Alla FAO ed al suo Direttore Generale va, pertanto, il mio apprezzamento e la mia gratitudine, per aver nuovamente attirato l'attenzione della comunità internazionale su quanto ostacola la lotta contro la fame e per averla sollecitata ad un'azione che, per risultare efficace, dovrà essere unitaria e coordinata.
Il diritto all’alimentazione "risponde principalmente ad una motivazione etica: ‘dare da mangiare agli affamati’ (cfr Mt 25, 35), che spinge a condividere i beni materiali quale segno dell’amore di cui tutti abbiamo bisogno […] Questo diritto primario all’alimentazione è intrinsecamente vincolato alla tutela e alla difesa della vita umana, roccia salda e inviolabile sui cui si fonda tutto l’edificio dei diritti umani» (Discorso al nuovo Ambasciatore del Guatemala, 31 maggio 2008). Ogni persona ha diritto alla vita: pertanto, è necessario promuovere l’effettiva attuazione di tale diritto e si debbono aiutare le popolazioni che soffrono per la mancanza di cibo a divenire gradualmente capaci di soddisfare le proprie esigenze di un’alimentazione sufficiente e sana.
(ROMA, 3-5 GIUGNO 2008) , 03.06.2008
Signor Presidente della Repubblica italiana,
Illustri Capi di Stato e di Governo,
Signor Direttore Generale della FAO,
Signor Segretario Generale dell’ONU,
Signore e Signori!
Sono lieto di porgere il mio deferente e cordiale saluto a Voi, che, a diverso titolo, rappresentate le varie componenti della famiglia umana e vi siete riuniti a Roma per concordare soluzioni idonee ad affrontare il problema della fame e della malnutrizione.
Al Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, ho chiesto di parteciparVi la particolare attenzione con cui seguo il vostro lavoro e di assicurarVi che attribuisco grande importanza all’arduo compito che Vi attende. A Voi guardano milioni di uomini e donne, mentre nuove insidie minacciano la loro sopravvivenza e preoccupanti situazioni mettono a rischio la sicurezza dei loro Paesi. Infatti, la crescente globalizzazione dei mercati non sempre favorisce la disponibilità di alimenti ed i sistemi produttivi sono spesso condizionati da limiti strutturali, nonché da politiche protezionistiche e da fenomeni speculativi che relegano intere popolazioni ai margini dei processi di sviluppo. Alla luce di tale situazione, occorre ribadire con forza che la fame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che, in realtà, dispone di livelli di produzione, di risorse e di conoscenze sufficienti per mettere fine a tali drammi ed alle loro conseguenze. La grande sfida di oggi è quella di "globalizzare non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà, nel rispetto e nella valorizzazione dell’apporto di ogni componente umana» (Discorso alla Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice, 31 maggio 2008).
Alla FAO ed al suo Direttore Generale va, pertanto, il mio apprezzamento e la mia gratitudine, per aver nuovamente attirato l'attenzione della comunità internazionale su quanto ostacola la lotta contro la fame e per averla sollecitata ad un'azione che, per risultare efficace, dovrà essere unitaria e coordinata.
In tale spirito, alle alte Personalità che partecipano a questo Vertice desidero rinnovare l’auspicio che ho formulato durante la mia recente visita alla sede dell’ONU: è urgente superare il "paradosso di un consenso multilaterale che continua ad essere in crisi a causa della sua subordinazione alle decisioni di pochi" (Discorso all’Assemblea Generale dell’ONU, 18 aprile 2008). Inoltre, mi permetto d’invitarVi a collaborare in maniera sempre più trasparente con le organizzazioni della società civile impegnate a colmare il crescente divario tra ricchezza e povertà. Vi esorto ancora a proseguire in quelle riforme strutturali che, a livello nazionale, sono indispensabili per affrontare con successo i problemi del sottosviluppo, di cui la fame e la malnutrizione sono dirette conseguenze. So quanto tutto ciò sia arduo e complesso!
Tuttavia, come si può rimanere insensibili agli appelli di coloro che, nei diversi continenti, non riescono a nutrirsi a sufficienza per vivere? Povertà e malnutrizione non sono una mera fatalità, provocata da situazioni ambientali avverse o da disastrose calamità naturali. D’altra parte, le considerazioni di carattere esclusivamente tecnico o economico non debbono prevalere sui doveri di giustizia verso quanti soffrono la fame. Il diritto all’alimentazione "risponde principalmente ad una motivazione etica: ‘dare da mangiare agli affamati’ (cfr Mt 25, 35), che spinge a condividere i beni materiali quale segno dell’amore di cui tutti abbiamo bisogno […] Questo diritto primario all’alimentazione è intrinsecamente vincolato alla tutela e alla difesa della vita umana, roccia salda e inviolabile sui cui si fonda tutto l’edificio dei diritti umani» (Discorso al nuovo Ambasciatore del Guatemala, 31 maggio 2008). Ogni persona ha diritto alla vita: pertanto, è necessario promuovere l’effettiva attuazione di tale diritto e si debbono aiutare le popolazioni che soffrono per la mancanza di cibo a divenire gradualmente capaci di soddisfare le proprie esigenze di un’alimentazione sufficiente e sana.
