Cervellera denuncia tutte le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime cinese in vista dei Giochi di Pechino
Tempi 24 Maggio 2008
di Rodolfo Casadei
«Dal 1° settembre 2007 tutte le reincarnazioni del Budda dovranno avere l’approvazione del governo comunista cinese, se non vogliono essere bollate come “illegali” o “non valide”. La norma stabilisce che tutte le reincarnazioni devono far richiesta di approvazione ai dipartimenti provinciali o nazionali, a seconda “della loro fama o influenza”. La nuova regola serve per “mantenere ordine nel buddismo tibetano e creare una società armoniosa”». Il rovescio delle medaglie, l’ultima fatica di padre Bernardo Cervellera sul tema Cina appena arrivata in libreria, è ricco di brani grotteschi come questo, che fanno comprendere meglio di cento analisi l’anormalità del sistema politico cinese alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino.
Cervellera, direttore dell’agenzia del Pime AsiaNews, è uno dei più attenti osservatori italiani della Cina. Abbina l’esperienza e la forma mentale del giornalista con la tradizione ultrasecolare della congregazione missionaria di appartenenza, protagonista dell’evangelizzazione del paese asiatico, ed è passato attraverso un soggiorno di due anni a Pechino (1995-97).
La vigilia dell’edizione cinese delle Olimpiadi è stata contrassegnata da proteste planetarie intorno alla questione tibetana. Il testo di Cervellera ha il grande merito di affrontare uno per uno, e in forma estremamente aggiornata, non solo quello tibetano ma tutti i capitoli del grande libro dei diritti umani violati in Cina. Alcuni dei quali sono stati scritti proprio nei mesi di preparazione dei Giochi. Per fare spazio alle strutture olimpiche le autorità avrebbero demolito decine di migliaia di abitazioni formali e informali (compresi conventi di suore cristiane), sfollando circa 1,5 milioni di persone. Che spesso non hanno ricevuto indennizzo o non hanno potuto fare ricorso né salvare arredi e proprietà personali. A costruire le infrastrutture sono stati chiamati centinaia di migliaia di lavoratori migranti mal pagati e privati del diritto di sciopero. Gli oppositori che avrebbero potuto organizzare proteste durante i Giochi sono stati arrestati, come è il caso di 52 giornalisti, dell’attivista non violento per i diritti umani Hu Jia e dell’intellettuale cristiano Gao Zhisheng. I cittadini cinesi sono stati esortati ad essere gentili coi visitatori, ma sanno che se parleranno di politica con loro potranno essere processati e condannati per «attentato alla sicurezza dello Stato», come è successo a un contadino che aveva riferito alla stampa straniera del suo ricorso contro l’esproprio della terra nel suo villaggio. Quanto alla libertà religiosa, per far tacere le voci che correvano, il sito ufficiale delle Olimpiadi ha precisato che gli stranieri possono importare materiale religioso, ma «si raccomanda di portare in Cina non più di una Bibbia».Il libro contiene capitoli e paragrafi su “Arresti, laogai, violenze”, “Tortura, pena di morte, commercio d’organi”, “Il genocidio del Tibet”, eccetera. Tuttavia l’autore dichiara di non aderire al boicottaggio delle Olimpiadi: «Meglio del boicottaggio io penso sia importante domandare che i governi costringano la Cina e le sue università ad aprire un confronto sui diritti umani; che tutti coloro che commerciano con Pechino stilino contratti a cui collegare condizioni etiche: migliore trattamento degli operai, libertà di associazione, libertà di religione per le comunità locali, liberazione di qualche dissidente. Per questo io non boicotto le Olimpiadi di Pechino, anzi le vedo come una grande occasione di rapporto con la popolazione cinese, in cui tessere legami e conoscenze, più forti e più solide delle sponsorizzazioni e degli sfruttamenti di manodopera».
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