a comando visivo. La settimana scorsa un addetto ha trascorso qualche ora con Nuvoli mostrandogli le potenzialità di questo macchinario in grado di trasformare in parole i movimenti delle pupille. L'amministrazione dell'ospedale assicura a Tempi che «nel giro di una decina di giorni acquisteremo il macchinario. Il costo è di circa 20 mila euro». Alcuni medici dell'ospedale interpellati da Tempi confermano che «il paziente era molto interessato alla dimostrazione». è riuscito a formare le seguenti parole: «Ciao Maddalena» e «Demetrio Vidili». Ai dottori che assistevano Nuvoli il tecnico ha confidato che, a parer suo, «il paziente aveva un gran voglia di vivere».
Intanto, del caso di Sassari si è parlato anche durante il convegno nazionale degli anestesisti-rianimatori dell'Aaroi (l'associazione che raccoglie 8500 dei 10 mila professionisti italiani) i quali hanno redatto e approvato un documento in cui ribadiscono i loro «no al distacco della spina» e «no all'eutanasia come atto medico». Agostino Sussarellu, presidente dell'ordine dei medici di Sassari e anestesista nel reparto di rianimazione dell'ospedale civile di Sassari, ha affermato nel suo intervento al convegno che «Nuvoli non è Welby, i due casi sono molto diversi». Nel caso di Nuvoli ci troviamo di fronte «a un caso non lineare. Altrimenti non avrebbe un giorno rifiutato la terapia antibiotica, e poi invece accettato una trasfusione di sangue e una terapia salvavita». Di diverso avviso i rappresentanti radicali che, in questi giorni, hanno proseguito nella loro battaglia in favore della «libera scelta» del paziente Nuvoli Giovanni. Maria Isabella Puggioni, dell'associazione Luca Coscioni, di comune accordo con la moglie, s'è data da fare per trovare avvocati e notai che possano «garantire» le volontà di Nuvoli.
Fissato il prossimo appuntamento
«Sono allibito dall'atteggiamento dei radicali - dice Melazzini. Non mi sembrano interessati all'uomo, ma solo al suo utilizzo strumentale e politico». Un atteggiamento che, per contrasto, fa ancora più «rifulgere invece l'estrema cura e attenzione del dottor Vidili e della sua équipe. Ho potuto constatare con quanta professionalità si dedichino al paziente. Viene da dire che Nuvoli ha trovato una famiglia in ospedale». Lo stesso primario ha spiegato durante un talk show televisivo che «dopo che gli avevamo sospeso le cure antibiotiche come da lui richiesto, sono andato a trovarlo e l'ho visto triste. Scherzando l'ho rassicurato che noi non gli avremmo staccato la spina, e si è subito tirato su di morale. Non mi sembra l'atteggiamento di un uomo che vuole morire».
Melazzini racconta che non smetterà di occuparsi di Nuvoli: «Scriverò una lettera al direttore generale dell'ospedale e al Comune di Alghero. Sarà mia premura vigilare che gli sia garantita una cura adeguata». Tornerà a trovarlo a breve. «Gli ho chiesto se potevamo rivederci e mi ha risposto di sì»
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