Linee guida della 194, Formigoni spiega il no Aborto - sab 22 mar
I ministri Turco e Pollastrini: una scelta ideologica La replica del governatore: reazioni astiose • «Perché avallare un testo notevolmente diverso da quello che avevamo adottato noi?»
Avvenire del 22 marzo 2008
Scatena una lunga serie di reazioni il parere negativo della Regione Lombardia alla proposta del ministro della Salute Livia Turco di diffondere Linee guida per l’applicazione della legge 194.
Il «veto» lombardo in Conferenza Stato-Regioni ha bloccato il documento, che ha bisogno dell’unani- mità, e ha acceso – per l’ennesima volta – un dibattito aspro sul ricorso all’aborto. Di «motivazioni alquanto pretestuose» ha parlato il ministro della Salute Livia Turco, mentre la sua collega Barbara Pollastrini, titolare del dicastero delle Pari opportunità, affonda: «Ci risiamo. La giunta regionale ancora una volta fa prevalere valutazioni improntate all’ideologia ». Parole contestate dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che definisce «scomposta e astiosa » la reazione del ministro Pollastrini. Nel testo ministeriale, accanto all’affermazione che «l’applicazione della 194 può e deve essere ulteriormente migliorata »
e la citazione del ruolo centrale dei consultori, vi sono però pochi riferimenti all’aiuto concreto per rimuovere le cause del ricorso all’aborto, uno dei compiti meno assolti da queste strutture in relazione alla 194.
Né si citano le associazioni di volontariato, peraltro previste dall’articolo 2 della legge. Viceversa si chiede la presenza di un medico non obiettore in ogni distretto e si punta molto sulla contraccezione. Precedenza a chi ha bisogno di «contraccezione di emergenza », che deve essere diffusa anche nei pronto soccorso e nei servizi di guardia medica.
Nella stessa logica rientra l’offerta di metodi contraccettivi a basso costo alle adolescenti. Estremamente critici verso il no della Lombardia sono alcuni esponenti del Pd e della Sa. «La contrarietà di questa sola Regione – sostiene Vittoria Franco (Pd) appare del tutto pretestuosa, ideologica ed elettoralistica ».
Tema elettorale anche nell’opinione di Elettra Deiana (Sa): «Il veto svela che la posta in gioco al centro delle campagne antiabortiste non è la tanto sbandierata piena applicazione della legge, ma il suo smantellamento ».
Articolata la risposta del governatore Formigoni, che ribalta l’accusa di «mossa ideologica». Andrebbe spiegato, osserva, perché «per la prima volta a 30 anni dall’approvazione della 194 un governo abbia sentito il bisogno di emanare una direttiva nazionale, guarda caso all’indomani dell’approvazione da parte della Lombardia delle proprie linee guida», che furono compilate «da figure tra le più rappresentative del mondo scientifico e medico». «Perché – si chiede ancora Formigoni – Regione Lombardia avrebbe dovuto avallare un documento contenente indirizzi notevolmente diversi e in buona parte discutibili con la clausola finale che, se anche la Lombardia non si fosse adeguata ad essi, sarebbe stata considerata inadempiente nei confronti degli obblighi derivanti dal rispetto del Piano sanitario nazionale?».
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