Il Meeting di quest’anno avrà il titolo “O protagonisti o nessuno”, un titolo che ci richiama nella sua semplicità evocativa al senso del nostro servizio reciproco: fare di tutto perché chi incontriamo possa diventare protagonista: della propria vita, del proprio lavoro, della propria impresa, del bene
comune. E più uno lavora con questa intenzione, più diventerà protagonista lui stesso. In questo sta la reciprocità della nostra compagnia e un’autentica capacità di accoglienza e di dialogo con tutti.
a tutti gli associati
Un interesse reale per il bene delle persone
Corriere delle Opere, aprile-maggio 2008
Cari amici,
negli ultimi anni ho avuto l’occasione di incontrare tanti di voi attraverso il mio lavoro per la Scuola
d’impresa della Fondazione per la sussidiarietà. Ho potuto conoscere tante opere, ma soprattutto
tante persone all’opera: con un interesse reale e intelligente per il bene delle persone, con una carità
che si esprime fino al sacrificio, con un gusto per la bellezza come segno di una positività presente
in tutto, con una speranza che fa vivere anche situazioni drammatiche con una gratuità
sorprendente.
Gli stessi collaboratori della CDO che ho potuto incontrare e sto incontrando in questi giorni vivono
il servizio con grandissima disponibilità e reale dedizione. Ho conosciuto quindi la nostra compagnia come una realtà straordinaria - ricca di una umanità viva, caratterizzata da creatività e libertà. E questo non vale solo per le opere più conosciute di cui si parla pubblicamente, ma anche per tante opere piccole e imprese meno note, di cui solo pochi sono a conoscenza.
La CDO si sviluppa di fatto come sostegno reciproco alla creazione di opere che vogliono mettere al centro il bene della persona, rafforzare la libertà, favorire la responsabilità e contribuire al bene comune. In questa esperienza che si esprime in una continua e instancabile tensione ideale sta la valenza sociale e la dignità culturale della CDO. Più un’opera esprime il desiderio autentico della
persona, più si sviluppa una relazione organica e verificabile fra il bene della persona, il bene dell’impresa e il bene comune. In questo senso la CDO è una testimonianza che è possibile vivere il lavoro in un modo che, rispondendo al proprio bisogno, contribuisca a rispondere al bisogno di tutti.
Nei prossimi mesi voglio soprattutto comprendere meglio questa nostra amicizia operativa e sollecitare un dialogo fra di noi sulle ragioni che ci sostengono nel nostro lavoro e sulle prospettive che le nostre esperienze ci suggeriscono, partendo dagli organi che rappresentano la CDO in tutte le
sue espressioni. Non è una progettualità che ci salva, ma abbiamo la responsabilità di fronte a dei segni evidenti che ci interpellano e ci chiedono di trovare modalità sempre più adeguate per un reale sostegno reciproco. Senza voler pregiudicare il risultato di questo dialogo, mi permetto di sottolineare tre punti che mi
sembrano particolarmente importanti e che vedo in piena continuità con le Presidenze di Giorgio Vittadini e di Raffaello Vignali.
La prima preoccupazione riguarda i giovani e il loro ingresso nel mondo del lavoro. Occorre prima di tutto fare quanto è possibile per valorizzare tutte le opportunità.
Quando un giovane entra in un’impresa o in un’opera ha bisogno non solo di una formazione professionale continua, ma anche della opportunità di una educazione. L’emergenza educativa, infatti, non tocca più soltanto la famiglia e la scuola, ma in modo crescente anche l’azienda: occorre
creare le condizioni affinché chi cominci a lavorare possa fare l’esperienza del lavoro stesso come possibilità di una maturazione non solo professionale, ma anche umana. Dovremmo cercare di condividere il più possibile esperienze positive fra di noi che documentano questa possibilità. La seconda riguarda la rete tra le imprese. All’interno di CDO sono nate e continuano a svilupparsi tante relazioni tra imprenditori, diverse tra di loro per modalità di aggregazione, per finalità, per
dimensione, che riflettono tutte la vera natura dell’associazione: un luogo dove gli associati stessi prendono l’iniziativa per lavorare e costruire insieme. Queste aggregazioni tra gli associati sono fatti originali e preziosi, che vanno accompagnati, sostenuti, osservati e compresi perché possano
diventare anch’essi patrimonio di esperienza comune.
