Tratto da Il Giornale del 29 giugno 2008
La colpa non è mai della società. La società, infatti, siamo noi. I padri, le madri, gli educatori (anche i sarti, certo). Una preside che ritiene la società colpevole per gli mms diffusi dalla sua alunna con la propria immagine nuda, per comprarsi abiti firmati, denuncia la sua debolezza come educatrice.
È innanzitutto lei, assieme ai colleghi insegnanti, e naturalmente ai genitori, che deve insegnare ai ragazzi che loro, e il loro corpo, valgono di più di un vestitino firmato. Il valore della persona umana non si trasmette combattendo contro i vestiti (che andrebbero piuttosto studiati come espressione artistica, della ricerca di bellezza), ma aiutando i ragazzi a stimarsi, ad assumersi la responsabilità della propria dignità, del proprio valore. Per insegnare all'altro la responsabilità di sé, però, dobbiamo saperci assumere la nostra. E quindi ammettere che se i nostri allievi, i nostri figli, si comportano da irresponsabili, abbiamo sbagliato qualcosa.
Proprio noi in prima persona, chi li doveva educare, genitori, insegnanti, presidi, non «la società», che è un'astrazione (la «civiltà» poi, ancora di più). Se la ricerca di vestiti è più potente delle lezioni degli insegnanti, significa che i sarti sanno fare il loro mestiere, comunicare e ascoltare, meglio dei docenti, e dei genitori. La ricerca della bellezza è sempre esistita, è uno dei motori che spingono l'uomo, e il suo mondo: perché non insegnarlo ai ragazzi, probabilmente più interessati ai possibili rapporti tra un bravo stilista e Tiepolo che ai lamenti anti «società dell'immagine» di una preside a corto di argomenti? È soltanto entrando nel merito dei loro interessi, parlando ai ragazzi (interessatissimi alla questione) dell'importanza del vestito nella storia, nella cultura, nell'economia, che li liberiamo dal vestito-feticcio.
Dall'abito come Oggetto potente e terribile, di cui sono schiave (sia pur in modo opposto), sia la ragazzina che si spoglia per comprarselo, sia la preside che lo vede come opera diabolica, di cui la civiltà è schiava. I ragazzi, gli studenti, i nostri figli, hanno urgente bisogno di adulti con teste pensanti, abbastanza coraggiosi da prendersi la responsabilità di educarli alla vita. Insegnando loro il senso delle loro passioni: abiti firmati e musica rock compresi. Odierni protagonisti della ricerca, tipica dell'adolescenza, di bellezza e di emozione.
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