Don Gabriele Mangiarotti è il padrino del figlio del giornalista e l’ha seguito in questi mesi
di Andrea Tornielli
Tratto da Il Giornale del 26 marzo 2008
«Ricordo ancora quel giorno, qualche mese fa, eravamo a casa sua. Magdi prese in disparte suor Maria Gloria e me. Ci disse: “Voglio essere di Cristo”...».
Ricorda così l’istante in cui ha saputo della conversione del vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Cristiano Allam, don Gabriele Mangiarotti, prete ciellino, responsabile del sito www.culturacattolica.it e titolare dell’ufficio per l’insegnamento della religione cattolica della diocesi di San Marino e Montefeltro guidata da monsignor Luigi Negri. Don Gabriele, ricordato da Allam tra le persone che hanno influito nella sua scelta, è stato anche padrino di battesimo di Davide, il più piccolo dei figli del giornalista.
Com’è nata la vostra amicizia?
«Dopo il grande discorso del Papa a Ratisbona e le polemiche che ne sono seguite, volevamo fare in diocesi di San Marino un incontro di approfondimento su quei temi. Visto che l’attacco contro Benedetto XVI era incominciato dal mondo giornalistico, abbiamo pensato di invitare un giornalista. Stimavo già Magdi Allam per la lucidità delle sue idee. Quell’incontro è stata l’occasione per conoscerci e siamo diventati amici. Gli ho fatto conoscere suor Maria Gloria Riva e quando lei, insieme a Fabio Cavallari, ha scritto il libro Volti e stupore. Uomini feriti dalla bellezza, abbiamo invitato Magdi a presentarlo, al Meeting di Rimini».
Come si è arrivati alla conversione?
«Un giorno io e suor Maria Gloria siamo andati a casa sua. Ci ha presi in disparte. “Ho da dirvi una cosa – sussurrò –, voglio essere di Cristo”. Ci comunicò così la sua decisione di farsi cristiano. Ci confessò anche quanto Benedetto XVI avesse inciso sul suo percorso e lo avesse introdotto a una riflessione profonda sull’islam e sulla necessità di una fede sostenuta dalla ragione».
L’ha sorpresa questa decisione?
«No, l’ho trovata, per così dire, naturale, conoscendo la sua rettitudine morale e la sua stima profonda per Benedetto XVI. Sapevamo che non sarebbe potuto essere che così. Ci impensieriva il pericolo a cui Magdi sarebbe andato incontro affermando pubblicamente la sua conversione. Ma qualche settimana fa, quando ci disse che il Papa aveva deciso di amministrargli personalmente il sacramento del battesimo, ci disse: “Il pericolo c’è, ma non per me. Per il Papa. Dovete pregare per il Papa”».
Non crede ci siano dei rischi a voler trasformare questa conversione in un fatto emblematico? Non ritiene eccessivo che nella sua lettera, a poche ore dal battesimo, Allam dia lezioni alla Chiesa e ai cristiani «troppo prudenti»?
«Non ho assolutamente avvertito in questo senso quel passaggio. Magdi Allam ha incontrato per i suoi reportage tanti ex islamici convertiti al cristianesimo, che tengono nascosta la loro fede. Con il suo gesto e le sue parole ha voluto dire che dobbiamo essere noi stessi, senza paura. Il rispetto della libertà religiosa è la cartina tornasole, la misura di verità di una autentica civiltà: non esiste civiltà umana che voglia essere tale in cui questo principio non sia difeso e promosso, e le civiltà e gli stati che non la garantiscono sono una autentica offesa alla dignità dell’uomo».
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