Uno può restare nel movimento per anni e continuare a sentire il
Mistero come astratto e Gesù come un’illusione. Quante volte, quando
parlo con la gente, ti confessa: «Ma per me è astratto». Lo vediamo tante
volte nel modo in cui parliamo del reale, in cui descriviamo la realtà,
quello che succede, quello che ci capita, perché nella descrizione il
Mistero non c’è, al massimo è semplicemente un sentimento o uno sforzo
etico, non un dato del reale. È come se, alla fine, noi fossimo creatori
di quello che affermiamo di credere, invece che testimoni, rovesciando
quello che dice il Papa: «Gli Apostoli sono stati testimoni e non certo
creatori».5 In questo siamo veramente moderni, perché nella storia ci
sono tanti che non hanno creduto, ci sono tanti che non hanno seguito il
cristianesimo, ma nessuno, fino a che è arrivata la modernità, si era
sognato di pensare che in fondo Dio era creazione dell’uomo, che era
stato inventato. Per questo ci troviamo davanti a una sfida culturale, una
sfida che ci riguarda tutti; per questo il Papa nel documento dopo il Sinodo
dell’Eucaristia ha detto: «C’è bisogno di riscoprire che Gesù Cristo
non è una semplice convinzione privata o una dottrina astratta, ma una
persona reale il cui inserimento nella storia è capace di rinnovare la vita
di tutti».6«Non si può costruire [abbiamo letto nella Scuola di comunità] se non
sulla roccia, su ciò che è certo. Senza certezza non si costruisce niente».7
Nessun commento:
Posta un commento