Cosa pensate della decisione dei giudici di Milano?
Siamo rimasti senza parole. Quando fu pronunciata la sentenza della Cassazione, pensavamo che le due condizioni poste (volontà della paziente e irreversibilità della condizione) fossero una garanzia. E invece si è rivelato tutto un escamotage, un sofisma. Nonostante nessun medico possa affermare con certezza che la situazione di un malato non cambierà mai e nonostante la volontà attuale sia impossibile da valutare. Io mi vergognerei – dice papà Paolo – di testimoniare a distanza di anni, dando per certe e assolute le opinioni di una giovane.
I genitori di Marcello, in stato vegetativo da dieci anni Così non si fa il bene della ragazza e si crea un vulnus nella tutela delle persone disabili • «Stimolazioni motorie e sensoriali: non lasciamo nulla di intentato perché si creino le condizioni per una risposta»
di Enrico Negrotti
Tratto da Avvenire del 16 luglio 2008
Sono increduli e sgomenti per la fine che potrebbe fare Eluana Englaro dopo il decreto della Corte d’Appello civile di Milano.
I coniugi Elisa e Paolo non parlano solo per l’emozione che prende molti all’idea di questa giovane donna che potrebbe morire di fame e di sete, ma per esperienza diretta. Il loro figlio Marcello infatti, da dieci anni è in stato vegetativo: conseguenza verosimilmente di una reazione alla vaccinazione antiepatite: «Siamo feriti da una posizione che non comprendiamo e che ci è totalmente estranea».
Cosa pensate della decisione dei giudici di Milano?
Siamo rimasti senza parole. Quando fu pronunciata la sentenza della Cassazione, pensavamo che le due condizioni poste (volontà della paziente e irreversibilità della condizione) fossero una garanzia. E invece si è rivelato tutto un escamotage, un sofisma. Nonostante nessun medico possa affermare con certezza che la situazione di un malato non cambierà mai e nonostante la volontà attuale sia impossibile da valutare. Io mi vergognerei – dice papà Paolo – di testimoniare a distanza di anni, dando per certe e assolute le opinioni di una giovane.
Vedete riflessi sulla vostra situazione?
Marcello aveva 13 anni quando è andato in coma, poi vicinissimo a morire più volte, e infine in stato vegetativo. Non poteva avere espresso opinioni a riguardo. Eppure noi siamo preoccupati: il caso di Eluana ci fa paura, perché ci sembra un precedente molto pericoloso. Non si fa il bene della ragazza, si risolve forse il problema per altri, ma si crea un vulnus nella tutela delle persone disabili, che è già così debole.
Che cosa intende dire?
Noi viviamo in un paesino del Mantovano, abbiamo qualche aiuto dal nostro Comune, qualche altro dalla Asl, rimborsi dalla Regione sugli acquisti di ausili. Ma non sempre bastano, le difficoltà sono molte, l’attenzione deve essere costante: inutile dire che nella vita di una famiglia si arriva facilmente a momenti di scoramento e talvolta di disperazione. Ma far morire il malato è la soluzione sbagliata. Noi non lo comprendiamo assolutamente: non solo per motivi di fede, ma per quei principi di umanità e rispetto per la vita che ci pare siano stati finora tralasciati dai giudici. Proprio perché viviamo accanto a nostro figlio, la decisione presa per Eluana ci risulta totalmente estranea.
Com’è la vita di vostro figlio in casa?
Noi dedichiamo tutte le nostre energie a cercare di farlo stare il meglio possibile, anche se spesso abbiamo bisogno dell’aiuto di altri e comprendiamo che un ricovero può servire per staccarsi dal vissuto quotidiano. A parte le attività di base ( igiene, alimentazione), che sono imprescindibili, la giornata è scandita da attività motorie e di stimolazione sensoriale. Il fisioterapista viene tre volte alla settimana, ma abbiamo anche realizzato una piccola piscina casalinga che ci permette di fargli fare esercizi in acqua. Abbiamo acquistato una bicicletta elettrica che ci consente di portarlo a spasso con percorsi più lunghi (anche qui in montagna dove siamo in vacanza). E quando non sono possibili passeggiate in carrozzina, magari per il maltempo, ci dedichiamo all’ascolto della musica, specie attraverso le cuffie che assicurano una stimolazione più diretta. Uno degli obiettivi dei nostri sforzi infatti è proprio quello di non lasciare nulla di intentato perché si creino le condizioni per una risposta. Non sappiamo quello che Marcello comprende, ma il suo sguardo talora sembra perso nel vuoto, talora no. Noi guardiamo a nostro figlio puntando su quello che ha, non su quello che gli manca. Ogni piccolissimo miglioramento costituisce uno sprone ad andare avanti, è un’iniezione di fiducia.
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