Con questo blog desidero dare la possibilita' a tutti di leggere articoli ,commenti ,interventi che mi aiutano a guardare la realta', a saperla leggere ed essere aiutati a vivere ogni circostanza positivamente. Mounier diceva "la vita e' arcigna con chi le mette il muso" (lettere sul dolore). E' importante saper abbracciare la realta' tutta per poter vivere la giornata con letizia.
lunedì 7 maggio 2007
SI VIVE PER AMOR DI QUALCOSA CHE STA ACCADENDO ORA
RIMINI
Le meditazioni tenute da Carron ai ventisettemila partecipanti agli esercizi spirituali della Fraternità Il caloroso saluto di monsignor Rylko
Cl: Cristo, una presenza che vince il nichilismo
«Si vive per amore di qualcosa che sta accadendo ora». Da una frase di Giussani la sfida di un cristianesimo che affascina ogni uomo
Di Giorgio Paolucci
....."La fede torna a essere affascinante se parla all’uomo in tutte le sue dimensioni, se è l’orizzonte nel quale la ragione trova il compimento della sua ricerca di significato, se si rende incontrabile in una compagnia di uomini che vogliono condividere il proprio destino. Quando non c’entra col presente, dice Carron, Cristo rischia di diventare un «puro nome», «mentre a noi interessa Qualcuno di cui si possa dire, insieme alla poetessa Ada Negri, ’tutto per me tu fosti, e sei’»....."
In un’epoca che ha eretto il relativismo a valore assoluto, c’è qualcosa per cui vale la pena spendere la vita?
È c’è un’alternativa al nichilismo che guadagna spazio nei cuori e nelle menti degli uomini d’oggi? Facile rispondere agitando le bandiere dell’Assoluto o ergendosi a inflessibili custodi della Verità, in nome di una contrapposizione che si gioca tra le sponde dell’ideologia e quelle di una religione ridotta ad affermazioni teoriche o a raccolta di principi etici. Più impegnativo, ma in fondo più carico di fascino, fare l’esperienza di chi «vive per amore di qualcosa che sta accadendo ora». Le virgolette racchiudono una frase cara a don Giussani, morto da oltre un anno ma più che mai vivo nell’eredità che ha lasciato agli amici di Comunione e liberazione, alla Chiesa e al mondo. «Il cristianesimo ci interessa perché è un’esperienza sperimentabile nel presente», rilancia don Julian Carron, che del «Gius» ha raccolto il testimone e che a partire da questa affermazione ha dipanato le meditazioni degli esercizi spirituali della Fraternità di Cl, celebrati a Rimini da venerdì a domenica. Ventisettemila persone radunate nei saloni della Fiera, migliaia collegate via satellite con 24 Paesi, mentre in altri 35 (tra i quali, per la prima volta, la Malesia) gli esercizi spirituali si terranno nei prossimi giorni. Insieme alle parole del fondatore hanno tenuto banco quelle di Benedetto XVI, che tramite il cardinale Sodano aveva inviato un messaggio ai partecipanti e a Carron. «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea – scrive il Papa nell’enciclica Deus caritas est –, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Incontro, avvenimento: qualcosa di concreto, di carnale, con cui fare i conti nel presente. Non un ricordo del passato da tenere desto con uno sforzo eroico ma una presenza viva: la Persona di Cristo, incontrabile oggi come in passato nell’esperienza della Chiesa. Accade all’uomo contemporaneo ciò che accadde ai discepoli di Emmaus, che a pochi giorni dalla morte di Gesù erano preda dello sconforto e della nostalgia per qualcosa che apparteneva già al loro passato, ma incontrando uno sconosciuto viandante sentirono ardere il cuore per il fascino che evocava. A loro non bastavano i prodigi che Gesù aveva operato in passato, avevano bisogno di qualcosa che accadesse «ora». È l’incontro con quel viandante che li ha sottratti al nulla in cui stavano scivolando, è l’incontro con Cristo che può salvare dalla tentazione del nichilismo ognuno di noi. E questo non accade in virtù di una coerenza con certe regole etiche, sottolinea Carron, ma perché ci sentiamo abbracciati da una misericordia più forte del nostro limite, capace di rispondere al bisogno presente, di compiere le attese che abitano il cuore dell’uomo.
La modernità che pretendeva di organizzare il mondo facendo a meno di Dio, deve fare i conti con l’incapacità di dare un senso alla vita. Un presente senza senso ci ferisce, «diventa fastidioso come le mosche d’estate», scriveva Cesare Pavese. La fede torna a essere affascinante se parla all’uomo in tutte le sue dimensioni, se è l’orizzonte nel quale la ragione trova il compimento della sua ricerca di significato, se si rende incontrabile in una compagnia di uomini che vogliono condividere il proprio destino. Quando non c’entra col presente, dice Carron, Cristo rischia di diventare un «puro nome», «mentre a noi interessa Qualcuno di cui si possa dire, insieme alla poetessa Ada Negri, ’tutto per me tu fosti, e sei’». Caloroso e paterno il saluto portato da monsignor Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, che sabato ha celebrato la Messa e ha esortato a diventare «contemplativi in azione». Dando appuntamento per l’incontro del Papa con i movimenti, il 3 giugno in Piazza San Pietro.
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