Infine vorrei sottolineare la necessità della formazione sia professionale sia manageriale per le imprese profit e per le imprese non profit. Proprio il criterio ideale al quale ci riferiamo richiede un impegno continuo per trovare metodi e strumenti più adeguati possibili per uno sviluppo delle
imprese, per dare continuità e persistenza a tutto ciò che nasce dalla nostra creatività e dalla nostra inventiva.
Alla politica chiediamo e continueremo a chiedere una tutela delle iniziative che nascono dalle persone e dalle varie associazioni e movimenti presenti nella società. Suggeriamo a tutti di seguire il principio della sussidiarietà che favorisce il connubio fra libertà e responsabilità, radice di una società democratica non solo nella forma, ma anche nella sostanza. Sappiamo di poter contare su
politici sensibili a questi temi, tra i quali anche l’amico Raffaello Vignali che mi ha preceduto alla guida di CDO e che ringrazio per il grande lavoro che ha fatto, soprattutto per riaffermare “l’onore di fare impresa”.
L’emergere di una operosità riconoscibile per la sua diversità è la documentazione che la nostra amicizia ha la sua origine in qualcosa che la precede e la plasma dal di dentro. Riconoscere questa origine ideale non solo come generazione storica ma come generazione presente è un atto di ragionevolezza. Sono i fatti che parlano.
Siamo noi i primi a essere sorpresi da questa novità che emerge in mezzo ai nostri limiti, errori e approssimazioni. Ma tutta la ricchezza umana e sociale che ci mette in grado di vivere in questa dinamica piena di costruttività e di accoglienza non è scontata, anzi essa rischia spesso di perdersi dentro una laboriosità quotidiana che si dimentica delle sue ragioni.
Occorre quindi una fedeltà all’ideale e questo vuol dire una fedeltà alla nostra amicizia che riflette in sé la ragione che ha dato l’inizio alla CDO. Perché tutto possa esistere e perché tutto possa contribuire al bene di ognuno. Questa è la nostra originalità - in tutto. Ma che cos’è il “bene” della persona? Che cos’è il “bene comune”? Il nostro lavoro, le nostre opere e la nostra compagnia risponderanno tanto più adeguatamente a queste domande, tanto più sapranno
orientarsi al carisma di don Luigi Giussani che oggi viene reso presente attraverso don Julián Carrón. Questo carisma è l’origine sempre nuova della CDO e lo possiamo scoprire nella sua verità proprio attraverso il nostro lavoro e la nostra amicizia. E siccome più l’albero diventa grande, più ha bisogno di radici profonde, più crescono le nostre opere e più cresce la Cdo stessa, più ci conviene
attingere a questa linfa vitale - ricordandoci che i frutti sono per tutti. Tutte le nostre attività e i nostri tentativi saranno tanto più significativi e “attraenti” quanto più saranno espressione di un’esperienza cristiana che diventa possibilità di umanità per tutti. Il Meeting di quest’anno avrà il titolo “O protagonisti o nessuno”, un titolo che ci richiama nella sua semplicità evocativa al senso del nostro servizio reciproco: fare di tutto perché chi incontriamo possa diventare protagonista: della propria vita, del proprio lavoro, della propria impresa, del bene
comune. E più uno lavora con questa intenzione, più diventerà protagonista lui stesso. In questo sta la reciprocità della nostra compagnia e un’autentica capacità di accoglienza e di dialogo con tutti. Sono profondamente grato di poter collaborare con voi in questa grande e appassionante avventura umana, così piena di sfide, ma soprattutto così piena del desiderio di realizzare nuove forme di vita attraverso la fatica dell’impegno nel lavoro quotidiano. Vi saluto con affetto
Bernhard Scholz
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