Una studentessa di Pordenone disubbidisce ai genitori: “Non abortisco, voglio crescere questo figlio con tutto l’amore di cui sono capace”. Il fidanzato sta con lei.
Pordenone. “Voglio questo figlio, voglio allevarlo e crescerlo con tutto l’amore di cui sono capace”. Juno è uscita dallo schermo, vive tra noi. Nel nordest, a Pordenone: una studentessa quindicenne di famiglia “molto ben inserita in società”, come ha raccontato ieri il Gazzettino in una cronaca che riempie di buonumore questa Pasqua.
“Nel 2006 ho conosciuto un ragazzo di diciannove anni. Ci siamo innamorati alla follia. Volevamo vivere insieme ogni momento della nostra vita. Il nostro amore è stato però subito contrastato dalla mia famiglia”. Motivo: “Dicevano che non era l’uomo giusto per me, mentre io ero troppo giovane per mettere su famiglia. Lui fa l’operaio e io mi merito qualcosa di più di un uomo costretto ad alzarsi all’alba per mantenersi”. Senza contare che “il mio uomo è italiano, ma è arrivato dall’Albania”. Compiuti i quattordici anni, la giovane donna è rimasta incinta: “Con papà e mamma ho sempre avuto un discreto rapporto, così mi sono confidata. La prima idea è stata quella di farmi abortire, ma io credo in Dio e nei principi della chiesa. I miei genitori mi hanno insegnato che un figlio non si può uccidere. Ho così portato a compimento la gravidanza, ma non sono mai riuscita a vedere mio figlio. Appena nato, senza lasciarmelo abbracciare me l’hanno portato via. E’ stato dato in adozione prima della nascita”. Poche settimane fa la scoperta della seconda gravidanza. “La felicità è tornata nel mio cuore. Ero di nuovo in attesa di un figlio. Lo abbiamo cercato per metabolizzare la perdita del primo figlio dato in adozione”. Anche stavolta si confida subito con i genitori, che hanno pronta la soluzione: aborto. Parla allora con il fidanzato, che vuole sposarla, e decide di portare a termine la gravidanza (è quasi al terzo mese): “Vogliamo dare alla luce, allevare e amare il bimbo che porto in grembo.
Non saprei sopportare il dolore di un altro allontanamento, né un aborto”. Scottata da quanto successo con la prima gravidanza, si rivolge all’avvocato Laura Ferretti che informa il giudice tutelare. In ballo non c’è la 194 (qui c’è una donna che vuole tenere il figlio), ma il dopo, il destino del nascituro. Pare che ieri, dopo un lungo colloquio, i genitori abbiano rivisto la loro posizione, forse anche stimolati dal sostegno concreto della famiglia di lui, che ha ospitato la ragazza per un periodo. Lei, lui, e i genitori con le loro prediche alate e i loro consigli pratici. “Papa don’t preach, I wanna keep my babe”, cantava una Madonna teenager. Questa piccola friulana (in)cosciente fa di più. Come Juno, meglio di Juno. “Stavolta lo tengo io”. Anzi, noi. E’ un’avventura di coppia. E mette buonumore.
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