In questo particolare momento, che vede la sicurezza alimentare minacciata dal rincaro dei prodotti agricoli, vanno poi elaborate nuove strategie di lotta alla povertà e di promozione dello sviluppo rurale. Ciò deve avvenire anche attraverso processi di riforme strutturali, che consentano di affrontare le sfide della medesima sicurezza e dei cambiamenti climatici; inoltre, occorre incrementare la disponibilità del cibo valorizzando l’industriosità dei piccoli agricoltori e garantendone l’accesso al mercato. L’aumento globale della produzione agricola potrà, tuttavia, essere efficace, solo se sarà accompagnato dall’effettiva distribuzione di tale produzione e se essa sarà destinata primariamente alla soddisfazione dei bisogni essenziali. Si tratta di un cammino certamente non facile, ma che consentirebbe, fra l’altro, di riscoprire il valore della famiglia rurale: essa non si limita a preservare la trasmissione, dai genitori ai figli, dei sistemi di coltivazione, di conservazione e di distribuzione degli alimenti, ma è soprattutto un modello di vita, di educazione, di cultura e di religiosità. Inoltre, sotto il profilo economico, assicura un’attenzione efficace ed amorevole ai più deboli e, in forza del principio di sussidiarietà, può assumere un ruolo diretto nella catena di distribuzione e di commercializzazione dei prodotti agricoli destinati all'alimentazione, riducendo i costi dell’intermediazione e favorendo la produzione su piccola scala.
Signore e Signori,
Le difficoltà odierne mostrano come le moderne tecnologie, da sole, non siano sufficienti per sopperire alla carenza alimentare, come non lo sono i calcoli statistici e, nelle situazioni di emergenza, l’invio di aiuti alimentari. Tutto ciò certamente ha grande rilievo, tuttavia deve essere completato ed orientato da un’azione politica che, ispirata a quei principi della legge naturale che sono iscritti nel cuore degli uomini, protegga la dignità della persona. In tal modo, anche l'ordine della creazione viene rispettato e si ha "come criterio orientatore il bene di tutti" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2008, n. 7). Solo la tutela della persona, dunque, consente di combattere la causa principale della fame, cioè quella chiusura dell'essere umano nei confronti dei propri simili che dissolve la solidarietà, giustifica i modelli di vita consumistici e disgrega il tessuto sociale, preservando, se non addirittura approfondendo, il solco di ingiusti equilibri e trascurando le più profonde esigenze del bene (cfr. Lettera Enciclica Deus caritas est, n. 28). Se, pertanto, il rispetto della dignità umana fosse fatto valere sul tavolo del negoziato, delle decisioni e della loro attuazione, si potrebbero superare ostacoli altrimenti insormontabili e si eliminerebbe, o almeno diminuirebbe, il disinteresse per il bene altrui. Di conseguenza, sarebbe possibile adottare provvedimenti coraggiosi, che non si arrendano di fronte alla fame ed alla malnutrizione, come se si trattasse semplicemente di fenomeni endemici e senza soluzione. La difesa della dignità umana nell’azione internazionale, anche di emergenza, aiuterebbe inoltre a misurare il superfluo nella prospettiva delle necessità altrui e ad amministrare secondo giustizia i frutti della creazione, ponendoli a disposizione di tutte le generazioni.
Alla luce di tali principi, auspico che le Delegazioni presenti a questa riunione si assumano nuovi impegni e si prefiggano di realizzarli con grande determinazione. La Chiesa cattolica, dal canto suo, desidera unirsi a questo sforzo! In spirito di collaborazione, essa trae dalla saggezza antica, inspirata al Vangelo, un appello fermo ed accorato, che rimane di grande attualità per quanti partecipano al Vertice: "Dà da mangiare a colui che è moribondo per la fame, perché, se non gli avrai dato da mangiare, lo avrai ucciso" (Decretum Gratiani, c. 21, d. LXXXVI). Vi assicuro che, in questo cammino, potete contare sull’apporto della Santa Sede. Pur differenziandosi dagli Stati, essa si unisce ai loro obiettivi più nobili per suggellare un impegno che, per sua natura, coinvolge l’intera comunità internazionale: incoraggiare ogni Popolo a condividere le necessità degli altri Popoli, mettendo in comune i beni della terra che il Creatore ha destinato all'intera famiglia umana.
Con questi sentimenti, formulo i miei più fervidi auguri per il successo dei lavori ed invoco la Benedizione dell'Altissimo su di Voi e su quanti si impegnano per l’autentico progresso della persona e della società.
Dal Vaticano, 2 Giugno 2008
BENEDICTUS PP. XVI
[00871-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0372-XX.01]
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