01/06/2008 - 17:30 -
Un nuovo appello per le catastrofi ambientali e umanitarie che da un mese hanno colpito la Cina e il Myanmar e una preghiera di affidamento alla Madonna per quelle popolazioni e "per quanti attraversano le tante situazioni di dolore, di malattia e di miseria materiale e spirituale che segnano il cammino dell’umanità”. Il pensiero di Benedetto XVI all’Angelus domenicale, davanti a circa 40 mila fedeli, si è concluso stamattina con un nuovo atto di solidarietà verso le vittime del ciclone Nargis e del sisma cinese, al termine di una breve riflessione incentrata sul senso spirituale del Sacro Cuore di Gesù, definito “cuore del mondo”, che dilata i limiti della storia.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Da giorni, il cuore del Papa è in pena per le notizie che arrivano dalla provincia cinese del Sichuan come dall’ex Birmania: notizie di una terra che non sembra volersi placare in Cina e restituisce, giorno per giorno, dimensioni sempre peggiori della devastazione causata dal terremoto, e notizie di una popolazione in grave difficoltà - nel Myanmar - che fatica a ricevere gli aiuti ammassati dal mondo ai suoi confini.
Il cuore del Papa è in pena ma è anche un cuore che conosce la forza della consolazione che viene dalla fede, che viene da un cuore più grande e Sacro, quello di Cristo, celebrato nella solennità di venerdì scorso.
Pensando a questa festa, terza in successione dal Tempo di Pasqua, dopo quella dedicata alla Santissima Trinità e al Corpus Domini, Benedetto XVI ha osservato: "Questa successione fa pensare ad un movimento verso il centro: un movimento dello spirito che è Dio stesso a guidare. Dall’orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio ha voluto entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha preso un corpo e un cuore; così che noi possiamo contemplare e incontrare l’infinito nel finito, il Mistero invisibile e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il Nazareno (…) E questo centro della fede è anche la fonte della speranza nella quale siamo stati salvati, speranza che ho fatto oggetto della seconda Enciclica”.
“Ogni persona - ha proseguito il Papa - ha bisogno di un ‘centro’ della propria vita, di una sorgente di verità e di bontà a cui attingere nell’avvicendarsi delle diverse situazioni e nella fatica della quotidianità”. Ognuno di noi, ha soggiunto: “Quando si ferma in silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore, ma, più in profondità, il pulsare di una presenza affidabile, percepibile coi sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo. Invito pertanto ciascuno a rinnovare nel mese di giugno la propria devozione al Cuore di Cristo, valorizzando anche la tradizionale preghiera di offerta della giornata e tenendo presenti le intenzioni da me proposte a tutta la Chiesa”.
Al termine dell’Angelus, Benedetto XVI ha salutato in cinque lingue le decine di migliaia di persone radunate sotto la sua finestra in Piazza San Pietro, fra le quali un gruppo di ministranti provenienti da Ortisei e i membri e i collaboratori della Famiglia Mercedaria. (Fonte: Radio Vaticana)
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