.....Nell’omelia il Papa ha spiegato il significato della lavanda dei piedi e del dono di Gesù nell’incarnazione fino alla croce e alla risurrezione: «Questo insieme – ha detto – diventa la forza risanatrice e santificatrice, la forza trasformatrice per gli uomini, la nostra trasformazione in una nuova forma di essere». E ha sottolineato come questo insieme di «dono» e di «esempio» sia la caratteristica del cristianesimo: «Il cristianesimo, in rapporto col moralismo, è di più e una cosa diversa. All’inizio non sta il nostro fare, la nostra capacità morale. Cristianesimo è anzitutto dono: Dio si dona a noi, non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che egli ci dà»....
ven 21 mar
Benedetto XVI ha iniziato ieri i suggestivi riti del Triduo pasquale. Oggi la liturgia del Venerdì Santodi Andrea Tornielli
Il Giornale del 21 marzo 2008
Benedetto XVI ha iniziato i suggestivi riti del Triduo pasquale tracciando un identikit del sacerdote. Lo ha fatto nell’omelia della messa crismale celebrata ieri mattina in San Pietro insieme a cardinali, vescovi e ai sacerdoti romani.
«Il sacerdote – ha detto – deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene».
«Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore», ha spiegato il Pontefice, accennando al fatto che il sacerdote deve essere «impavido e disposto ad incassare per il Signore anche oltraggi».
Nel pomeriggio, Benedetto XVI ha presieduto la messa «in Coena Domini», che fa memoria dell’istituzione dell’eucaristia, e ripetendo il gesto di Gesù ha lavato i piedi ad alcuni preti.
Nell’omelia il Papa ha spiegato il significato della lavanda dei piedi e del dono di Gesù nell’incarnazione fino alla croce e alla risurrezione: «Questo insieme – ha detto – diventa la forza risanatrice e santificatrice, la forza trasformatrice per gli uomini, la nostra trasformazione in una nuova forma di essere». E ha sottolineato come questo insieme di «dono» e di «esempio» sia la caratteristica del cristianesimo: «Il cristianesimo, in rapporto col moralismo, è di più e una cosa diversa. All’inizio non sta il nostro fare, la nostra capacità morale. Cristianesimo è anzitutto dono: Dio si dona a noi, non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che egli ci dà».
Oggi il Papa presiederà la liturgia del Venerdì Santo, che ricorda la passione di Cristo, e stasera alle 21 guiderà la Via Crucis al Colosseo, i cui testi di meditazione sono stati scritti dal cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong.
Proprio in questi giorni è stata presente in Vaticano una delegazione di alto livello inviata dal governo di Pechino per discutere con la Santa Sede una normalizzazione dei rapporti.
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